No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130727

da qualche parte nel cerchio

Somewhere In the Circle / En algun lugar del circulo - Helker (2013)

Tempo fa, l'amico Monty mi segnalò questa band argentina, e siccome non la conoscevo mi rose un po', visto che mi proclamo esperto di quella parte di mondo. Ma posi prontamente rimedio, seppure adesso debba ammettere che risulta un po' difficoltoso reperire informazioni su di loro. La band viene da Buenos Aires, ed è al suo quarto lavoro; la particolarità è che di questo ne esistono due versioni, una cantata in lingua inglese e una cantata in castigliano. Un lavoro non indifferente, dieci pezzi identici musicalmente ma tradotti nel testo. Nella versione inglese c'è un pezzo in più (Wake Up), che è la traduzione inglese di Despertar, pezzo presente nel disco precedente degli Helker (A.D.N., del 2010).
Detto questo, ve li inquadro: gli Helker, quintetto "classico" (Leo Aristu e Mariano Rios alle chitarre, Christian Abarca al basso, Hernán Coronel alla batteria e Diego Valdez alla voce), fanno heavy metal. Ma proprio di quello super classico. E siccome lo dico sempre ma non imparo mai, ecco a chi somigliano: ai Queensryche. Solo che questa cosa passa leggermente in secondo piano. Vi chiederete come mai. E' presto detto: Diego Valdez, a livello vocale, è un clone di Ronnie James Dio. Perfino quando canta in castigliano. E' una roba impressionante, a tratti sconvolgente. Ho letto una recensione su un sito metal che descriveva un esagerazione, ma che non era lontana dalla verità: ci sono dei momenti in cui, ascoltando gli Helker, ci si dimentica che sono la band argentina, da tanto la voce di Valdez somiglia a quelle del compianto RJ.
Ora, a me non è successo, e con questo non voglio dire che sono migliore. Però è vero che mi hanno fatto esattamente questa impressione: i Queensryche con RJ Dio alla voce, un disco (due) che poteva tranquillamente essere uscito 20 anni fa, solamente con un suono leggermente modernizzato. Sicuramente, l'effetto è straniante. Nonostante non mi piacciano operazioni nostalgiche e roba simile, sarà perché i ragazzi sono argentini, sarà che mi hanno preso alla sprovvista, il disco (i dischi) mi è piaciuto. Pezzi tirati alternati a ballad composte e suonate come Dio (ahahaha) comanda, speed metal misto a power, impasti vocali melodici corroborati da tappeti robustissimi e cazzuti, insomma, tutto l'armamentario metal quadrato e compatto, massiccio e incazzato. Se avete voglia di una rimpatriata, ecco quello che fa per voi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un chiaro caso di reincarnazione vocale.
Mog-ur.