No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20150417

Perù - Febbraio 2015 (13)

Sul retro del ristorante dove abbiamo pranzato; foto di Dria
C'è poco altro da aggiungere alle foto, se non che, quando arriviamo al Mirador Cruz del Cóndor, di condor non v'è traccia. Al che, riciclando per l'ennesima volta una battuta coniata insieme al vecchio amico Alessandro nell'ormai lontanissimo 1995 durante il nostro viaggio verso le Isole Svalbard quando vedemmo la nostra prima balena, mi avvicino alla nostra guida che sta parlando con un collega, e dico loro qualcosa tipo "ehi, è l'ora, tutti i bus sono qui, liberate il condor per i turisti!". Il dialogo prosegue con il simpatico collega della nostra guida, che ribatte subito (sono le 10 circa) "fino alle 11 non si alza. Ieri sera era a un party".
Bene, tra fermate ai mirador, foto, guardarsi intorno e scendendo lentamente, non ci crederete, ma alle 11 in punto, ci si ferma ad un mirador (che poi, è una rozza piazzola di sosta), ed ecco lì un condor che volteggia, si ferma, poi riparte. Come si dice, nemmeno a farlo apposta.
L'escursione prosegue con una fermata a Maca, un villaggio sulla strada per tornare a Chivay, dove, come in tutta la valle, ci sono banchetti di artigianato ma soprattutto, locali con aquile e alpaca, che vengono usati per farsi le foto con i turisti, pagando. C'è, come vedete dalle foto, una curiosa chiesa dell'epoca coloniale. SI prosegue fino a tornare a Chivay, dove veniamo infilati dentro un ristorante con servizio a buffet, si mangia quanto basta, io ancora abbastanza sottosopra per l'altura, e si chiacchiera con i compagni di escursione. A quel punto, in pratica l'escursione è terminata, se si eccettua un'altra fermata durante il ritorno ad Arequipa. Si risale e si riscende, si passa nuovamente da 4.950 metri di altezza. 
Si arriva in hotel che sono quasi le 19, piuttosto sottosopra e con sintomi di febbre. Per l'ennesima volta, ordiniamo da asporto, ci sediamo ai tavolini della colazione, e ceniamo. Domattina si riparte verso Puno e il lago Titicaca, altra tappa direi fondamentale. L'auto è a posto, il conto dell'hotel saldato. Domani la tappa è relativamente corta, e l'hotel a Puno ci è stato gentilmente prenotato dal personale de La casa de Tin Tin, su suggerimento della señora Ana. L'unica cosa che dà fastidio è il malore, il fastidio di cui entrambi stiamo soffrendo, ognuno alla sua maniera, derivato dall'altura.

Altra foto della chiesa coloniale di Maca, stavolta nella mia "visione"

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