Cigno nero - di Darren Aronofsky (2011)
Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: una svarvolata capisce d'esse' svarvolata. Forze.
New York. Nina Sayers è una giovane, ma già esperta, ballerina di una prestigiosa compagnia di ballo, appunto, di New York. La sua vita è completamente votata al ballo, decisamente "sorvegliata" dalla madre Erica, ex ballerina; Nina non ha praticamente vita sociale, e sembra permanere in una sorta di adolescenza lunga, mentre in verità ha 28 anni. Basta guardare la sua camera da letto.
La nuova stagione del balletto sta per aprirsi, ed il direttore artistico Thomas Leroy ha deciso di "pensionare" la prima ballerina, Beth Macintyre, per lanciare una nuova stella. La nuova prima ballerina dovrà essere in grado di interpretare la parte principale nel Lago dei cigni, riuscendo a risultare convincente sia nella parte delicata e fragile del Cigno Bianco, sia in quella sensuale e maledetta del Cigno Nero.
La scelta, che in un primo momento sembra cadere su Veronica, premia a sorpresa (ma non troppo) Nina. Le frizioni e le naturali invidie, però, non sono tra Nina e Veronica, come sembrerebbe ovvio, bensì tra Nina e Lily, una nuova arrivata, con una forte personalità. Thomas stesso è combattuto: Nina si adatta perfettamente al ruolo del Cigno Bianco, mentre Lily sembra nata per impersonare il Cigno Nero. Nel frattempo, Nina continua ad avere strani "disturbi", come profondi graffi sulla schiena, che non riesce a spiegare, e piccole emorragie che sembrano venire dalle pellicine a ridosso delle unghie delle dita delle sue mani...
Aronofsky si è ritagliato un posticino tra Lynch e Cronenberg, ma da molti è considerato un falegname, seppur con ambizioni da filosofo, rispetto agli altri due, considerati artisti. Piccoli capolavori,
cult-movie e tonfi veri e propri sono peculiarità di tutti, anche dei migliori. A parte
i primi tre film, dopo
The Wrestler questo
Black Swan è un lieve passo indietro, un po' troppo compiaciuto, dove il regista gioca eccessivamente con temi affrontati spessissimo, tra letteratura e cinema: metamorfosi
kafkiane, bene e male, il doppio,
Dr. Jekyll & Mr. Hyde.
Certo, lo fa alla sua maniera, e non essendo né un dilettante, né un cazzone, riesce a mettere in piedi un film sul balletto che non annoia per niente, e che passa attraverso i generi, mettendo assieme noir, thriller psicologico ed horror. Se da una parte non rinuncia alla sua verve sempre molto rozza, quasi splatter, spesso muscolare, dall'altra riesce a mantenere una tensione altissima durante tutta la durata del film, fino ad un finale che, senza essere per nulla un happy ending, riesce perfino a mettere in guardia dalle ossessioni. Fotografia che tende ad essere cupa, bei movimenti di macchina che accompagnano sia le scene in campo aperto (poche), sia quelle in cui stringe pericolosamente sui primi piani dei protagonisti e, soprattutto, sui corpi.
Ecco, siccome in molti hanno già accostato questo nuovo lavoro al precedente The Wrestler, riuscendo a trovarci punti in comune, la mia impressione è stata un po' diversa. Se lì, in The Wrestler, il meraviglioso loser era costretto in una parte ben precisa dal non saper fare altro, qui la protagonista è prigioniera di un'ossessione che può darle la gloria o la follia. Non dirò altro, perché direi troppo.
Aronofsky fa come sempre un buon lavoro con gli attori. Barbara Hershey (Erica) per me è inquietante dai tempi di Entity (1982), e qui è adatta per la parte della madre della protagonista; Mila Kunis (Lily) è una piacevole e bellissima scoperta, e fa pesare tutti i suoi relativamente pochi minuti sullo schermo. Vincent Cassel (Thomas) lascia il dubbio che, con un altro attore, quella parte potesse regalare qualche brivido in più. Natalie Portman (Nina) è alle prese con una delle prestazioni più importanti della sua carriera, che probabilmente le frutterà almeno una nomination all'Oscar; cercando il pelo nell'uovo, poteva essere più cattiva, ma giustamente, la parte le richiedeva di non esserlo troppo. Un'ultima citazione è necessaria per la rediviva Winona Ryder (Beth): noi maschietti l'amiamo un po' tutti, ma bisogna dire che in quelle tre/quattro scene, si dimostra ancora un'attrice che meriterebbe ancora qualche parte importante.
Concludendo, un film imperfetto, seppur interessante, da un regista del quale ci fidiamo ancora molto.
In uscita in Italia il 18 febbraio.