Calendar - di Atom Egoyan 1993
Giudizio sintetico: si può vedere
Un fotografo e sua moglie si recano in Armenia, paese dal quale entrambe le loro famiglie proviene, per realizzare delle foto di antiche chiese, che saranno utilizzate per un calendario. Il fotografo non conosce la lingua, la moglie si, per cui, quando l'autista comincia a raccontare curiose storie sulle varie chiese, la moglie si improvvisa traduttrice. Il fotografo e infastidito dalla rottura degli schemi: l'autista si trasforma in guida, la moglie in traduttrice, e per di più, il continuo dialogo tra la moglie e l'autista fa nascere palesemente un'intesa, che disturba ancora di più il fotografo, fino al punto che i due si lasceranno, alla fine del lavoro. La moglie rimarrà in Armenia, il fotografo torna in Canada, e si affida ad un'agenzia di escort. Ogni mese si incontra con una ragazza e ripete lo stesso schema ogni volta: bevono del vino (la bottiglia è sempre dello stesso vino, sempre allo stesso punto), mangiano qualcosa, poi la ragazza chiede di usare il telefono e lui lo indica loro, poi le ragazze si mettono a parlare nella loro lingua. Nella mente del fotografo scorrono le conversazioni con la moglie che traduce le storie dell'autista, i messaggi della sua segreteria telefonica (soprattutto della moglie, che gli chiede continuamente perchè non risponde alle sue lettere e ai suoi messaggi), i suoi pensieri verso la figlia.
Film indubbiamente ostico ed ermetico, che mostra i due temi che da sempre contraddistinguono il cinema di Egoyan, nato in Egitto ma cresciuto in Canada dall'età di due anni, da una famiglia egiziana (si chiama Atom in onore del primo reattore nucleare egiziano) di origini armene; i due temi sono la ricerca delle radici e la difficoltà dell'espressione dei sentimenti. La messa in scena è piuttosto semplice, anche se il lavoro sulla fotografia nella parte armena è interessante, e gli scenari impressionanti. La "traduttrice" è Arsinée Khanjian, moglie (vera) e musa di Egoyan, l'autista è Ashot Adamyan, bella presenza, il fotografo è lo stesso Egoyan, che appare quasi divertito dall'apparire nei panni di una specie di se stesso. Per curiosi e appassionati del regista canadese (ricordiamolo: False verità, Ararat, Il viaggio di Felicia, Il dolce domani, Exotica). Non mi risulta esista la versione italiana.
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