No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20060507
piovono bei film
Giovedì un ripescaggio, Il mio nuovo strano fidanzato, di Teresa De Pelegrí e Dominic Harari, una commedia degli equivoci molto ma molto telefonata, con velleità da film anti-razzista. Andamento da piéce teatrale, non annoia ma, insomma, è un filmetto.
Venerdì invece, due gran bei film, e visto che proprio sabato scorso avevo visto Le particelle elementari, devo dire che questa settimana è stata particolarmente fruttuosa.
Romance & Cigarettes è il terzo film come regista del grande John Turturro, ed è un film strano. Lo hanno definito “un musical proletario”, e, in effetti, è solo un mezzo musical (eccezionale, però). Le parti musicali si trovano quasi tutte nella prima parte, e non annoiano, anche perché molto brevi e costruite su canzoni molto conosciute (James Brown, Janis Joplin, Tom Jones, Bruce Springsteen, perfino Anna Identici con Quando m’innamoro e il suo equivalente in inglese di Engelbert Humperdinck), mentre nella seconda parte il film diventa melodrammatico, e, anche se la trama è un po’ prevedibile, riesce a commuovere sinceramente. C’è una bella vena comica, un linguaggio greve, al limite del pornografico, ma molto più rispondente alla realtà di tanti altri dialoghi da film; a proposito dei dialoghi, alcuni nel doppiaggio sono stati costruiti su frasi di canzoni popolari italiane, così come nell’originale, evidentemente, erano basati su pezzi famosi negli Stati Uniti, mentre quando non si citano canzoni e non si parla scurrilmente, si possono tranquillamente trovare delle perle di saggezza popolare che ti lasciano basito proprio perché ti sembra di averle sempre sentite nella vita di tutti i giorni.
Nick, carpentiere di NY, vive nel Queens, ama la moglie Kitty ma la tradisce con la più giovane e arrapante Tula. Quando Kitty scopre casualmente la tresca, i due si separano in casa e le tre figlie stanno tutte dalla parte della madre.
L’ambientazione proletaria è ricostruita in maniera affascinante e impeccabile (splendida nella sua assurdità l’inquadratura della camera d’ospedale di Nick, dove dalla finestra si intravede una fabbrica e un enorme ponte trafficato), i movimenti di macchina di Turturro sono intriganti e magistrali, da vero esperto, per di più con una bella mano, gli attori sono fantastici, Gandolfini, Sarandon, Winslet, Walken, Buscemi, Parker e via via tutti gli altri, e Mandy Moore (Ve la ricordate? Dal 1999 al 2003 uscì con 4 dischi di pop adolescenziale) è bellissima.
L’amore visto “dal basso”. Ottimo.
Le mele di Adamo, del danese Anders Thomas Jensen, sarà difficilmente superabile in questo 2006. Un film assolutamente asimmetrico e spiazzante, divertente e denso di contenuti anche se a una visione sommaria può sembrare un film demenziale. Il regista, alla prima prova abbastanza visibile in Italia, aveva già dimostrato di avere delle idee interessanti e fuori dal coro sceneggiando, tra gli altri, Mifune – Dogma 3 (eccezionale e, per certi versi, molto simile a questo), di Soren Kragh-Jacobsen, e il bellissimo Non desiderare la donna d’altri di Susanne Bier, del quale usa qui la stessa coppia di attori maschi. Evidentemente, fuori da condizionamenti altrui, si sente libero di dare sfogo al suo pensiero del tutto fuori dagli schemi. Ne esce un film davvero elettrizzante, che ti lascia senza fiato anche senza avere un ritmo serrato, e che mette in crisi le convinzioni diffuse su molti temi importanti. Si passa senza imbarazzo dalla commedia all’horror, dal dramma al film politico. Si ride a crepapelle e si rimane basiti di fronte al campionario degli assurdi protagonisti: il cattivo neonazista, il prete senza macchia, l’ex tennista grasso, cleptomane e alcolizzato, l’ex tossica incinta e impaurita dalla possibilità di partorire un handicappato, l’arabo che rapina solo stazioni di servizio della multinazionale che ha strappato la terra alla sua famiglia, lo sboccato e diretto dottore della piccola comunità.
Adam, il neonazista, capo di un gruppo di skin, deve scontare l’ultima parte di una pena in una comunità di recupero, diretta da Padre Ivan, un pastore che si rifiuta di vedere il male. Mentre intorno a loro ruotano i personaggi descritti poco fa, Adam pensando di prendere in giro Ivan, sceglie come obiettivo del suo soggiorno la cottura di una torta di mele, in realtà si decide, spiazzato dal comportamento di Ivan, a metterlo definitivamente di fronte alla malvagità della vita reale.
Dopo 10 minuti di questo film, vi ritroverete a pensare che non avete idea di dove vuole andare a parare, ma sarete così curiosi di capirlo che non vorrete perdervene un istante, neppure per andare al bagno.
Eccezionale.
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