No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20051217

A History Of Violence - di David Cronenberg

Tom Stall è un uomo cortese, riservato, pacifico, innamorato di sua moglie Edie e dei suoi due figli Jack e Sarah. Tom ha una tavola calda, Edie è avvocato, vivono in una tranquilla cittadina della provincia americana. Jack, il figlio maggiore, è talmente simile al padre che, nonostante sia vessato dai bulletti della scuola, non reagisce mai, si difende solo a parole, rischiando di restare ai margini della “vita sociale”.
Un giorno, due malviventi entrano nella tavola calda di Tom con cattivissime intenzioni; quando uno di loro minaccia con la pistola una delle inservienti, Tom, improvvisamente si trasforma, uccidendoli entrambi. Immediatamente diventa una sorta di eroe nazionale, infastidendosi anche un po’ per tutto quel clamore. L’esplosione di violenza dell’uomo tranquillo cambia gli equilibri.
In seguito, un altro terzetto di loschi figuri piomba nella tavola calda; quello che pare essere il boss, Fogarty, sostiene di conoscere Tom da molto tempo, e che il suo vero nome sia Joey Cusack. Nessuno ci crede, ma la famiglia e anche lo sceriffo sono in allarme: i tre sono veri criminali. Jack, intanto, si ribella alle continue provocazioni e massacra di botte i due compagni più odiosi.
I tre gangster continuano a girare intorno a Tom e alla sua famiglia, fino al punto da prendere in ostaggio Jack, che nel frattempo era uscito a schiarirsi le idee dopo un litigio col padre in seguito alla sua scazzottata a scuola. Fogarty vuole Tom, Tom vuole salvare la sua famiglia. L’avrà vinta Tom, rivelandosi per quel che è realmente.
Cronenberg è un regista estremo, con un percorso cinematografico a dir poco interessante. Da sempre interessato a soggetti talmente contorti da risultare, agli occhi dei più, assurdi, ha dimostrato fin dagli inizi enorme genialità, mentre il suo stile registico si è affinato col tempo. Negli ultimi anni inoltre, ha dato prova di essere tra i pochi registi in grado di gestire film tratti da libri importanti e con robuste ossature psicologiche. Con questo suo ultimo lavoro, tratto dall’omonima graphic novel di John Wagner e Vince Locke, siamo davanti ad un ulteriore passo in avanti, dove la perfezione del lavoro di direzione dà quasi un’impronta fredda all’intero film. E’, questa, una delle pochissime critiche che si possono muovere alla pellicola.
Per il resto, lo spettatore attento e interessato ai lavori densi di contenuti psicologici, e soprattutto a opere che istillino dubbi destabilizzanti rispetto alla concezione della vita e dei comportamenti umani, rimarrà rapito dall’incedere travolgente degli eventi, dai mutamenti comportamentali che accadono e si susseguono come in un domino umano, soprattutto nella famiglia protagonista, dallo stile asciutto ma impeccabile del canadese, che, ad esempio, nelle scene di violenza (che sono molte), ridicolizza chi, come Tarantino tanto per citare un solito noto, lavora in maniera ridondante una materia che, al contrario, va sempre e comunque dritta al sodo, mostrando azioni raccapriccianti in tutta la loro crudezza e semplicità.
Bisogna dire dell’imponenza del cast, tutto assolutamente all’altezza e diretto in maniera superlativa da Cronenberg.
Due caratteristi d’eccezione, Ed Harris (Fogarty), al quale siamo abituati, ma un William Hurt (Richie Cusack) così in forma, e addirittura sopra le righe, non lo ricordavamo da tempo, quindi anche qua c’è da ringraziare il regista; le due figure da loro rappresentate contribuiscono a dare quel tocco sarcastico sottile, sempre presente sottotraccia nei suoi lavori. Menzione per il giovane ma convincente Ashton Holmes (Jack). Sottolineatura per Viggo Mortensen (Tom), autore di una grande prestazione, e applausi per Maria Bello (Edie), una sorpresa mozzafiato che, a tratti, ruba la scena per intensità al pur bravo Mortensen, come detto prima; più fisico lui, più emozionante lei.
Per concludere, un film da non perdere, anche se probabilmente non così immediato. Da osservare con attenzione, perché ricco di scene sopraffine, degne di capolavori. Già detto delle scene di azione violenta, citiamo quella, complessa, della resa dei conti tra Tom e Fogarty, con la famiglia che assiste impietrita (non tutta, a dire il vero) dalle finestre della casa, quella ringhiosa e passionale dell’amplesso sulle scale, e quella conclusiva, intensa in modo viscerale; non è rispettoso parlarne tanto, ma è necessario. L’emozione che si prova va al di là del coinvolgimento dato dalla storia. Ci si trova schiacciati alla poltroncina dall’intensità degli sguardi, e si spera fortissimamente che il regista non rovini tutto con qualche ovvietà da film dozzinale. Quando lo schermo diventa nero si ha la misura della grandezza di Cronenberg, e si rimane soddisfatti come poche volte capita. Il cinema, a volte, è anche capire dove fermare l’immagine e lasciare il resto allo spettatore.
Un film che non è mai usuale, nonostante non sembri immediatamente, e che soprattutto non dimenticherete facilmente.

2 commenti:

lafolle ha detto...

è proprio da vedere allora.

jumbolo ha detto...

direi di si. un film stilisticamente impeccabile, e concettualmente sinuoso, che sembra usuale ma non è.