No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20111107

il cacciatore


The Hunter - Mastodon (2011)

Ammetto che mi ci è voluto qualche ascolto, per "entrare" nel nuovo Mastodon, ma è un periodo un po' così. Tra l'altro, come fanno correttamente notare un po' tutti gli esperti di metal e dintorni, basta dare una prima occhiata ai titoli e soprattutto, al numero delle tracce e alla loro durata, per rendersi conto che qualcosa è cambiato. Tredici pezzi, che oscillano tra 2.36 e 5.31; non esattamente quello che fino ad oggi ci avevano fornito i Mastodon, che, volenti o nolenti, si erano guadagnati l'onore (o l'onta) di veder accostato l'appellativo di progressive accanto a quella di metal, a proposito della loro musica, e non a caso.
In effetti, c'è una spiccata tendenza diciamo easy listening, nel nuovo disco. Ma, intendiamoci, se vi aspettate un generale rammollimento, siete lontani dalla verità.
Il mio parere, sempre più entusiasta man mano che gli ascolti si assommano, è che quella di The Hunter sia una bella strada, un bel modo per ricercare nuovi ascoltatori, ma pure di fare un po' cosa cazzo gli pare, dopo che con i loro dischi precedenti hanno infuso nuova credibilità nel metal, e fatti un culo tanto in giro per il mondo soprattutto da support band.
Non c'è solo questo. C'è, per come la vedo io, un tentativo piuttosto riuscito, di realizzare una summa tra la violenza del Mastodon-sound, le strutture relativamente complesse dei loro pezzi del passato, e influenze hard-rock del passato più remoto, che ogni metalfan si porta dentro; le strutture composite rimangono, perfino in un pezzo di tre minuti e mezzo come Black Tongue posto in apertura, il rifferama marziale, ma si abbandonano definitivamente lo screaming ed il growling (strada che era ormai chiara già dalla "progressione" dei dischi precedenti), per andare verso la ricerca addirittura di armonie vocali, dei cori stratificati, e parallelamente di assoli ampi, ariosi, quasi stadium-oriented, concedetemelo. Detta così, se non avete ascoltato il disco, potrebbe sembrarvi una elegante maniera di mascherare un imborghesimento, una poppizzazione. Beh, non è così. A meno che, sempre che li conosciate, il fatto che in diversi passaggi, i Mastodon suonino come una versione attualizzata dei Queensryche, vi sembri uno scivolamento verso il mainstream. La title-track ne è un esempio folgorante. Certo, non è il solo paragone che si possa estrarre dall'ascolto di The Hunter, ma è uno di quelli più ricorrenti.
L'unico cruccio che, in maniera stupidamente preventiva, mi assale durante il piacevole ascolto di pezzi quali Curl of the Burl, Bedazzled Fingernails, Creature Lives (una sorta di metal-gospel, incredibile ma vero, un pezzo superbo nella sua stranezza e nella sua imponenza), è il sospetto che tali importanti armonie vocali, non riescano ad essere all'altezza nella loro presentazione dal vivo (una pecca ormai assodata nei live dei Mastodon). Spero che i ragazzi (che cantano in tre su quattro) si siano messi a studiare seriamente.
Però, visto che stiamo parlando di un disco in studio, The Hunter è un gran cazzo di disco. Punto.

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