Chickenfoot III - Chickenfoot (2011)
Voglio caldeggiare, a tutti voi amanti del ruock, il nuovo disco dei Chickenfoot, il secondo, dopo un "esordio" (nel 2009) incoraggiante ma che lasciava intravedere ovviamente potenzialità enormi ancora da sfruttare. Ho messo esordio tra virgolette, perché una band che come età media fa segnare circa 57 anni, e nella quale il più giovane ha 50 anni e suona da un pezzo nei Red Hot Chili Peppers, dove due dei membri hanno fatto parte dei Van Halen, e il quarto uomo è un notissimo guitar hero, può suonare quantomeno ridicolo. Beh del resto è un supergruppo. Diciamo che sta per diventare l'attività principale pure per Chad Smith, visto che i RHCP sono ormai degli ectoplasmi.
AOR classicissimo, ovviamente con tastiere saggiamente dosate e abbastanza nascoste, perché l'accento va soprattutto sulla chitarra, musicisti con le palle esagonali (Sammy Hagar, voce e chitarra, Michael Anthony basso e cori - ex bassista storico dei Van Halen -, Smith appunto alla batteria, Joe Satriani alla chitarra), che però non si fanno le seghe sui manici degli strumenti o picchiano sodo sulle pelli senza strafare: prima la musica e le canzoni, poi il virtuosismo, ma mai fine a se stesso. Poi, a me la voce di Hagar è sempre sempre sempre piaciuta (e a livello compositivo è uno che sa il fatto suo). Tra l'altro, su questo disco ha lavorato un minimo sui testi, ce ne sono un paio quasi politici (Three and a Half Letters, non bella come canzone, ma ad ascoltarla mette i brividi anche a chi non sa perfettamente l'inglese).
La mia preferita è Come Closer, una ballad super classica con un assolo da vero Silver Surfer della chitarra.
Voglio caldeggiare, a tutti voi amanti del ruock, il nuovo disco dei Chickenfoot, il secondo, dopo un "esordio" (nel 2009) incoraggiante ma che lasciava intravedere ovviamente potenzialità enormi ancora da sfruttare. Ho messo esordio tra virgolette, perché una band che come età media fa segnare circa 57 anni, e nella quale il più giovane ha 50 anni e suona da un pezzo nei Red Hot Chili Peppers, dove due dei membri hanno fatto parte dei Van Halen, e il quarto uomo è un notissimo guitar hero, può suonare quantomeno ridicolo. Beh del resto è un supergruppo. Diciamo che sta per diventare l'attività principale pure per Chad Smith, visto che i RHCP sono ormai degli ectoplasmi.
AOR classicissimo, ovviamente con tastiere saggiamente dosate e abbastanza nascoste, perché l'accento va soprattutto sulla chitarra, musicisti con le palle esagonali (Sammy Hagar, voce e chitarra, Michael Anthony basso e cori - ex bassista storico dei Van Halen -, Smith appunto alla batteria, Joe Satriani alla chitarra), che però non si fanno le seghe sui manici degli strumenti o picchiano sodo sulle pelli senza strafare: prima la musica e le canzoni, poi il virtuosismo, ma mai fine a se stesso. Poi, a me la voce di Hagar è sempre sempre sempre piaciuta (e a livello compositivo è uno che sa il fatto suo). Tra l'altro, su questo disco ha lavorato un minimo sui testi, ce ne sono un paio quasi politici (Three and a Half Letters, non bella come canzone, ma ad ascoltarla mette i brividi anche a chi non sa perfettamente l'inglese).
La mia preferita è Come Closer, una ballad super classica con un assolo da vero Silver Surfer della chitarra.
Alzate il volume e mettete il gomito fuori dal finestrino. Thumbs up!
1 commento:
Visti i RHCP l'altra sera in diretta sulla BBC al programma Later with Jools Holland (programma minimale ma efficace: uno studio circolare con la telecamera nel mezzo, 5-6 artisti o bands, a rotazione fanno un pezzo ciascuno dal vivo). Purtroppo condivido sostanzialmente il tuo giudizio. Mi sono sembrati ormai ingabbiati nella loro stessa immagine. Che peccato!
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