Uno su due – di Eugenio Cappuccio (2007)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: un tumore ti ‘ambia la vita
Lorenzo Maggi è un giovane avvocato, che a livello professionale fa coppia con Paolo Albini, mentre nella vita sta con Silvia, anche se il loro rapporto non sembra voler sfociare in qualcosa di più “serio”, soprattutto per volere di Lorenzo.
Lorenzo è brillante, astuto, determinato, arrogante quando serve (e, a volte, pure quando non serve), si è costruito una discreta posizione, e sta per portare a termine un’operazione con una società russa, che dovrebbe, come si dice, far “svoltare” il suo studio definitivamente.
Come un fulmine a ciel sereno, arriva una notizia che fa crollare le sue certezze, la sua sicurezza. Recatosi in ospedale per un controllo, in seguito ad un malore lieve, i dottori gli dicono che c’è il sospetto di un tumore al cervello. L’attesa di risultati più approfonditi, catapulta Lorenzo in un limbo in cui è costretto a ripensare il suo approccio alla vita, mentre la degenza, che gli fa conoscere Giovanni, suo compagno di stanza, gli dà modo di affrontare un viaggio che, in apparenza, ha uno scopo di coscienza, ma in realtà serve soprattutto a lui stesso.
Secondo lungometraggio di fiction per il regista di Latina, che avevo apprezzato moltissimo con Volevo solo dormirle addosso. Cappuccio dimostra padronanza del mezzo, destreggiandosi bene tra la prima parte girata a Genova, e la seconda, vagamente on the road verso l’Italia centrale, dando un respiro “poco italiano” (da intendere in senso positivo) ad uno scenario decisamente italiano (ma, appunto, vario). Sceneggiatura scritta a molte mani (quando ho letto che ci ha messo le mani pure Fabio Volo, ho avuto perfino la presunzione di aver capito dove, di preciso), che forse per questo non risulta così perfettamente scorrevole.
Cast con qualche piacevole sorpresa (il “ripescaggio” di un ottimo Ninetto Davoli – Giovanni – ed un cameo sfizioso di Agostina Belli – la madre di Tresy -), oltre ai “soliti” dignitosi Giuseppe Battiston (Paolo) e Anita Caprioli (Silvia), mi permetto di mettere in dubbio la scelta di Volo quale protagonista (Lorenzo): non mi è parso all’altezza, e mi sono ritrovato ad immaginare lo stesso film con un attore principale differente.
Al regista, comunque, immutata stima.
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: un tumore ti ‘ambia la vita
Lorenzo Maggi è un giovane avvocato, che a livello professionale fa coppia con Paolo Albini, mentre nella vita sta con Silvia, anche se il loro rapporto non sembra voler sfociare in qualcosa di più “serio”, soprattutto per volere di Lorenzo.
Lorenzo è brillante, astuto, determinato, arrogante quando serve (e, a volte, pure quando non serve), si è costruito una discreta posizione, e sta per portare a termine un’operazione con una società russa, che dovrebbe, come si dice, far “svoltare” il suo studio definitivamente.
Come un fulmine a ciel sereno, arriva una notizia che fa crollare le sue certezze, la sua sicurezza. Recatosi in ospedale per un controllo, in seguito ad un malore lieve, i dottori gli dicono che c’è il sospetto di un tumore al cervello. L’attesa di risultati più approfonditi, catapulta Lorenzo in un limbo in cui è costretto a ripensare il suo approccio alla vita, mentre la degenza, che gli fa conoscere Giovanni, suo compagno di stanza, gli dà modo di affrontare un viaggio che, in apparenza, ha uno scopo di coscienza, ma in realtà serve soprattutto a lui stesso.
Secondo lungometraggio di fiction per il regista di Latina, che avevo apprezzato moltissimo con Volevo solo dormirle addosso. Cappuccio dimostra padronanza del mezzo, destreggiandosi bene tra la prima parte girata a Genova, e la seconda, vagamente on the road verso l’Italia centrale, dando un respiro “poco italiano” (da intendere in senso positivo) ad uno scenario decisamente italiano (ma, appunto, vario). Sceneggiatura scritta a molte mani (quando ho letto che ci ha messo le mani pure Fabio Volo, ho avuto perfino la presunzione di aver capito dove, di preciso), che forse per questo non risulta così perfettamente scorrevole.
Cast con qualche piacevole sorpresa (il “ripescaggio” di un ottimo Ninetto Davoli – Giovanni – ed un cameo sfizioso di Agostina Belli – la madre di Tresy -), oltre ai “soliti” dignitosi Giuseppe Battiston (Paolo) e Anita Caprioli (Silvia), mi permetto di mettere in dubbio la scelta di Volo quale protagonista (Lorenzo): non mi è parso all’altezza, e mi sono ritrovato ad immaginare lo stesso film con un attore principale differente.
Al regista, comunque, immutata stima.
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