No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20111114

friends with benefits


Amici di letto - di Will Gluck (2011)

Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Giudizio vernacolare: ma un s'era già visto?

Dylan e Jamie si conoscono per ragioni di lavoro. Lui è di Los Angeles, si sta facendo strada dirigendo brillantemente un giornale online, e viene contattato dall'editore di GQ USA, per accettarne la direzione. Si reca a New York, e lì conosce Jamie, la mediatrice, che lo accompagna al colloquio, e lo porta in giro per la Grande Mela, per convincerlo ad accettare il lavoro. Entrambi escono da una relazione, e condividono l'incapacità di coltivarne una duratura. Sono giovani e piacenti, quindi il sesso è quasi una necessità. Si piacciono, lei lavora sodo e non ha molte amicizie profonde, lui è appena arrivato in città, quindi non ha amici, e cominciano a passare molto tempo assieme. Folgorati da un classico film d'amore scontato, decidono di diventare friends with benefits, in italiano scopamici: amicizia, sesso, senza complicazioni sentimentali. Sapete già come andrà a finire, vero?

Gluck è il regista del buon Easy Girl (Easy A in originale), e direi che secondo me questo Amici di letto è un passo indietro. A Gluck piace giocare, evidentemente, con gli stereotipi, per poi provare a ribaltarli, ma stavolta ci è caduto dentro fino ai capelli. Il film è pure brillante, in parte. La scena iniziale è da manuale di cinema moderno: titoli di testa trattati come elementi di una videata, montaggio incrociato tra i due protagonisti, che sono carini e se la cavano dignitosamente; il cast dei non protagonisti è ricercato: il padre di Dylan è interpretato da Richard Jenkins (Six Feet Under, L'ospite inatteso), la sorella Annie è Jenna Elfman (Dharma di Dharma & Greg), il nipotino Sam è Nolan Gould (il fantastico Luke Dunphy di Modern Family), la madre di Jamie, Lorna, è Patricia Clarkson (sarebbe davvero difficile citare pochi dei suoi innumerevoli film), uno dei collaboratori di Dylan a GQ è Tommy, giornalista sportivo macho-gay, interpretato da uno scoppiettante Woody Harrelson (peccato per i pochi minuti sullo schermo, altrimenti sarebbe valso il prezzo del biglietto); introdurre i flash-mob in un film fa molto figo e moderno; i dialoghi sono serratissimi e ogni tanto ci scappa una buona battuta.
Il problema è che, a parte il fatto che pochi mesi fa abbiamo visto un film simile (Amici, amanti e..., che in realtà durante la lavorazione aveva addirittura lo stesso titolo originale, poi cambiato in No Strings Attached), nonostante tutte le cose fighe (o fighette) sciorinate da Gluck e dai due protagonisti (beh, era da Black Swan che volevo rivedere Mila Kunis, possibilmente nuda), il film dopo un'ora appena ha già detto tutto quello che aveva da dire. I restanti 49 minuti circa, scena dopo i titoli di coda compresa, sono una sofferenza atroce. Vi assicuro che dopo i primi sessanta minuti mi sono detto "e adesso cosa cazzo s'inventa per arrivare alla fine?". Il nulla, appunto.

2 commenti:

Filo ha detto...

io amo Mila Kunis. Se un giorno vedrò questo film è solo a causa sua.

Iacopo ha detto...

Oh io peicchè l'ho visto??? :D