Town Line - Aaron Lewis (2011)
Naturalmente, come molti che apprezzavano gli Staind ai tempi di It's Been A While, li avevo persi di vista. Ultimamente, però, è uscito un nuovo disco, e mentre cercavo notizie al riguardo, ho saputo che Lewis, ottimo cantante e musicista, aveva, sempre in questo 2011, dato alle stampe un album solista. In realtà è più un EP che un long playing, ma insomma.
La questione è che Town Line, anticipato dal singolo Country Boy, qui contenuto in ben tre versioni, è un disco di musica country. Ovviamente, la cosa può stupire solo i più ingenui: la linea che divide il country dal metal è più sottile di quanto si possa immaginare, Hank Williams III insegna (e se volete saperne di più chiedete ad uno dei maggiori esperti italiani).
Non è proprio una costante, ma il fatto che Lewis sia un registered republican, e che addirittura la stessa Country Boy sia stata indicata come possibile inno dei Tea Party, seppure lui sia a favore dell'uso della marijuana, fa capire molte cose, non ultima l'ispirazione dei testi, effettivamente in linea con la maggior parte dei testi di musica country per così dire classica (e piuttosto prevedibili). Il testo, soprattutto di Country Boy, dovrebbe farci riflettere, non tanto per il nazionalismo contenutovi, quanto per il fatto che Lewis, in fondo, è nipote di immigrati: da questo punto di vista, abbiamo solo da imparare dagli USA.
Nonostante sia nato nel Vermont, Aaron è cresciuto a Longmeadow, Massachusetts (e, quando le elementari di Worthington, Massachusetts, frequentate dalle sorelle sue e della moglie Vanessa, sono state chiuse per i tagli, si è dato da fare per raccogliere fondi e riaprirle): non è un caso che proprio Massachusetts sia una delle canzoni più belle del disco.
Insomma, il dischetto racchiude l'amore per il country, passione che gli è stata infusa dal nonno, ma è palese il fiuto melodico di Lewis, la bravura nelle canzoni tendenzialmente acustiche (Tangled Up In You non è altro che una versione alternativa a quella contenuta in The Illusion of Progress, album del 2008 degli Staind): seppur piena di melassa, a me, oltre alle già citate, piace pure l'opener The Story Never Ends.
2 commenti:
Lo sto ascoltando adesso.
Non è proprio il country che
prediligo. Niente banjo e violini,
ballate perfettine fatte per scalare le classifiche
di genere.
La prima versione di country boy
in alcuni passaggi assomiglia
in maniera preoccupante a wanted
dead or alive di bon jovi...
hai centrato la similitudine! eran 3 giorni che ci pensavo!
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