L'amico Vit una volta mi ha detto che rimpiange un po' quando parlavo di calcio, nello specifico del Livorno. Mi fa piacere, il problema è che è sempre più difficile parlarne: è già difficile trovare la forza di andare allo stadio.
E' indubbio che negli ultimi tempi, i rapporti tesi, la tessera del tifoso, l'atteggiamento sempre più distaccato del Presidente Aldo Spinelli, le campagne acquisti al risparmio, un calo generalizzato nelle presenze in (quasi) tutti gli stadi italiani, hanno reso meno giocoso l'atto stesso dell'andare allo stadio. La scorsa stagione è stata interdittoria, ma questa, dopo una partenza che mi ha illuso, rischia di essere devastante.
Qualche settimana fa, durante la sconfitta casalinga contro gli arci-nemici dell'Hellas Verona, pensavo che avessimo toccato il punto più basso degli ultimi 10 anni. Mi sbagliavo: ieri sera, sconfitti (col solito punteggio, 2 a 0) dal Brescia, col quale solo pochi anni anni fa giocammo una delle partite più belle e significative, il 3 a 0 casalingo nella finale di ritorno dei play-off per la promozione in serie A, in una serata fredda in tutti i sensi (prima la pioggia, poi il vento fortissimo, che ha rischiato di non far giocare la partita, e che probabilmente è "colpevole" di almeno un gol; una serata che, oltre al diffuso disamore, di certo non ha invogliato le persone a venire allo stadio, un Armando Picchi che ieri sera offriva un colpo d'occhio davvero triste e disarmante), abbiamo scavato sul fondo. E non è facile spiegarsi tutto.
La squadra ha diversi giovani promettenti, ed effettivamente bravi. Alcuni giocatori più esperti, l'anno scorso dettero un apporto fondamentale, e dimostrazione di forza e caparbietà; quest'anno appaiono le ombre di se stessi, non riuscendo a trasmettere grinta, coraggio, voglia di lottare fino in fondo, a questi giovani talenti. Metteteci una tifoseria fredda, un Presidente distaccato, un allenatore letteralmente nel pallone, e, perché no, chi ha visto la partita lo sa, un pizzico di sfortuna, e il gioco è fatto: alla minima difficoltà, la squadra si sfalda, si scioglie come neve al sole, affonda col suo carico di storia, e si avvia ad altre 22 partite di passione, che, a meno di una campagna acquisti di gennaio miracolosa, saranno un vero e proprio calvario, ed è molto probabile ci porteranno in serie C1, o come diavolo si chiama adesso (Lega Pro Prima Divisione). Credetemi, non sono né pessimista, né disfattista: le varie reazioni della squadra intera indicano che la possibilità è più che reale. Naturalmente, la retrocessione porterebbe senza dubbio, qualche conseguenza potenzialmente ancor più grave. Dubito che il Presidente rimarrebbe, e dubito che gli eventuali acquirenti sarebbero numerosi e seri; cose che potrebbero portare al peggio. Di fallimenti ne abbiamo collezionati parecchi, abbiamo già toccato il fondo in anni che sembravano essere solo pallidi ricordi, ma, in un certo senso, ci siamo preparati.
Così come le riflessioni espresse sopra, anche le prossime sono frutto di chiacchiere con gli amici di sempre, quelli che c'erano anche ieri sera (loro sanno chi sono). Abbiamo goduto alcuni anni, abbiamo visto (sia nella nostra squadra, sia in quelle avversarie) grandi calciatori. Siamo stati nella cosiddetta massima divisione, abbiamo giocato la Coppa UEFA, ora Europa League, siamo stati tra l'altro eliminati da una squadra (l'Espanyol di Barcellona) che quell'anno arrivò in finale e perse ai rigori. Ci ricorderemo per sempre i gol e le giocate di Igor Protti, Cristiano Lucarelli, Alessandro Diamanti. Il prossimo anno, in quella che continueremo a chiamare C1, torneremo a fare l'abbonamento, pagando ancora meno di quest'anno, in linea con le nuove direttive che impongono agli italiani di vivere con maggior sobrietà. Torneremo ad andare in trasferta con allegria, quasi più per andare a provare nuovi ristoranti (sempre che si trovi posto) che per vedere la partita, in stadi di squadre sconosciute o di nobili decadute. E chissà che, quando saremo pensionati, quindi tra molti, molti anni, non ci possa capitare di nuovo di assistere a giocate paragonabili a quelle dei campioni citati prima. Chissà.
3 commenti:
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Specifico. A me piacevano i resoconti dallo stadio più che la parte calcistica in sé :)
Detto questo, mi spiace per la situazione attuale, capisco che se c'è disamore è difficile parlarne.
hai fatto bene a specificare. a dire il vero è difficile parlarne perché, conseguenza del disamore e del resto, c'è un'amarezza di fondo, quando si è allo stadio, che porterebbe a renderne conto con una serie di post tristi. quindi spesso preferisco passare oltre, che di tristezza ce n'è già in abbondanza.
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