No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20061128

Argentina nov 06 - 13

y ahora la publicidad
Questa ve la devo raccontare subito. Sono da poco andato al terminal del trasportatore Manuel Tienda Leon, esclusivista per i passaggi da e per Ezeiza, l'aeroporto internazionale di Buenos Aires. Attraversando le grandi avenidas nel quartiere El Retiro, ho visto uno spettacolo allucinante, tutt'ora non so bene cosa pensare. Allo scattare del rosso, mentre i pedoni attraversano sulle striscie, due ragazzi (due per ogni incrocio) scattano sulle striscie con due grandi cartelli pubblicitari con sul retro apposite maniglie, mostrandoli agli automobilisti fermi al semaforo. Dove arriveremo di questo passo?

Riprendiamo dal sabato 25. Mi sveglio non tardi, penso che siano tutti a dormire, e invece c'e' rimasta solo Juli che dorme. In casa non c'e' nessuno, apparentemente, ma tutte le porte sono chiuse, quindi mi rassegno, faccio colazione con quello che trovo nel frigo, e mi metto a leggere. Su una rivista pubblicitaria/aziendale Scania c'e' un articolo sul Turismo Arteaga, con foto di Marcelino e di Mario, l'autista piu' esperto, con intervista a Marcelino sulla sua scelta lavorativa e, ovviamente, sulla sua scelta dei bus Scania. Non male. Arriva la signora delle pulizie, che mi riconosce e mi saluta, poi quando Anna tenta di svegliare Juli mi rendo conto che e' tardi per attraversare la strada e mettermi a scrivere sul blog dal locutorio di fronte a casa, quindi aspetto di partire. Poco prima delle 11,30 usciamo di casa, poche centinaia di metri ci separano dall'ufficio, e li' ci imbarchiamo sul Maradona. I 3 bus della piccola ma attiva agenzia turistica sono chiamati, anziche' per numero, come succede per tutte le grandi aziende di trasporto argentine, per nome; il nome e' quello del personaggio "storico" argentino che, con una scelta di famiglia, e' stato rappresentato sul bus, appunto. C'e' Maradona, Gardel e Fangio. A Puerto Madryn e a Bariloche ho viaggiato sul Fangio, il piu' nuovo. Il Maradona e' in vendita, e, tra un discorso e l'altro, tento di inserirmi nella scelta del prossimo personaggio da pitturare. Propongo, dopo l'interessante racconto che la ragazza che faceva da guida nel cammino dei sette laghi, Francisco Pascacio Moreno detto Perito (titolo che gli fu assegnato per meriti indiscutibili dall'Argentina; fu determinante nella determinazione dei confini tra Cile e Argentina, e con la terra che gli fu donata dal governo fondo' il primo parco naturale nazionale, rendendo cosi' quello che gli era stato donato al popolo. Il ghiacciaio di cui vi ho parlato porta il suo nome, ma lui mori' senza un soldo e soprattutto senza alcuna gloria), mentre Gaston propone di uscire dall'Argentina e di disegnare sul prossimo autobus Cristiano Lucarelli con la camiseta del Livorno.
Si parte, Mario e' di buon umore, Juli anche, mi presenta ai partecipanti al viaggio, ma questa volta me ne rimango in cabina con loro due, imparando a preparare il mate anche se io non ne usufruisco. A Casilda ci incontriamo con Alberto, l'altro autista, che ha raccolto altri passeggeri con il mini-bus, che rimane parcheggiato presso una stazione di servizio YPF, ex azienda petrolifera argentina, adesso di proprieta' Repsol (grazie a Menem, un uomo al quale qui tutti, piu' o meno, vorrebbero fare il culo). Si viaggia rapidi verso Rosario, dove sale a bordo Graziela, una guida locale, che detta i tempi di un giro turistico abbastanza superficiale della citta' del Che. La conosco gia' abbastanza; oggi pero', e' mezza sott'acqua, grazie a un violento acquazzone terminato pochi minuti fa. Si fa una sosta presso un shopping center all'americana (ce ne sono sempre di piu', ma questa non e' una novita' neanche per noi), io e Juli facciamo un giro, lei compra una tenda e un sacco a pelo, per il suo prossimo viaggio a Cuba. Io compro i fazzolettini, per il raffreddore che mi sta massacrando. Si scherza, si parla di cose anche intime, c'e' una buona onda tra di noi, faccio ormai parte della famiglia e mi lusinga che mi chieda giudizi su cose a lei care. Mi ricordo che Ayelen, la sorella di Estefania, mi disse che lavorava in un negozio di abbigliamento dentro uno shopping center di Rosario, diamo un'occhiata a tutti i negozi ma non la vedo. Si riparte, direzione Victoria e il casino. Il ponte sul Rio Parana' e' un'opera imponente, e' gia' bello visto da lontano, mi emoziono un po' a farlo con il bus, imponente anch'esso. Rapida fermata presso un monastero, dove mi fumo una sigaretta con Mario che comincia a preoccuparsi per l'acquazzone che sta per arrivare. Alberto dorme gia' da ore.
Si arriva al casino, si scendono i passeggeri, Juli si attarda perche' deve fare la conta e far consegnare 10 pesos in fiches ad ognuno, come da contratto per i gruppi. Io Mario e Alberto ci avviamo col bus presso un ristorante poco lontano, sicuramente piu' economico di quello dentro il casino, Juli ci raggiunge poco piu' tardi. Il casino non interessa a nessuno. Si mangia fuori, non fa freddo, ma i mosquitos mi massacrano la testa e addirittura riescono a pungermi attraverso i pantaloni. Ci riposiamo sul bus, Juli ed io parliamo un po' dell'amore e delle sue complicazioni, un momento quasi commovente, poi la lascio dormire una mezz'ora. Mi unisco agli autisti che stanno facendo comunella con altri due autisti di un'altra agenzia, mi accolgono a braccia aperte e nasce un'interessante excursus sull'Argentina, i politici ladroni, i sindacati corrotti, il tallone d'achille del Peronismo (i sussidi ai disoccupati che se ne sbattono di trovarsi un lavoro), gli attuali piqueteros che stanno bloccando strade di grande comunicazione con l'Uruguay per la questione, ormai divenuta internazionale, delle cartiere che l'Uruguay vuole impiantare sul Parana'. In nemmeno 15 minuti si crea un rispetto fraterno tra me e i due autisti, fino a poc'anzi sconosciuti. Sono momenti bellissimi e pieni d'umanita', un sentimento che, come ho gia' detto in altre occasioni, mi pare si stia smarrendo in tutta Europa, nonostante la moneta che ci unisce e che ci fa viaggiare da signori (siamo a 1 euro per 4 pesos argentini in questo momento): l'esempio che cito sempre e' che in Italia ti puo' capitare di stare 4-5 ore su un treno e non scambiare una parola con nessuno, in Argentina, come in Colombia, e' una cosa matematicamente impossibile.
Ci salutiamo e si risale verso il casino a raccogliere la comitiva. Si riparte e dopo 20 metri una signora di 82 anni si sente male. Si ferma il bus e si chiama l'emergenza del casino. Particolare importante: domattina Juli e Mario ripartono alle 8,30 per Bariloche, quindi e' la mia ultima sera con la mia ormai grandissima amica. Mi fa giurare che anche se arriviamo alle 5, ci andiamo ad ubriacare con le sue amiche e i suoi amici. Le faccio promettere che chiamera' le sue amiche incaricandole di portarne una di facili costumi, cosi' mi risparmio un po' di lavoro.
La signora non mangia da parecchie ore, pur di arrivare al casino e giocare, col marito 84enne che sembra non capire cosa succede. L'emergenza dice di portarla all'ospedale. Juli va con loro su un taxi. Noi l'aspettiamo ad una rotatoria fuori citta'. Si perde un'ora, ma si riparte con l'intera comitiva. Juli e' furiosa: proabilmente non ci rimane tempo per festeggiare. Inizia a piovere, Juli dorme, Mario dorme, io faccio compagnia ad Alberto che guida da campione, gli do' una mano spannando i vetri e facendo qualche chiacchiera. Arriviamo a Casilda a tempo di record, ci salutiamo, Mario riprende le redini. Problemi nel recapitare tutti i passeggeri, incomprensioni che ci fanno perdere tempo. Mario vede delle luci sulla strada e ha un brutto presentimento: detto fatto, incidente frontale che blocca la strada. Si perde un'ora, piove, Juli ha preso una congestione mangiando all'aperto con la maglia senza maniche, vomita tutto, io sotto l'acqua le reggo la testa, e chi ha vomitato almeno una volta in vita sua sa che chi ti regge la testa diventa un po' il tuo idolo, un po' il tuo fratello di sangue. Telefonate frenetiche con Marcelino, cambio di piani, ma si arriva ad Arteaga che sono le 7, quindi per loro c'e' solo il tempo di farsi una doccia. Saluto Mario che mi da' la sua manona forte e un sorriso dove dentro c'e' di tutto, e abbraccio Juli per quasi un minuto. Mi butto sul letto e spero che almeno mi passi il raffreddore.

Mi sveglio a mezzogiorno ma non ho dormito bene, il gallo di Anna canta a qualsiasi ora ed e' proprio sotto la mia finestra. Anna se ne va con Marcelino e mi lasciano da mangiare. Alle due mi alzo e dopo aver mangiato qualcosa cerco di capire i risultati di calcio dalla tv, visto che non ho segnale per ricevere i numerosi sms che, scopriro' poi, mi arrivano dall'Italia. Vado al locutorio ad usare internet. Si cena tardi, io Marcelino e Anna, mi attardo a chiacchierare con Marcelino e gli chiedo il suo punto di vista sulla storia dell'Argentina. Mi dice la sua su Peron e gli altri. Mi saluta, e mi attardo guardando la Domenica Sportiva su Rai International. Reggina-Livorno 2 a 2. Vincevamo 2 a 0, ma siamo quarti da soli.

Lunedi' mi sveglio tardi ed e' gia' ora di pranzare quasi, una bella tavolata stavolta: Marcelino, Juan il paraguaiano tuttofare, Gas, Rafa, Anna ed io. Il viaggio per Buenos Aires parte all'una della notte. E' un'altra delle trovate del Turismo Arteaga, un paio di viaggi alla settimana per la capitale, partono nel cuore della notte, raccolgono soprattutto signore e signorine nei paesini circostanti, le portano in citta' a far compere, le riportano alla sera. Nel pomeriggio vado all'officina, che sta dietro all'ufficio. Si puliscono i bus, si cambia l'olio, si controllano i motori. In ufficio si fanno le tabelle, si firmano e si timbrano i permessi. Ci facciamo un giro con Rafa prima, con Gas poi. Ho modo di apprezzare le grazie di Eli, nuova impiegata (l'altra la conoscevo gia'). Si ride e si scherza, non mi lascio prendere dalla malegria ma sento che c'e'. Verso le 20 saluto Juan, le ragazze, Rafa, poi Gas. Ceno da solo, Anna non mangia ma si parla di come sia gestire una famiglia cosi' grande con una casa sempre aperta. A volte hai 15 persone a tavola, a volte nessuno. Le parlo della mia famiglia. Rientra Marcelino. Preparo la borsa, mi lavo. Saluto Anna che va a prendere un mate dalle amiche. Si guarda un po' di tele, si tira quasi l'una con Marcelino. Usciamo per andare all'angolo dove passa il bus che mancano 5 minuti all'una, e la sopresa e' che il ragazzo del locutorio dice a Marcelino che il bus e' gia' passato. Meno male che Marce e' il padrone del bus. Chiama e gli ordina di tornare indietro. Privilegiato fino alla fine. Non erano lontani. Saluto e ringrazio questo personaggio affascinante e chiacchierone. Salgo, saluto gli autisti, c'e' Alberto e poi Carlo, che ancora non conoscevo. Mi metto ad ascoltare l'mp3, Casino Royale, Arctic Monkeys, Marlene Kuntz. Chris Cornell acustico, durante Black Hole Sun vedo una stella cadente nitidamente, esprimo due desideri. L'autostrada per Buenos Aires ormai la conosco come la Livorno-Genova.

Si arriva alle 7. E' prestissimo. Mi faccio prendere dall'euforia, riesco a camminare 30 minuti nella direzione opposta al centro. Ho un piano preciso. Mi prefiggo di arrivare ad una certa via prima di fermarmi a riposare, e passano 3 ore quasi. Sono sfinito. Faccio colazione vicino alla Piazza del Governo. Arrivo all'albergo che avevo scelto che sono le 11 passate. Non c'e' posto. Ho altre due possibilita': scelgo la piu' costosa, e casualmente c'e' posto. Sono quasi 5 ore che cammino, ho le gambe a pezzi. Anche se le mie borse sono leggere, sono sempre quasi 8 chili. Mi danno subito la camera, e anche se sono 130 dollari appena apro la porta sento di aver fatto la cosa giusta. Doppio letto matrimoniale, tv, aria condizionata, frigobar, bagno supersonico. Mi faccio una vasca: me la merito cazzo. Il raffreddore e' passato, il mal di gola pure. Mi rimane una specie di piccolo ascesso noioso su una gengiva. Sto ancora riflettendo su quale indumenti buttare, per alleggerire ulteriormente il bagaglio. Alcune maglie, l'asciugamano che e' rotto. Qualche paio di calzini, che son nuovi ma mi stringono. Dormo una siesta. Esco ed e' una giornata spettacolare. Buenos Aires e' amore e odio. E' bellissima, grandissima, caoticissima. Cammino fino al terminal e domando se e' il caso di prenotare, so gia' che la risposta e' no, l'ho gia' usato, ma almeno faccio due passi. Pero' le gambe sono stanche, cosi' la schiena. Mi guardo la vecchia stazione del Retiro, l'Avenida Libertador, i monumenti, la gente. Mi inoltro in calle Florida e mi danno fastidio quelli che ti vengono a dare le pubblicita', quelli che ti vogliono far entrare nei loro negozi. Poi molta gente che elemosina. Ti senti una pallina di un flipper. Cerco rifugio, e scelgo bene. Un caffe' dove finalmente bevo un caffe' come si deve. E' passato quasi un mese, so che e' una cosa da turista, ma e' sempre bello. Chiedo a che ora aprono domattina, alle otto, beh, anche se la colazione e' inclusa nel prezzo dell'hotel, mi sa proprio che, visto che e' proprio di strada, domattina mi faccio un cappuccino vero con due medialunas. Le grandi citta' proprio non mi piacciono. Mi mettono soggezione, quasi paura. Da soli si e' persi. Fumo una sigaretta sotto il sole australe, ormai e' tutto pronto per il ritorno. Poche ore. Cerco un punto internet, e anche questo e' un eccesso di correttezza: so che e' incluso e gratis con l'hotel, ma so anche che ci passero' almeno un paio d'ore e quindi non voglio disturbare piu' di tanto.

Non ho sonno, ma voglio riposare. Stendere le gambe e fare zapping inutilmente.
Finalmente, dopo la vasca di oggi, ho appurato che quello che ci dicevano a scuola e' vero: il mulinello dell'acqua di scarico, in questo emisfero, gira al contrario.

A presto.

2 commenti:

lafolle ha detto...

a presto.

in italia si va in treno perchè è l'unico posto dove si può stare un pò in pace, a leggere, in tranquillità..sempre sesi trova da sedere!

jumbolo ha detto...

in casa no eh?