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Credo proprio che abbia ragione Ian Cohen su Pitchfork quando dice, concludendo la sua recensione sul nuovo disco della band islandese: "Il problema non è che Valtari aspira alla bellezza. I Sigur Ròs hanno dimostrato di poter fare musica indelebile che può essere bella e imprevedibile, bella e melodica, bella e snervante, bella e stimolante. In Valtari vuole essere bella e basta."
Mi pare proprio così. Valtari non è, non può essere un brutto disco. Se la chiesa cattolica fosse davvero nel ventunesimo secolo, e fosse quindi al passo con i tempi (anche con i temi sociali), la musica sacra, quella celestiale, suonerebbe esattamente così. Eppure, è difficile ricordare una delle tracce di Valtari, farsela rimanere in mente, fischiettarla, suonarsela nello stereo virtuale che ognuno di noi ha nella testa.
I Sigur Ròs hanno fatto di meglio. Ma nonostante ciò, Valtari è un bel disco.
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