No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130706

mobili in miniatura

Tiny Furniture - di Lena Dunham (2010)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)

New York. Aura torna a casa dopo essersi laureata e non sa cosa fare della sua vita. Sua madre Siri, fotografa d'arte di discreto successo, la accoglie senza entusiasmo, non gli fa pesare il fatto che, appunto, non stia facendo niente della sua vita, ma proprio questo pesa ad Aura. La sorella minore, Nadine, è un mezzo fenomeno a scuola e ovviamente, la cosa aggiunge pesantezza alla nullafacenza ma soprattutto alla totale indecisione che regna nella vita da dopo-college di Aura. Vorrebbe trovare un ragazzo, ma sceglie sempre quello sbagliato, vorrebbe trovare un lavoro, ma durerebbe più sott'acqua.

Primo lungometraggio di Lena Dunham (acclamato in svariati festival statunitensi e mai uscito in Italia), si, proprio quella di Girls. Iniziamo così: a chi non piace quella serie, consiglio di stare lontano da questo film. A chi piace, potrà sicuramente interessare, perché Tiny Furniture (inutile che vi spieghi il titolo, lo capirete senza problemi quando lo vedrete) è come se fosse il prequel di Girls. Ora, detto questo, siccome a me quella serie piace così così, perché trovo che abbia dei momenti interessanti, ma che spesso sia, come dire, forzatamente alternativa, tipo tutta questa cosa della Dunham stessa che figa non è e che si mostra continuamente svestita proprio per farsi dire "oh cavolo che carattere, non le frega niente degli stereotipi imposti dalla società del corpo perfetto", e per far sentire in colpa i maschi che la guardano e dicono "oh cazzo ma quanto è racchia" e però non devono dirlo o scriverlo perché sarebbero maschilisti, questo sfoggiare personaggi che compiono errori continuamente e ripetutamente per dimostrare che si sta mostrando la realtà, dopo un po' non convince più, debbo dirvi che questo film mi ha un po' stuccato, e che, paradossalmente, perché è precedente, mi fa ripensare negativamente alla serie. Tra l'altro, oltre alla presenza di alcuni personaggi con nomi differenti, ma interpretati da attori presenti anche in Girls (Alex Karpovsky qui è Jed, Jemima Kirke qui è Charlotte), e questa insistenza sull'autobiografia mascherata appena (Siri è Laurie Simmons, la madre di Lena Dunham, Nadine è Grace Dunham, la sorella di Lena Dunham, naturalmente Aura è Lena Dunham, il college citato è quello realmente frequentato dalla Dunahm, la madre della Dunham è realmente una fotografa d'arte e fotografa quelle robe lì, ecc. ecc.), questo sfoggiare personaggi che compiono errori continuamente e ripetutamente (e che spesso, oltre ad essere odiosi, sono veramente stronzi fingendo di essere indecisi, vedi il comportamento di Aura nei confronti di Frankie, la ex compagna di stanza del college), hanno un effetto davvero irritante.
Che sia proprio questo l'effetto che spera di avere la Dunham? Che sia talmente superficiale io a non capire? Può essere. Nel frattempo, ve lo sconsiglio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella recensione. Concordo, a volte l'essere alternativi a tutti i costi diventa stucchevole e un pelo radical chic (vedi anche Miranda July)

jumbolo ha detto...

vero.verissimo.