No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20170505

L'assassinio di Giulio Cesare

The Assassination of Julius Caesar - Ulver (2017)

Beh, io non ho più parole. Non le trovo proprio. Il nuovo disco degli Ulver è una roba perfettamente ballabile, e nonostante questo, estremamente in linea con il loro percorso di sperimentazione musicale. In molti ci sentono i migliori Depeche Mode, i più snob i Tears For Fears, io ci sento i moderni Pink Floyd e dei Tool meno legati allo stereotipo metal. Quel che conta è che questo disco è bellissimo, in ogni sua traccia e in ogni suo momento, in qualsiasi piccolo particolare sonoro o vocale; è la dimostrazione che questo combo norvegese, partito dal black metal, e arrivato ad una maturazione musicale che probabilmente non ha eguali nel campo delle sette note. Senza contare l'aura mitologica, intellettuale, Spin li definisce Byroniani, che Kristoffer Rygg riesce ad infondere ad ogni cosa che fa. Disco molto elettronico ma ambient, free jazz con moderazione in alcune "fughe" finali, perfino dance come detto, dove synth e tamburi tribali la fanno da padroni insieme a melodie sinuose, ma disco soprattutto maestoso in ogni suo aspetto. Come sempre, gli Ulver riescono dove pochi altri sono arrivati. Uno dei dischi dell'anno.



Well, I have no more words. I just can't find them. The new album of Ulver is a perfectly danceable stuff, and, in spite of that, extremely in line with their musical experimentation path. In many people hear the best Depeche Mode, the most snobbish some Tears For Fears, I'm hearing the modern Pink Floyd and some Tool less tied to the metal stereotype. What matters is that this record is awesome, in every track and at all times, in any small sound or vocal detail; it is a demonstration that this Norwegian combo, starting with black metal, has come to a musical maturation that probably has no equal in the field of the seven notes. Not to mention the mythological and intellectual aura, Spin defines them as Byronic, which Kristoffer Rygg manages to infuse everything he does. It is a very electronic but ambient album, free jazz with moderation in some final coda, even as dance, where synths and tribal drums leads, along with sinuous melodies, but, mostly, a majestic album in every aspect. As always, Ulver succeed where few others have arrived. One of the albums of the year.

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