Il colore nascosto delle cose - Di Silvio Soldini (2017)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Teo è un pubblicitario quarantenne, persona di successo, brillante, simpatico, pieno di vita e di impegni. Fidanzato da anni con la stessa ragazza, Teo cerca di evitare fino alla fine convivenza e ancor di più il matrimonio, la tradisce regolarmente con un'amante fissa e varie avventure di una notte, fino a che non si imbatte in Emma, una coetanea non vedente, che ha perso la vista da adolescente, ma che ha portato avanti la sua vita senza piangersi addosso: fa l'osteopata, è appagata, e si è da poco separata dal marito.
I film di Soldini sono quasi sempre validi, e questo suo ultimo non fa eccezione. Affronta l'handicap in modo dignitoso, i protagonisti forniscono una prestazione decente, ma, sarò io che soffro della sindrome di Stanis La Rochelle (Boris), manca sempre di quel non so che.
Soldini's films are almost always valid, and his latest one is no exception. He faces the handicap in a dignified way, the protagonists provide a decent performance, but, it will be me who suffers from the syndrome of Stanis La Rochelle (Boris), he always lacks something I-don't-know-what.
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20200731
20200730
Le storie che raccontiamo
Stories We Tell - Di Sarah Polley (2012)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Il film esamina il rapporto tra i genitori di Polley, Michael e Diane Polley, inclusa la rivelazione che la regista era il prodotto di una relazione extraconiugale tra sua madre e il produttore di Montreal Harry Gulkin. Incorpora interviste con i fratelli Polley dei due matrimoni di sua madre, interviste con altri parenti e amici di famiglia, la narrazione di Michael Polley del suo libro di memorie e filmati di Super-8 girati in modo da sembrare riprese familiari di eventi storici nella vita della sua famiglia. Le finte riprese video domestiche sembrano eccezionalmente autentiche a causa della stretta somiglianza degli attori con i personaggi della vita reale. La madre della regista è morta di cancro il 10 gennaio 1990, la settimana dell'undicesimo compleanno di Polley.
Un documentario di un'onestà e una delicatezza unici, davvero straordinario. Assolutamente avvincente, per chi, come me, non conosceva perfettamente la storia di Sarah Polley, questa attrice e regista dalla carriera ragguardevole, ma piuttosto riservata. Un lavoro con il cuore in mano, dai risultati imperdibili.
A documentary of unique honesty and delicacy, truly extraordinary. Absolutely compelling, for those who, like me, did not perfectly know the story of Sarah Polley, this actress and director with a remarkable carreer, but rather reserved. A work with the heart in her hand, with unmissable results.
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Il film esamina il rapporto tra i genitori di Polley, Michael e Diane Polley, inclusa la rivelazione che la regista era il prodotto di una relazione extraconiugale tra sua madre e il produttore di Montreal Harry Gulkin. Incorpora interviste con i fratelli Polley dei due matrimoni di sua madre, interviste con altri parenti e amici di famiglia, la narrazione di Michael Polley del suo libro di memorie e filmati di Super-8 girati in modo da sembrare riprese familiari di eventi storici nella vita della sua famiglia. Le finte riprese video domestiche sembrano eccezionalmente autentiche a causa della stretta somiglianza degli attori con i personaggi della vita reale. La madre della regista è morta di cancro il 10 gennaio 1990, la settimana dell'undicesimo compleanno di Polley.
Un documentario di un'onestà e una delicatezza unici, davvero straordinario. Assolutamente avvincente, per chi, come me, non conosceva perfettamente la storia di Sarah Polley, questa attrice e regista dalla carriera ragguardevole, ma piuttosto riservata. Un lavoro con il cuore in mano, dai risultati imperdibili.
A documentary of unique honesty and delicacy, truly extraordinary. Absolutely compelling, for those who, like me, did not perfectly know the story of Sarah Polley, this actress and director with a remarkable carreer, but rather reserved. A work with the heart in her hand, with unmissable results.
20200729
Un'altra possibilità
En chance til - Di Susanne Bier (2014)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Il detective della polizia Andreas e il suo collega Simon sono chiamati a indagare su una discussione nell'appartamento malandato di una coppia di drogati, dove scoprono un bambino in un armadio che giace nei suoi escrementi. Il bambino di sette settimane Sofus è sporco e affamato ma dopo essere stato esaminato dai servizi sociali si rendono conto che è in buona salute. Per questo motivo non può essere tolto ai suoi genitori Tristan e Sanne, nonostante siano noti tossicodipendenti.
Il film danese più recente, al momento, per la regista danese reduce da qualche passo falso statunitense; scritto dal sempre ottimo Anders Thomas Jensen, il film è un ritorno ai dilemmi etici che hanno caratterizzato la sua carriera, ed ha un cast quasi tutto danese di altissimo livello. Ben fatto, ma per tornare ai fasti del passato manca ancora qualcosa.
The most recent Danish film, at the moment, for the female Danish director, back from some American misstep; written by the always excellent Anders Thomas Jensen, the film is a return to the ethical dilemmas that have characterized her career, and has an almost all Danish cast of the highest level. Well done, but to return to the glories of the past something is still missing.
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Il detective della polizia Andreas e il suo collega Simon sono chiamati a indagare su una discussione nell'appartamento malandato di una coppia di drogati, dove scoprono un bambino in un armadio che giace nei suoi escrementi. Il bambino di sette settimane Sofus è sporco e affamato ma dopo essere stato esaminato dai servizi sociali si rendono conto che è in buona salute. Per questo motivo non può essere tolto ai suoi genitori Tristan e Sanne, nonostante siano noti tossicodipendenti.
Il film danese più recente, al momento, per la regista danese reduce da qualche passo falso statunitense; scritto dal sempre ottimo Anders Thomas Jensen, il film è un ritorno ai dilemmi etici che hanno caratterizzato la sua carriera, ed ha un cast quasi tutto danese di altissimo livello. Ben fatto, ma per tornare ai fasti del passato manca ancora qualcosa.
The most recent Danish film, at the moment, for the female Danish director, back from some American misstep; written by the always excellent Anders Thomas Jensen, the film is a return to the ethical dilemmas that have characterized her career, and has an almost all Danish cast of the highest level. Well done, but to return to the glories of the past something is still missing.
20200728
L'attacco
The Attack - Di Ziad Doueiri (2012)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Amine Jaafari è un arabo israeliano di successo, ha un buon lavoro come chirurgo, è ben integrato in Israele e vive felicemente con sua moglie, Sihem, di origine palestinese. Un giorno, un kamikaze si fa esplodere in un affollato ristorante di Tel Aviv. Amine ha trascorso la sua giornata operando le numerose vittime dell'attacco. Più tardi, tornato a casa stanchissimo, nel cuore della notte, gli viene chiesto di tornare urgentemente in ospedale, dove gli comunicano che l'attentatore suicida era sua moglie. Dopo una fase di incredulità, Amine decide di cercare di capire il gesto di sua moglie, iniziando a seguire a ritroso le sue tracce. Questa ricerca lo porterà nel cuore delle città palestinesi devastate dalla guerra, nelle roccaforti dei terroristi e lo obbligherà ad affrontare un conflitto che finora è riuscito a ignorare, a confrontarsi ad una logica che gli è stata estranea.
Trasposizione piuttosto fedele del romanzo L'Attentat (2005), dello scrittore algerino Yasmina Khadra, il terzo film del regista libanese è quello della maturità assoluta. Un film quasi perfetto, su un tema scottante e attuale, con un cast indovinato, un approccio denso di tolleranza, comprensione, e una visione ottimista e pacifica di una piaga difficilissima da rimarginare. Il protagonista, Ali Suliman, è eccezionale.
A fairly faithful transposition of the novel L'Attentat (2005), by the Algerian writer Yasmina Khadra, the third film of the Lebanese director is that of absolute maturity. An almost perfect film, on a hot and current theme, with a guessed cast, an approach full of tolerance, understanding, and an optimistic and peaceful vision of a very difficult wound to heal. The protagonist, Ali Suliman, is exceptional.
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Amine Jaafari è un arabo israeliano di successo, ha un buon lavoro come chirurgo, è ben integrato in Israele e vive felicemente con sua moglie, Sihem, di origine palestinese. Un giorno, un kamikaze si fa esplodere in un affollato ristorante di Tel Aviv. Amine ha trascorso la sua giornata operando le numerose vittime dell'attacco. Più tardi, tornato a casa stanchissimo, nel cuore della notte, gli viene chiesto di tornare urgentemente in ospedale, dove gli comunicano che l'attentatore suicida era sua moglie. Dopo una fase di incredulità, Amine decide di cercare di capire il gesto di sua moglie, iniziando a seguire a ritroso le sue tracce. Questa ricerca lo porterà nel cuore delle città palestinesi devastate dalla guerra, nelle roccaforti dei terroristi e lo obbligherà ad affrontare un conflitto che finora è riuscito a ignorare, a confrontarsi ad una logica che gli è stata estranea.
Trasposizione piuttosto fedele del romanzo L'Attentat (2005), dello scrittore algerino Yasmina Khadra, il terzo film del regista libanese è quello della maturità assoluta. Un film quasi perfetto, su un tema scottante e attuale, con un cast indovinato, un approccio denso di tolleranza, comprensione, e una visione ottimista e pacifica di una piaga difficilissima da rimarginare. Il protagonista, Ali Suliman, è eccezionale.
A fairly faithful transposition of the novel L'Attentat (2005), by the Algerian writer Yasmina Khadra, the third film of the Lebanese director is that of absolute maturity. An almost perfect film, on a hot and current theme, with a guessed cast, an approach full of tolerance, understanding, and an optimistic and peaceful vision of a very difficult wound to heal. The protagonist, Ali Suliman, is exceptional.
20200727
Tutto sommato
Alles in Allem - Einstürzende Neubauten (2020)
Un giorno ci soffermeremo maggiormente sul contributo della Germania alla musica moderna (sto pensando, oltre alla band della quale parleremo oggi, ai Kraftwerk: solo con queste due realtà, il contributo e l'influenza, ne converrete, è massivo); oggi ci limiteremo a parlare del nuovo disco degli Einstürzende Neubauten. Il conto grossolano ci dice che questo è il dodicesimo, seppure il precedente Lament, del 2014, fosse una ricostruzione in studio di una performance commissionata dalla città belga di Diksmuide per commemorare lo scoppio della prima guerra mondiale. Sono passati tantissimi anni dal loro capolavoro Tabula Rasa (1993), e ancora di più dal debutto Kollaps (1981): il tempo, si sa, smussa gli angoli, ed ecco che su questo disco si possono ascoltare cose come Taschen, una sorta di ninna nanna per carillon e rumori di fondo. Rispetto a molti anni fa la musica si è stratificata, anche se in confronto a quella "normale", quella dei tedeschi risulterà sempre molto scarna. Ma scarna non significa, lo sapete benissimo, povera: al contrario. Il tempo e l'età, li rende capaci di arrivare in profondità con poche pennellate. Suoni più strumentali rispetto al passato, la voce di Blixa che, sempre più declamando che cantando, riesce a raggiungere angoli reconditi, con le sue storie assurde ed allegoriche. Il rumorismo e la sperimentazione fanno da sfondo a tracce molto belle, a tratti meravigliose.
One day we will focus more on Germany's contribution to modern music (I am thinking, in addition to the band we will talk about today, to Kraftwerk: only with these two realities, the contribution and influence, will you agree, is massive); today we will just talk about the new Einstürzende Neubauten album. The gross count tells us that this is the twelfth, although the previous Lament, of 2014, was a reconstruction in the studio of a performance commissioned by the Belgian city of Diksmuide to commemorate the outbreak of the First World War. Many years have passed since their masterpiece Tabula Rasa (1993), and even more since the debut Kollaps (1981): time, you know, smoothes the corners, and here on this record you can listen to things like Taschen, a sort of lullaby for music boxes and background noises. Compared to many years ago the music has stratified, even if in comparison to the "normal" one, that of the Germans will always be very thin. But skinny does not mean, you know it very well, poor: on the contrary. Time and age makes them able to go deep with a few brush strokes. Sound is more instrumental than in the past, the voice of Blixa who, ever more declaiming than singing, manages to reach hidden corners, with his absurd and allegorical stories. Noise and experimentation form the backdrop for very beautiful, at times wonderful, tracks.
Un giorno ci soffermeremo maggiormente sul contributo della Germania alla musica moderna (sto pensando, oltre alla band della quale parleremo oggi, ai Kraftwerk: solo con queste due realtà, il contributo e l'influenza, ne converrete, è massivo); oggi ci limiteremo a parlare del nuovo disco degli Einstürzende Neubauten. Il conto grossolano ci dice che questo è il dodicesimo, seppure il precedente Lament, del 2014, fosse una ricostruzione in studio di una performance commissionata dalla città belga di Diksmuide per commemorare lo scoppio della prima guerra mondiale. Sono passati tantissimi anni dal loro capolavoro Tabula Rasa (1993), e ancora di più dal debutto Kollaps (1981): il tempo, si sa, smussa gli angoli, ed ecco che su questo disco si possono ascoltare cose come Taschen, una sorta di ninna nanna per carillon e rumori di fondo. Rispetto a molti anni fa la musica si è stratificata, anche se in confronto a quella "normale", quella dei tedeschi risulterà sempre molto scarna. Ma scarna non significa, lo sapete benissimo, povera: al contrario. Il tempo e l'età, li rende capaci di arrivare in profondità con poche pennellate. Suoni più strumentali rispetto al passato, la voce di Blixa che, sempre più declamando che cantando, riesce a raggiungere angoli reconditi, con le sue storie assurde ed allegoriche. Il rumorismo e la sperimentazione fanno da sfondo a tracce molto belle, a tratti meravigliose.
One day we will focus more on Germany's contribution to modern music (I am thinking, in addition to the band we will talk about today, to Kraftwerk: only with these two realities, the contribution and influence, will you agree, is massive); today we will just talk about the new Einstürzende Neubauten album. The gross count tells us that this is the twelfth, although the previous Lament, of 2014, was a reconstruction in the studio of a performance commissioned by the Belgian city of Diksmuide to commemorate the outbreak of the First World War. Many years have passed since their masterpiece Tabula Rasa (1993), and even more since the debut Kollaps (1981): time, you know, smoothes the corners, and here on this record you can listen to things like Taschen, a sort of lullaby for music boxes and background noises. Compared to many years ago the music has stratified, even if in comparison to the "normal" one, that of the Germans will always be very thin. But skinny does not mean, you know it very well, poor: on the contrary. Time and age makes them able to go deep with a few brush strokes. Sound is more instrumental than in the past, the voice of Blixa who, ever more declaiming than singing, manages to reach hidden corners, with his absurd and allegorical stories. Noise and experimentation form the backdrop for very beautiful, at times wonderful, tracks.
20200726
Incendia immediatamente il mio cuore
Set My Heart On Fire Immediately - Perfume Genius (2020)
Quinto disco per Perfume Genius, all'anagrafe Michael Alden Hadreas, origini greche ma nato a Des Moines, Iowa e cresciuto nei sobborghi di Seattle, Washington. Continuiamo con la mini-bio dovuta in casi come questo, e cioè la prima volta che ne parliamo su fassbinder: dichiaratamente gay alle scuole superiori, essendo l'unico ricevette minacce serie, ignorate dall'amministrazione, lasciò la scuola, e due anni dopo fu aggredito da altri giovani nel suo quartiere. Si trasferì a Williamsburg, Brooklyn (in seguito è tornato a Seattle ed ha cominciato a fare musica). Andiamo avanti: vorrei ringraziare chi ha coniato l'etichetta chamber pop, perché riesce a descrivere quantomeno la sensibilità della musica di Perfume Genius, che ha lontanamente qualcosa a che fare con quella di Antony and the Johnsons, meno teatrale, più pop, ma sempre delicatissima e al tempo stesso molto molto bella. Non tutte le tracce riescono a rapire la sensibilità dell'ascoltatore in toto, ma il talento è innegabile, al pari della versatilità (canzoni come On the Floor convivono nello stesso disco con altre come Describe), e fanno della musica di Perfume Genius un must.
Fifth album for Perfume Genius, born Michael Alden Hadreas, Greek origins but born in Des Moines, Iowa and raised in the suburbs of Seattle, Washington. We continue with the mini-bio due in cases like this, such as the first time we talk about it on fassbinder: openly gay already in high school, being the only one he received serious threats, ignored by the administration, he left school, and two years later he was attacked by other young men in his neighborhood. He moved to Williamsburg, Brooklyn (he later returned to Seattle and started making music). Let's move on: I would like to thank those who coined the label "chamber pop", because it can at least describe the sensitivity of Perfume Genius' music, which has remotely something to do with that of Antony and the Johnsons, less theatrical, more pop, but always very delicate and at the same time very very beautiful. Not all tracks manage to kidnap the sensitivity of the listener completely, but the talent is undeniable, as is versatility (songs like On the Floor coexist on the same record with others like Describe), and make Perfume Genius music a must.
Quinto disco per Perfume Genius, all'anagrafe Michael Alden Hadreas, origini greche ma nato a Des Moines, Iowa e cresciuto nei sobborghi di Seattle, Washington. Continuiamo con la mini-bio dovuta in casi come questo, e cioè la prima volta che ne parliamo su fassbinder: dichiaratamente gay alle scuole superiori, essendo l'unico ricevette minacce serie, ignorate dall'amministrazione, lasciò la scuola, e due anni dopo fu aggredito da altri giovani nel suo quartiere. Si trasferì a Williamsburg, Brooklyn (in seguito è tornato a Seattle ed ha cominciato a fare musica). Andiamo avanti: vorrei ringraziare chi ha coniato l'etichetta chamber pop, perché riesce a descrivere quantomeno la sensibilità della musica di Perfume Genius, che ha lontanamente qualcosa a che fare con quella di Antony and the Johnsons, meno teatrale, più pop, ma sempre delicatissima e al tempo stesso molto molto bella. Non tutte le tracce riescono a rapire la sensibilità dell'ascoltatore in toto, ma il talento è innegabile, al pari della versatilità (canzoni come On the Floor convivono nello stesso disco con altre come Describe), e fanno della musica di Perfume Genius un must.
Fifth album for Perfume Genius, born Michael Alden Hadreas, Greek origins but born in Des Moines, Iowa and raised in the suburbs of Seattle, Washington. We continue with the mini-bio due in cases like this, such as the first time we talk about it on fassbinder: openly gay already in high school, being the only one he received serious threats, ignored by the administration, he left school, and two years later he was attacked by other young men in his neighborhood. He moved to Williamsburg, Brooklyn (he later returned to Seattle and started making music). Let's move on: I would like to thank those who coined the label "chamber pop", because it can at least describe the sensitivity of Perfume Genius' music, which has remotely something to do with that of Antony and the Johnsons, less theatrical, more pop, but always very delicate and at the same time very very beautiful. Not all tracks manage to kidnap the sensitivity of the listener completely, but the talent is undeniable, as is versatility (songs like On the Floor coexist on the same record with others like Describe), and make Perfume Genius music a must.
20200725
Hyde Park, New York
Hyde Park on Hudson - Di Roger Michell (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Nella primavera del 1939, Sara Delano, madre di Franklin D. Roosevelt, chiede alla sesta cugina Margaret "Daisy" Suckley di visitare il malato Presidente nella loro tenuta di campagna a Hyde Park, New York. Sebbene Daisy e Roosevelt non si vedessero da anni, i due lontani parenti cominciano una relazione romantica e Roosevelt spesso chiede a Daisy di visitare Hyde Park quando rimane con sua madre. Daisy diventa una delle molte donne vicine a Roosevelt, inclusa Sara; Missy LeHand, segretaria del presidente; ed Eleanor, la moglie del presidente. Nonostante il suo potere, il presidente è spesso incapace di controllare le altre donne; la tranquilla e timida Daisy è la sua confidente, e le rivela che Top Cottage sarà il loro rifugio condiviso dopo la sua presidenza.
Film di pettegolezzi sulla vita privata dello storico presidente US Roosevelt, che, al netto della curiosità suscitata, sembra essere solo un pretesto per prove attoriali dell'ottimo cast, una gara a chi è più bravo. Passatempo innocuo.
Gossip film about the private life of the historic US President Roosevelt, who, apart of the curiosity aroused, seems to be only a pretext for the actors' performances of the excellent cast, a sort of a cinematic pissing contest. Harmless pastime.
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Nella primavera del 1939, Sara Delano, madre di Franklin D. Roosevelt, chiede alla sesta cugina Margaret "Daisy" Suckley di visitare il malato Presidente nella loro tenuta di campagna a Hyde Park, New York. Sebbene Daisy e Roosevelt non si vedessero da anni, i due lontani parenti cominciano una relazione romantica e Roosevelt spesso chiede a Daisy di visitare Hyde Park quando rimane con sua madre. Daisy diventa una delle molte donne vicine a Roosevelt, inclusa Sara; Missy LeHand, segretaria del presidente; ed Eleanor, la moglie del presidente. Nonostante il suo potere, il presidente è spesso incapace di controllare le altre donne; la tranquilla e timida Daisy è la sua confidente, e le rivela che Top Cottage sarà il loro rifugio condiviso dopo la sua presidenza.
Film di pettegolezzi sulla vita privata dello storico presidente US Roosevelt, che, al netto della curiosità suscitata, sembra essere solo un pretesto per prove attoriali dell'ottimo cast, una gara a chi è più bravo. Passatempo innocuo.
Gossip film about the private life of the historic US President Roosevelt, who, apart of the curiosity aroused, seems to be only a pretext for the actors' performances of the excellent cast, a sort of a cinematic pissing contest. Harmless pastime.
20200724
Lila dice
Lila dit ça - Di Ziad Doueiri (2004)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Chimo vive in un quartiere problematico di Marsiglia. Lui ha 19 anni. Vive da solo con sua madre. Ha quello che viene comunemente chiamato un "talento naturale" per la scrittura. Talento rilevato dalla sua insegnante, la scuola gli offre la possibilità unica di andare a studiare a Parigi. Dal punto di vista finanziario, sua madre non può permetterselo, ma lei vuole che vada comunque a Parigi. Chimo rifiuta di partire per Parigi perché sa che sua madre non ha i mezzi, ma soprattutto l'incontro con Lila lo motiva a rimanere a Marsiglia.
Secondo film per il regista libanese, questo è tratto dall'omonimo libro dell'autore francese Chimo; ancora acerbo, ruvido, ci racconta di una Marsiglia simile a quella di Guédiguian, con uno sguardo molto simile, rivolto agli immigrati di seconda generazione, impegnati a costruire le loro vite divisi tra due culture. Splendida la protagonista (cresciuta benissimo, tra l'altro).
Second film for the Lebanese director, this is based on the book of the same name by the French author Chimo; still immature, rough, it tells us of a Marseille similar to that of Guédiguian, with a very similar look, aimed at second generation immigrants, committed to building their lives divided between two cultures. Gorgeous the female protagonist (grown very well, by the way).
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Chimo vive in un quartiere problematico di Marsiglia. Lui ha 19 anni. Vive da solo con sua madre. Ha quello che viene comunemente chiamato un "talento naturale" per la scrittura. Talento rilevato dalla sua insegnante, la scuola gli offre la possibilità unica di andare a studiare a Parigi. Dal punto di vista finanziario, sua madre non può permetterselo, ma lei vuole che vada comunque a Parigi. Chimo rifiuta di partire per Parigi perché sa che sua madre non ha i mezzi, ma soprattutto l'incontro con Lila lo motiva a rimanere a Marsiglia.
Secondo film per il regista libanese, questo è tratto dall'omonimo libro dell'autore francese Chimo; ancora acerbo, ruvido, ci racconta di una Marsiglia simile a quella di Guédiguian, con uno sguardo molto simile, rivolto agli immigrati di seconda generazione, impegnati a costruire le loro vite divisi tra due culture. Splendida la protagonista (cresciuta benissimo, tra l'altro).
Second film for the Lebanese director, this is based on the book of the same name by the French author Chimo; still immature, rough, it tells us of a Marseille similar to that of Guédiguian, with a very similar look, aimed at second generation immigrants, committed to building their lives divided between two cultures. Gorgeous the female protagonist (grown very well, by the way).
20200723
Insidioso
Insidious - Di James Wan (2010)
Insidious: Chapter 2 - Di James Wan (2013)
Insidious: Chapter 3 - Di Leigh Wannell (2015)
Insidious: The Last Key - Di Adam Robitel (2018)
1 La storia è incentrata su una coppia, i Lambert, il cui figlio entra inspiegabilmente in uno stato comatoso e diventa un veicolo per i fantasmi in una dimensione astrale.
2 La stessa coppia cerca di scoprire il segreto che li ha lasciati pericolosamente collegati al mondo degli spiriti.
3 Precedente alla tribolazione della famiglia Lambert, parla di una ragazza, Quinn, che è perseguitata da un demone dopo aver provato ad invocare la madre morta.
4 Situato cronologicamente dopo il prequel, ma prima dei primi 2 film, segue la parapsicologa Elise Rainier mentre indaga su una presenza nella sua casa d'infanzia.
A volte capita che, quando mi ritrovo a scrivere di film visti molte settimane prima, ritocco il voto finale, perché mi accorgo che mi hanno lasciato più di quanto sentivo appena terminata la visione. Ho scelto di non assegnare voti al cosiddetti franchise giusto per non aggiungere una ulteriore riga ai titoli, non per evitare il giudizio tranchant. In questo caso devo onestamente dirvi che questi quattro film horror/paranormali non mi hanno lasciato nulla, se non il rimpianto di aver perso almeno 6 ore che avrei potuto dedicare ad altre attività ludiche. A volte, non si capisce come si possa insistere su un filone evidentemente infruttifero. Se il primo film era debole, potete immaginarvi i seguenti. Da evitare.
Sometimes it happens that, when I find myself writing about films seen many weeks before, I touch up the final mark, because I realize that they left me more than I felt as soon as I finished watching. I chose not to assign votes to the so-called franchises in order not to add a further row to the titles, not to avoid the tranchant judgment. In this case I must honestly tell you that these four horror / paranormal films have left me nothing but the regret of having lost at least 6 hours that I could have devoted to other recreational activities. Sometimes, it is not clear how one can insist on a clearly unfruitful trend. If the first film was weak, you can imagine the following. To avoid.
Insidious: Chapter 2 - Di James Wan (2013)
Insidious: Chapter 3 - Di Leigh Wannell (2015)
Insidious: The Last Key - Di Adam Robitel (2018)
1 La storia è incentrata su una coppia, i Lambert, il cui figlio entra inspiegabilmente in uno stato comatoso e diventa un veicolo per i fantasmi in una dimensione astrale.
2 La stessa coppia cerca di scoprire il segreto che li ha lasciati pericolosamente collegati al mondo degli spiriti.
3 Precedente alla tribolazione della famiglia Lambert, parla di una ragazza, Quinn, che è perseguitata da un demone dopo aver provato ad invocare la madre morta.
4 Situato cronologicamente dopo il prequel, ma prima dei primi 2 film, segue la parapsicologa Elise Rainier mentre indaga su una presenza nella sua casa d'infanzia.
A volte capita che, quando mi ritrovo a scrivere di film visti molte settimane prima, ritocco il voto finale, perché mi accorgo che mi hanno lasciato più di quanto sentivo appena terminata la visione. Ho scelto di non assegnare voti al cosiddetti franchise giusto per non aggiungere una ulteriore riga ai titoli, non per evitare il giudizio tranchant. In questo caso devo onestamente dirvi che questi quattro film horror/paranormali non mi hanno lasciato nulla, se non il rimpianto di aver perso almeno 6 ore che avrei potuto dedicare ad altre attività ludiche. A volte, non si capisce come si possa insistere su un filone evidentemente infruttifero. Se il primo film era debole, potete immaginarvi i seguenti. Da evitare.
Sometimes it happens that, when I find myself writing about films seen many weeks before, I touch up the final mark, because I realize that they left me more than I felt as soon as I finished watching. I chose not to assign votes to the so-called franchises in order not to add a further row to the titles, not to avoid the tranchant judgment. In this case I must honestly tell you that these four horror / paranormal films have left me nothing but the regret of having lost at least 6 hours that I could have devoted to other recreational activities. Sometimes, it is not clear how one can insist on a clearly unfruitful trend. If the first film was weak, you can imagine the following. To avoid.
20200722
I ribelli del calcio
Les rebelles du foot - Di Gilles Perez e Gilles Rof (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Eric Cantona ci fa da guida alle storie di cinque calciatori che hanno fatto la storia non esattamente a suon di gol, ma con l'impegno politico e sociale. Un documentario controcorrente, uno schiaffo a quelli che "la politica deve rimanere fuori dagli stadi". Didier Drogba e la guerra civile in Costa D'Avorio, Carlos Caszely e la dittatura di Pinochet in Cile, Rachid Mekhloufi e la squadra del FLN, Pedrag Pasic e la scuola di calcio Bubamara durante l'assedio di Sarajevo, Socrates e la Democrazia Corinthiana.
Cantona si conferma alternativo anche nelle sue scelte post calcio. Questo documentario, magari non tecnicamente ineccepibile, è davvero interessante, e ammirevole nel portare alla luce alcune storie eroiche della storia del calcio, al di là dei gesti tecnici. Esiste anche un seguito, ad oggi introvabile. Se vi piace il calcio e la pensate in un certo modo, non vi deluderà.
Cantona confirms his alternativity in his post-football choices. This documentary, perhaps not technically flawless, is really interesting, and admirable in bringing to light some heroic stories from the history of football, beyond technical gestures. There is also a sequel, now unobtainable. If you like football and your political view look in a certain direction, it won't disappoint you.
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Eric Cantona ci fa da guida alle storie di cinque calciatori che hanno fatto la storia non esattamente a suon di gol, ma con l'impegno politico e sociale. Un documentario controcorrente, uno schiaffo a quelli che "la politica deve rimanere fuori dagli stadi". Didier Drogba e la guerra civile in Costa D'Avorio, Carlos Caszely e la dittatura di Pinochet in Cile, Rachid Mekhloufi e la squadra del FLN, Pedrag Pasic e la scuola di calcio Bubamara durante l'assedio di Sarajevo, Socrates e la Democrazia Corinthiana.
Cantona si conferma alternativo anche nelle sue scelte post calcio. Questo documentario, magari non tecnicamente ineccepibile, è davvero interessante, e ammirevole nel portare alla luce alcune storie eroiche della storia del calcio, al di là dei gesti tecnici. Esiste anche un seguito, ad oggi introvabile. Se vi piace il calcio e la pensate in un certo modo, non vi deluderà.
Cantona confirms his alternativity in his post-football choices. This documentary, perhaps not technically flawless, is really interesting, and admirable in bringing to light some heroic stories from the history of football, beyond technical gestures. There is also a sequel, now unobtainable. If you like football and your political view look in a certain direction, it won't disappoint you.
20200721
Esci
Get Out - Di Jordan Peele (2017)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Il fotografo afro americano Chris Washington è preoccupato mentre si prepara a incontrare la famiglia della sua ragazza bianca, Rose Armitage. Più tardi, a casa Armitage nell' Upstate New York, il fratello di Rose, Jeremy e i loro genitori, il neurochirurgo Dean e l'ipnoterapeuta Missy, fanno commenti sconcertanti sulle persone di colore. Chris assiste allo strano comportamento di Georgina, la governante (afro americana) della tenuta e di Walter, il giardiniere (afro americano).
Debutto come regista di Peele, che, come già detto in occasione del commento al suo secondo film, sta cercando una via "nuova" all'horror, con viraggio afro americano. Questo Get Out può senz'altro essere letto in chiave allegorica, oltre che in maniera classica, e bisogna dire che risulta convincente in entrambe i casi. Ci aspettiamo grandi cose.
Debut as director of Peele, who, as already said on the occasion of the commentary on his second film, is looking for a "new" way to horror, with an African American nuance. This Get Out can certainly be read in an allegorical key, as well as in a classical way, and it must be said that it is convincing in both cases. We expect great things.
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Il fotografo afro americano Chris Washington è preoccupato mentre si prepara a incontrare la famiglia della sua ragazza bianca, Rose Armitage. Più tardi, a casa Armitage nell' Upstate New York, il fratello di Rose, Jeremy e i loro genitori, il neurochirurgo Dean e l'ipnoterapeuta Missy, fanno commenti sconcertanti sulle persone di colore. Chris assiste allo strano comportamento di Georgina, la governante (afro americana) della tenuta e di Walter, il giardiniere (afro americano).
Debutto come regista di Peele, che, come già detto in occasione del commento al suo secondo film, sta cercando una via "nuova" all'horror, con viraggio afro americano. Questo Get Out può senz'altro essere letto in chiave allegorica, oltre che in maniera classica, e bisogna dire che risulta convincente in entrambe i casi. Ci aspettiamo grandi cose.
Debut as director of Peele, who, as already said on the occasion of the commentary on his second film, is looking for a "new" way to horror, with an African American nuance. This Get Out can certainly be read in an allegorical key, as well as in a classical way, and it must be said that it is convincing in both cases. We expect great things.
20200720
La mia morte
The Death of Me - Polaris (2020)
Ed eccoci a parlare degli australiani di Sydney Polaris, qui al loro secondo lavoro, dopo che in molti, me compreso, se li persero in questa occasione. Curiosamente, o forse no, il primo paragone, anche piuttosto ingombrante, che viene fatto ascoltando il loro metalcore, è quello degli Architects. Struttura delle tracce e attitudine molti simili, una delle differenze che si apprezzano sono gli sparuti ma importanti soli di chitarra, che rivelano una forte influenza delle NWOBHM, almeno sul chitarrista solista Ryan Siew (che si unì alla band nel 2013 alla tenera età di 15 anni). Suono massiccio, grinta, belle melodie. Vista la giovane età di tutta la band (il nucleo si è messo insieme nel 2012 dopo una "battle of the bands" del loro liceo), immagino avranno tempo per emanciparsi dalle influenze e far uscire la loro personalità.
And here we are talking about the Australians of Sydney Polaris, here at their second work, after many, including myself, lost them on this occasion. Curiously, or probably not, the first comparison, even a rather cumbersome one, made by listening to their metalcore, is that with the Architects. Structure of the tracks and many similarity, one of the differences that we can appreciate are the sparing but important guitar solos, which reveal a strong influence of the NWOBHM, at least on the solo guitarist Ryan Siew (who joined the band in 2013 at the tender age of 15 years). Massive sound, grit, beautiful melodies. Given the young age of the whole band (the core got together in 2012 after a battle of the bands in their high school), I imagine they will have time to free themselves from the influences and let their personality out.
Ed eccoci a parlare degli australiani di Sydney Polaris, qui al loro secondo lavoro, dopo che in molti, me compreso, se li persero in questa occasione. Curiosamente, o forse no, il primo paragone, anche piuttosto ingombrante, che viene fatto ascoltando il loro metalcore, è quello degli Architects. Struttura delle tracce e attitudine molti simili, una delle differenze che si apprezzano sono gli sparuti ma importanti soli di chitarra, che rivelano una forte influenza delle NWOBHM, almeno sul chitarrista solista Ryan Siew (che si unì alla band nel 2013 alla tenera età di 15 anni). Suono massiccio, grinta, belle melodie. Vista la giovane età di tutta la band (il nucleo si è messo insieme nel 2012 dopo una "battle of the bands" del loro liceo), immagino avranno tempo per emanciparsi dalle influenze e far uscire la loro personalità.
And here we are talking about the Australians of Sydney Polaris, here at their second work, after many, including myself, lost them on this occasion. Curiously, or probably not, the first comparison, even a rather cumbersome one, made by listening to their metalcore, is that with the Architects. Structure of the tracks and many similarity, one of the differences that we can appreciate are the sparing but important guitar solos, which reveal a strong influence of the NWOBHM, at least on the solo guitarist Ryan Siew (who joined the band in 2013 at the tender age of 15 years). Massive sound, grit, beautiful melodies. Given the young age of the whole band (the core got together in 2012 after a battle of the bands in their high school), I imagine they will have time to free themselves from the influences and let their personality out.
20200719
Rina
Sawayama - Rina Sawayama (2020)
Stranissimo pastiche quello della cantautrice anglo-giapponese Rina Sawayama, alla quale sono arrivato totalmente per caso, e non ricordo neppure come. Devo dire che sono rimasto sorpreso quando ho visto che Pitchfork ha assegnato al suo debutto sulla lunga distanza (dopo l'EP Rina del 2017) un 7,7/10. Voce notevole, carriera anche da modella, laureata in Scienze Politiche, si identifica come bisessuale e pansessuale al tempo stesso (un bel modo di confondere le idee), e musicalmente è come se mettesse insieme Celine Dion, Korn, Evanescence, Dua Lipa e Britney Spears, con uno sguardo insistente verso la fine degli anni '90 e i primi 2000. Il disco è puro intrattenimento pop, e molte canzoni sono divertenti, seppur già sentite. Chissà come procederà il suo stile nel futuro.
Strange pastiche that of the Anglo-Japanese singer-songwriter Rina Sawayama, to whom I arrived totally by chance, and I don't even remember how. I have to say I was surprised when I saw that Pitchfork awarded her long distance debut (after the 2017 EP Rina) a 7.7 / 10. Notable voice, career also as a model, graduated in Political Sciences, she identifies herself as bisexual and pansexual at the same time (a nice way to confuse ideas), and musically it is as if she put together Celine Dion, Korn, Evanescence, Dua Lipa and Britney Spears, with an insistent look in the late 90s and early 2000s. The album is pure pop entertainment, and many songs are fun, albeit already heard. Who knows how her style will proceed in the future.
Stranissimo pastiche quello della cantautrice anglo-giapponese Rina Sawayama, alla quale sono arrivato totalmente per caso, e non ricordo neppure come. Devo dire che sono rimasto sorpreso quando ho visto che Pitchfork ha assegnato al suo debutto sulla lunga distanza (dopo l'EP Rina del 2017) un 7,7/10. Voce notevole, carriera anche da modella, laureata in Scienze Politiche, si identifica come bisessuale e pansessuale al tempo stesso (un bel modo di confondere le idee), e musicalmente è come se mettesse insieme Celine Dion, Korn, Evanescence, Dua Lipa e Britney Spears, con uno sguardo insistente verso la fine degli anni '90 e i primi 2000. Il disco è puro intrattenimento pop, e molte canzoni sono divertenti, seppur già sentite. Chissà come procederà il suo stile nel futuro.
Strange pastiche that of the Anglo-Japanese singer-songwriter Rina Sawayama, to whom I arrived totally by chance, and I don't even remember how. I have to say I was surprised when I saw that Pitchfork awarded her long distance debut (after the 2017 EP Rina) a 7.7 / 10. Notable voice, career also as a model, graduated in Political Sciences, she identifies herself as bisexual and pansexual at the same time (a nice way to confuse ideas), and musically it is as if she put together Celine Dion, Korn, Evanescence, Dua Lipa and Britney Spears, with an insistent look in the late 90s and early 2000s. The album is pure pop entertainment, and many songs are fun, albeit already heard. Who knows how her style will proceed in the future.
20200718
Quarto
RTJ4 - Run the Jewels (2020)
Vi ho già detto più volte che l'hip hop, pur non essendo esattamente il genere musicale della mia vita, mi ha sempre interessato; detto ciò, non mi sento un esperto, ma ne ho ascoltato molto. Quello che potremo definire moderno, non mi entusiasma più di tanto. Questo non giustifica il fatto che fossi arrivato fino ad oggi senza mai ascoltare i Run the Jewels, duo "misto" (un bianco e un nero) considerato, vista l'esperienza di Killer Mike e El-P, un supergruppo hip hop. Faccio ammenda e dico che questo disco è molto vicino ad una bomba. Influenze di Cypress Hill, Beastie Boys, Wu-Tang Clan, Public Enemy, un flow pazzesco, due voci che si completano perfettamente, testi arrabbiati e socialmente-politicamente impegnati, e grandi tracce. Suono moderno che pesca dalle influenze succitate, gusto melodico insieme a grinta e suoni duri. Nomi importanti che contribuiscono alla composizione, ed ospiti illustri: Greg Nice, Dj Premier, 2 Chainz, Mavis Staples, Josh Homme, Pharrell Williams e Zack de la Rocha. Disco hip hop veramente top.
I have already told you several times that hip hop, although not exactly the musical genre of my life, has always interested me; Having said that, I don't feel like an expert, but I have listened it a lot. What we can define as modern does not excite me too much. This does not justify the fact that I had come to this day without ever listening to Run the Jewels, a "mixed" (black and white) duo considered, given the experience of Killer Mike and El-P, a hip hop supergroup. I make amends and say that this record is very close to a bomb. Cypress Hill, Beastie Boys, Wu-Tang Clan, Public Enemy influences, a crazy flow, two voices that complement each other perfectly, angry and socially-politically engaged lyrics, and great tracks. Modern sound that draws from the aforementioned influences, melodic taste together with grit and harsh sounds. Important names that contribute to the composition, and illustrious guests: Greg Nice, Dj Premier, 2 Chainz, Mavis Staples, Josh Homme, Pharrell Williams and Zack de la Rocha. Really top hip hop album.
Vi ho già detto più volte che l'hip hop, pur non essendo esattamente il genere musicale della mia vita, mi ha sempre interessato; detto ciò, non mi sento un esperto, ma ne ho ascoltato molto. Quello che potremo definire moderno, non mi entusiasma più di tanto. Questo non giustifica il fatto che fossi arrivato fino ad oggi senza mai ascoltare i Run the Jewels, duo "misto" (un bianco e un nero) considerato, vista l'esperienza di Killer Mike e El-P, un supergruppo hip hop. Faccio ammenda e dico che questo disco è molto vicino ad una bomba. Influenze di Cypress Hill, Beastie Boys, Wu-Tang Clan, Public Enemy, un flow pazzesco, due voci che si completano perfettamente, testi arrabbiati e socialmente-politicamente impegnati, e grandi tracce. Suono moderno che pesca dalle influenze succitate, gusto melodico insieme a grinta e suoni duri. Nomi importanti che contribuiscono alla composizione, ed ospiti illustri: Greg Nice, Dj Premier, 2 Chainz, Mavis Staples, Josh Homme, Pharrell Williams e Zack de la Rocha. Disco hip hop veramente top.
I have already told you several times that hip hop, although not exactly the musical genre of my life, has always interested me; Having said that, I don't feel like an expert, but I have listened it a lot. What we can define as modern does not excite me too much. This does not justify the fact that I had come to this day without ever listening to Run the Jewels, a "mixed" (black and white) duo considered, given the experience of Killer Mike and El-P, a hip hop supergroup. I make amends and say that this record is very close to a bomb. Cypress Hill, Beastie Boys, Wu-Tang Clan, Public Enemy influences, a crazy flow, two voices that complement each other perfectly, angry and socially-politically engaged lyrics, and great tracks. Modern sound that draws from the aforementioned influences, melodic taste together with grit and harsh sounds. Important names that contribute to the composition, and illustrious guests: Greg Nice, Dj Premier, 2 Chainz, Mavis Staples, Josh Homme, Pharrell Williams and Zack de la Rocha. Really top hip hop album.
20200717
Sii un ciao
Be Up A Hello - Squarepusher (2020)
La prima impressione che ho avuto ascoltando il quindicesimo disco in studio di Tom Jenkinson aka Squarepusher, è stata: "è come se un videgioco degli anni '90 si fosse messo a scrivere una colonna sonora". Molte tracce ve le potete immaginare come inseguimenti attraverso città futuristiche alla Blade Runner. L'impressione era corretta: per la realizzazione di questo disco, Squarepusher ha deciso di riutilizzare i sintetizzatori analogici che ha usato nei primi anni '90 anziché che la sua stessa tecnologia che ha sviluppato e utilizzato in album come Ufabulum (2012) e Damogen Furies (2015). Jenkinson ha anche usato effetti a pedali vintage e un Commodore VIC-20. Il risultato è ovviamente allucinante, come ci ha abituato, e al tempo stesso eccitante e leggermente ansiogeno.
The first impression I had listening to Tom Jenkinson aka Squarepusher's fifteenth studio album was: "it's as if a video game from the 90s had started writing a soundtrack". You can imagine many tracks as if something or someone was chased through futuristic cities like in Blade Runner. The impression was correct: for the making of this disc, Squarepusher decided to reuse analogue synthesizers that he used in the early 1990s rather than his own technology that he developed and used on albums like Ufabulum (2012) and Damogen Furies (2015). Jenkinson also made use of vintage effects units and a Commodore VIC-20. The result is obviously hallucinating, as he has accustomed us, and at the same time exciting and slightly anxious.
La prima impressione che ho avuto ascoltando il quindicesimo disco in studio di Tom Jenkinson aka Squarepusher, è stata: "è come se un videgioco degli anni '90 si fosse messo a scrivere una colonna sonora". Molte tracce ve le potete immaginare come inseguimenti attraverso città futuristiche alla Blade Runner. L'impressione era corretta: per la realizzazione di questo disco, Squarepusher ha deciso di riutilizzare i sintetizzatori analogici che ha usato nei primi anni '90 anziché che la sua stessa tecnologia che ha sviluppato e utilizzato in album come Ufabulum (2012) e Damogen Furies (2015). Jenkinson ha anche usato effetti a pedali vintage e un Commodore VIC-20. Il risultato è ovviamente allucinante, come ci ha abituato, e al tempo stesso eccitante e leggermente ansiogeno.
The first impression I had listening to Tom Jenkinson aka Squarepusher's fifteenth studio album was: "it's as if a video game from the 90s had started writing a soundtrack". You can imagine many tracks as if something or someone was chased through futuristic cities like in Blade Runner. The impression was correct: for the making of this disc, Squarepusher decided to reuse analogue synthesizers that he used in the early 1990s rather than his own technology that he developed and used on albums like Ufabulum (2012) and Damogen Furies (2015). Jenkinson also made use of vintage effects units and a Commodore VIC-20. The result is obviously hallucinating, as he has accustomed us, and at the same time exciting and slightly anxious.
20200716
Il disco
The Album - Teyana Taylor (2020)
Il terzo disco per Teyana Meshay Jacqueli Shumpert nata Taylor, è una delusione. Dopo un secondo disco molto breve (vedi rece), questo terzo sembra voler pareggiare la questione, ed è molto lungo. Troppo. La voce di Teyana è ancora molto bella e si capisce che la sa usare, ma tra le ventitré tracce dell'album, non ce n'è una che faccia gridare al miracolo o che faccia ballare con gusto. Forse qualcosa giusto con l'ultimissima traccia We Got Love, ospite Lauryn Hill, ma è davvero troppo poco. Nonostante lo stuolo di ospiti e la lista ancora più lunga di produttori e di compositori, le promesse dei primi due album non si sono ancora concretizzate. Se nell'RNB (ma pure negli altri generi) la parte estetica/look conta quanto quella compositiva, diciamo che qua siamo a metà dell'opera.
The third album for Teyana Meshay Jacqueli Shumpert born Taylor, is a disappointment. After a second very short album (see review), this third seems to want to balance the issue, and is very long. Too much. Teyana's voice is still very beautiful and it is clear that she knows how to use it, but between the twentythree tracks of the album, there is not even one that makes you shout to a miracle or that makes you dance with energy. Maybe something with the latest track We Got Love, featuring Lauryn Hill, but it is really too little. Despite the list of guests and the even longer list of producers and composers, the promises of the first two albums have not yet materialized. If in the RNB (but also in other genres) the aesthetic / look part counts as much as the compositional one, we say that here we are halfway through the work.
Il terzo disco per Teyana Meshay Jacqueli Shumpert nata Taylor, è una delusione. Dopo un secondo disco molto breve (vedi rece), questo terzo sembra voler pareggiare la questione, ed è molto lungo. Troppo. La voce di Teyana è ancora molto bella e si capisce che la sa usare, ma tra le ventitré tracce dell'album, non ce n'è una che faccia gridare al miracolo o che faccia ballare con gusto. Forse qualcosa giusto con l'ultimissima traccia We Got Love, ospite Lauryn Hill, ma è davvero troppo poco. Nonostante lo stuolo di ospiti e la lista ancora più lunga di produttori e di compositori, le promesse dei primi due album non si sono ancora concretizzate. Se nell'RNB (ma pure negli altri generi) la parte estetica/look conta quanto quella compositiva, diciamo che qua siamo a metà dell'opera.
The third album for Teyana Meshay Jacqueli Shumpert born Taylor, is a disappointment. After a second very short album (see review), this third seems to want to balance the issue, and is very long. Too much. Teyana's voice is still very beautiful and it is clear that she knows how to use it, but between the twentythree tracks of the album, there is not even one that makes you shout to a miracle or that makes you dance with energy. Maybe something with the latest track We Got Love, featuring Lauryn Hill, but it is really too little. Despite the list of guests and the even longer list of producers and composers, the promises of the first two albums have not yet materialized. If in the RNB (but also in other genres) the aesthetic / look part counts as much as the compositional one, we say that here we are halfway through the work.
20200715
Quadrivium
Quadra - Sepultura (2020)
Il quindicesimo album in studio della band brasiliana, ormai dimentica dei fratelli Cavalera (sono ormai molti di più gli album e gli anni passati senza che con), è, e probabilmente la mia è una fissa, l'ennesimo tentativo, onesto senza dubbio ma non esattamente riuscito, di conciliare il metal con il tribalismo che in qualche modo, riuscì con Roots. Concept album basato sulla numerologia e ammiccante al Quadrivio (ma in portoghese quadra significa anche campo sportivo), nelle intenzioni della band il disco formato da 12 tracce è suddiviso in quattro parti, ognuna con tre canzoni che guardano a sfaccettature diverse del metal: la prima al thrash classico dei vecchi Sepultura, la seconda al groove/percussivo di Roots (ri-eccoci), la terza al progressive, la quarta al melodico quasi ballad. Il risultato a mio modesto parere non è così esaltante come i risultati delle chart o diverse recensioni sembrerebbero indicare. E' un disco che segnala una band che paradossalmente, dopo 15 dischi si ritrova ancora alla ricerca di un'identità.
The Brazilian band's fifteenth studio album, totally forgotten the Cavalera brothers (there are now more albums and years gone by without them), is, and probably mine is a fixation, yet another attempt, honest without a doubt but not exactly successful, to reconcile metal with tribalism that somehow succeeded with Roots. Concept album based on numerology and winking at the Quadrivium (but in Portuguese quadra also means sports court), in the band's intentions the 12-track disc is divided into four parts, each with three songs that look at different facets of metal: the first to the classic thrash of the old Sepultura, the second to groove / percussive style of Roots (here we are again), the third to progressive, the fourth to melodic almost ballad. The result in my humble opinion is not as exciting as the results of the charts or several reviews would seem to indicate. It is a record that signals a band that paradoxically, after 15 records, still finds itself looking for an identity.
Il quindicesimo album in studio della band brasiliana, ormai dimentica dei fratelli Cavalera (sono ormai molti di più gli album e gli anni passati senza che con), è, e probabilmente la mia è una fissa, l'ennesimo tentativo, onesto senza dubbio ma non esattamente riuscito, di conciliare il metal con il tribalismo che in qualche modo, riuscì con Roots. Concept album basato sulla numerologia e ammiccante al Quadrivio (ma in portoghese quadra significa anche campo sportivo), nelle intenzioni della band il disco formato da 12 tracce è suddiviso in quattro parti, ognuna con tre canzoni che guardano a sfaccettature diverse del metal: la prima al thrash classico dei vecchi Sepultura, la seconda al groove/percussivo di Roots (ri-eccoci), la terza al progressive, la quarta al melodico quasi ballad. Il risultato a mio modesto parere non è così esaltante come i risultati delle chart o diverse recensioni sembrerebbero indicare. E' un disco che segnala una band che paradossalmente, dopo 15 dischi si ritrova ancora alla ricerca di un'identità.
The Brazilian band's fifteenth studio album, totally forgotten the Cavalera brothers (there are now more albums and years gone by without them), is, and probably mine is a fixation, yet another attempt, honest without a doubt but not exactly successful, to reconcile metal with tribalism that somehow succeeded with Roots. Concept album based on numerology and winking at the Quadrivium (but in Portuguese quadra also means sports court), in the band's intentions the 12-track disc is divided into four parts, each with three songs that look at different facets of metal: the first to the classic thrash of the old Sepultura, the second to groove / percussive style of Roots (here we are again), the third to progressive, the fourth to melodic almost ballad. The result in my humble opinion is not as exciting as the results of the charts or several reviews would seem to indicate. It is a record that signals a band that paradoxically, after 15 records, still finds itself looking for an identity.
20200714
We Are Not Your Kind
Slipknot + Behemoth, Mediolanum Forum Milano, martedì 11 febbraio 2020
Chi lo avrebbe immaginato, che questo concerto sarebbe rimasto l'ultimo, per lungo tempo, vista la pandemia del 2020. Eppure, è andata così. Sono al Forum di Assago con un certo anticipo, perché devo confessare che stasera sono più incuriosito dagli special guest, i polacchi Behemoth, che mi sono perso un paio d'anni fa, rispetto agli headliner, già visti molti anni fa.
E infatti, la band guidata dal discusso Nergal, criticato da molti perché giudicato un poser (la definizione mi fa sorridere ripensando agli anni '80), offre un ottimo spettacolo, nei circa 45 minuti a disposizione, insieme ad una scaletta equilibrata (seppur limitata), c'è perfino Chant for Eschaton 2000, dal loro Satanica del 1999, fuochi, esplosioni, fumo, visual, la conclusione con l'intera band alle percussioni su Coagvla, il tutto mentre il Forum si va riempiendo, ed il già citato Nergal dimostra di saper recitare la parte del capopopolo, trascinando il pubblico ancora non traboccante. Non sono poi così diversi, se consideriamo i generi un po' differenti, rispetto agli Slipknot di un Corey Taylor che come sempre, ci tiene a ricordare che conosce le basi dell'italiano, bestemmie comprese. Apre le danze una For Those About to Rock (We Salute You) degli AC/DC sparata ad un volume altissimo dalle casse, dopo di che, su di un palco che appare immenso (molto moderno), ecco il combo statunitense. Scaletta lunghissima, diciassette pezzi, encore compresi, introduzione con Insert Coin registrata, altre due registrazioni ad aprire e chiudere gli encore, una performance dove ci sono anche diverse pause, che ribadisce da una parte la devozione dei molti fan, dall'altra l'assoluta ridondanza della formazione, una cosa che non capirò mai. Massimo rispetto comunque per una band che ha sicuramente contribuito all'allargamento del bacino d'utenza del metal, ma che probabilmente ha fatto il suo tempo.
The band led by the discussed Nergal, criticized by many because judged a poser (the definition makes me smile thinking back to the 80s), offers an excellent show, in about 45 minutes available, along with a balanced set-list (albeit limited), there is even Chant for Eschaton 2000, from their 1999 Satanica, fires, explosions, smoke, visual, the end with the whole band on the percussion on Coagvla, all while the Forum is filling up, and the aforementioned Nergal proves that he can play the part of the leader, dragging the audience that is still not overflowing. They are not so different, if we consider the genres a little different, compared to the Slipknot of a Corey Taylor who, as always, wants to remember that he knows the basics of Italian, including blasphemies. For Those About to Rock (We Salute You) by AC/DC of course, opens the dances, shot at a very high volume from the speakers, after which, on a stage that appears immense (very modern), here is the American combo. Very long set-list, seventeen tracks, including encore, introduction with a recorded Insert Coin, two other recordings to open and close the encore, a performance where there are also several pauses, which reaffirms on one hand the devotion of many fans, on the other the absolute redundancy of the line-up, something I will never understand. Maximum respect, however, for a band that has certainly contributed to the expansion of the catchment area of metal, but which has probably made its time.
Chi lo avrebbe immaginato, che questo concerto sarebbe rimasto l'ultimo, per lungo tempo, vista la pandemia del 2020. Eppure, è andata così. Sono al Forum di Assago con un certo anticipo, perché devo confessare che stasera sono più incuriosito dagli special guest, i polacchi Behemoth, che mi sono perso un paio d'anni fa, rispetto agli headliner, già visti molti anni fa.
E infatti, la band guidata dal discusso Nergal, criticato da molti perché giudicato un poser (la definizione mi fa sorridere ripensando agli anni '80), offre un ottimo spettacolo, nei circa 45 minuti a disposizione, insieme ad una scaletta equilibrata (seppur limitata), c'è perfino Chant for Eschaton 2000, dal loro Satanica del 1999, fuochi, esplosioni, fumo, visual, la conclusione con l'intera band alle percussioni su Coagvla, il tutto mentre il Forum si va riempiendo, ed il già citato Nergal dimostra di saper recitare la parte del capopopolo, trascinando il pubblico ancora non traboccante. Non sono poi così diversi, se consideriamo i generi un po' differenti, rispetto agli Slipknot di un Corey Taylor che come sempre, ci tiene a ricordare che conosce le basi dell'italiano, bestemmie comprese. Apre le danze una For Those About to Rock (We Salute You) degli AC/DC sparata ad un volume altissimo dalle casse, dopo di che, su di un palco che appare immenso (molto moderno), ecco il combo statunitense. Scaletta lunghissima, diciassette pezzi, encore compresi, introduzione con Insert Coin registrata, altre due registrazioni ad aprire e chiudere gli encore, una performance dove ci sono anche diverse pause, che ribadisce da una parte la devozione dei molti fan, dall'altra l'assoluta ridondanza della formazione, una cosa che non capirò mai. Massimo rispetto comunque per una band che ha sicuramente contribuito all'allargamento del bacino d'utenza del metal, ma che probabilmente ha fatto il suo tempo.
The band led by the discussed Nergal, criticized by many because judged a poser (the definition makes me smile thinking back to the 80s), offers an excellent show, in about 45 minutes available, along with a balanced set-list (albeit limited), there is even Chant for Eschaton 2000, from their 1999 Satanica, fires, explosions, smoke, visual, the end with the whole band on the percussion on Coagvla, all while the Forum is filling up, and the aforementioned Nergal proves that he can play the part of the leader, dragging the audience that is still not overflowing. They are not so different, if we consider the genres a little different, compared to the Slipknot of a Corey Taylor who, as always, wants to remember that he knows the basics of Italian, including blasphemies. For Those About to Rock (We Salute You) by AC/DC of course, opens the dances, shot at a very high volume from the speakers, after which, on a stage that appears immense (very modern), here is the American combo. Very long set-list, seventeen tracks, including encore, introduction with a recorded Insert Coin, two other recordings to open and close the encore, a performance where there are also several pauses, which reaffirms on one hand the devotion of many fans, on the other the absolute redundancy of the line-up, something I will never understand. Maximum respect, however, for a band that has certainly contributed to the expansion of the catchment area of metal, but which has probably made its time.
20200713
Punitore
Punisher - Phoebe Bridgers (2020)
Ha ragione l'amico che non citerò per la sua quiete di coppia, che c'è solo da provare amore, nei confronti di Phoebe Bridgers. Lo capirete, se avete un cuore, fin dalle prime note vocali di Garden Song, subito dopo l'intro di DVD Menu. Dieci tracce (più un intro, appunto) per un secondo disco che ci ricorda che questa ragazza californiana della zona di Mendocino è, in questo momento, il top dell'emo-folk. Canzoni delicate che parlano dei temi chiave della generazione dei giovani di oggi: mancanza di empatia e connessione, differenze e tensioni tra l'essere e l'apparire, il dolore solitario dell'assistere allo sgretolarsi delle cose. Sempre sull'orlo della depressione, un altro modo per riflettere sul dolore e la violenza soprattutto psicologica, Phoebe si fa aiutare dalle amiche delle boygenius Julien Baker e Lucy Dacus, alle voci nelle due tracce conclusive, da molti ottimi musicisti (il disco è "soffice" ma piuttosto stratificato a livello strumentale), e soprattutto da quello che ormai possiamo considerare il suo mentore, Conor Oberst, alla voce su due tracce e co-compositore su almeno cinque. Non siamo ancora al capolavoro, ma la ragazza potrebbe farcela nel prossimo futuro.
There's a friend of mine, a friend that I will not mention for his peace as a couple, that says there is only love to feel, towards Phoebe Bridgers; he is right. You will understand it, if you have a heart, right from the first Garden Song vocal notes, immediately after the intro of DVD Menu. Ten tracks (plus an intro, in fact) for a second album that reminds us that this Californian girl from the Mendocino area is, at this moment, the top of emo-folk. Delicate songs that speak about the key themes of today's generation of young people: lack of empathy and connection, differences and tensions between being and appearing, the solitary pain of seeing things crumble. Still on the verge of depression, another way to reflect on pain and especially psychological violence, Phoebe gets help from the friends of the boygenius Julien Baker and Lucy Dacus, voices in the two final tracks, by many excellent musicians (the record is "soft" but rather stratified on an instrumental level), and above all from what we can now consider her mentor, Conor Oberst, on two tracks and co-composer on at least five. We are not yet at the masterpiece, but the girl could do it in the near future.
Ha ragione l'amico che non citerò per la sua quiete di coppia, che c'è solo da provare amore, nei confronti di Phoebe Bridgers. Lo capirete, se avete un cuore, fin dalle prime note vocali di Garden Song, subito dopo l'intro di DVD Menu. Dieci tracce (più un intro, appunto) per un secondo disco che ci ricorda che questa ragazza californiana della zona di Mendocino è, in questo momento, il top dell'emo-folk. Canzoni delicate che parlano dei temi chiave della generazione dei giovani di oggi: mancanza di empatia e connessione, differenze e tensioni tra l'essere e l'apparire, il dolore solitario dell'assistere allo sgretolarsi delle cose. Sempre sull'orlo della depressione, un altro modo per riflettere sul dolore e la violenza soprattutto psicologica, Phoebe si fa aiutare dalle amiche delle boygenius Julien Baker e Lucy Dacus, alle voci nelle due tracce conclusive, da molti ottimi musicisti (il disco è "soffice" ma piuttosto stratificato a livello strumentale), e soprattutto da quello che ormai possiamo considerare il suo mentore, Conor Oberst, alla voce su due tracce e co-compositore su almeno cinque. Non siamo ancora al capolavoro, ma la ragazza potrebbe farcela nel prossimo futuro.
There's a friend of mine, a friend that I will not mention for his peace as a couple, that says there is only love to feel, towards Phoebe Bridgers; he is right. You will understand it, if you have a heart, right from the first Garden Song vocal notes, immediately after the intro of DVD Menu. Ten tracks (plus an intro, in fact) for a second album that reminds us that this Californian girl from the Mendocino area is, at this moment, the top of emo-folk. Delicate songs that speak about the key themes of today's generation of young people: lack of empathy and connection, differences and tensions between being and appearing, the solitary pain of seeing things crumble. Still on the verge of depression, another way to reflect on pain and especially psychological violence, Phoebe gets help from the friends of the boygenius Julien Baker and Lucy Dacus, voices in the two final tracks, by many excellent musicians (the record is "soft" but rather stratified on an instrumental level), and above all from what we can now consider her mentor, Conor Oberst, on two tracks and co-composer on at least five. We are not yet at the masterpiece, but the girl could do it in the near future.
20200712
Of Hate and Innocence
Dell'odio dell'innocenza - Paolo Benvegnù (2020)
Il sesto disco da solista per Paolo Giuseppe Benvegnù da Milano, innesca in me una domanda retorica: è molto bello, ma ha mai fatto qualcosa di brutto? Non dovrei rispondere, ma lo faccio: secondo me no, mai. Detto questo, un accenno a quello che il nostro ha detto sulla gestazione: Benvegnù sostiene di aver ritrovato queste canzoni su un demo, in una cassetta postale di una scuola di musica di Perugia, in una busta indirizzata a lui. Un provino, chitarra e voce, anonimo. E lui avrebbe arrangiato e messo su disco il tutto. Ovviamente, non ci crede nessuno: le undici tracce di Dell'odio dell'innocenza sono purissimo Benvegnù. I riferimenti che ho avuto occasione di leggere in varie recensioni, tutte ammirevoli, dei portali online italiani, parlano, musicalmente, di Radiohead, Fossati, PGR. Tutto giusto, e pure tutto sbagliato: il suono di Benvegnù oggi è sicuramente influenzato da questi e da altri, ma è suo ed è totalmente coerente con il suo percorso musicale. Dire delle liriche è molto semplice, sempre che non mi chiediate a quale scrittore o poeta si avvicini il modo di scrivere del cantautore: sono probabilmente ancora oggi le più belle, le più profonde, le più toccanti, le più accessibili senza essere mai banali, a livello italiano. E' forse vero che questo nuovo disco è leggermente più essenziale, musicalmente, dei precedenti. E' un bene: si lascia spazio ai testi, e se ne gode infinitamente. Ancora una volta, un grande, grande disco.
The sixth solo album for Paolo Giuseppe Benvegnù from Milan triggers a rhetorical question in me: it's very beautiful, but does him ever done something bad? I shouldn't answer, but I do: in my opinion, no, never. Having said that, a hint to what he said about gestation: Benvegnù claims to have found these songs on a demo, in a mailbox of a music school in Perugia, in an envelope addressed to him. An audition, guitar and voice, anonymous. And he would arrange and put it on record. Obviously, no one believes it: the eleven tracks of Dell'odio dell'innocenza are pure Benvegnù. The references that I have had the opportunity to read in various reviews, all admirable, of the Italian online portals, speak, musically, of Radiohead, Fossati, PGR. All right, and also all wrong: the sound of Benvegnù today is certainly influenced by these and others, but it is his and is totally consistent with his musical journey. Saying about the lyrics is very simple, as long as you don't ask me to which writer or poet the songwriter's approach is more close: they are probably still the most beautiful, the deepest, the most touching, the most accessible without ever being trivial, on an Italian level. It is perhaps true that this new record is slightly more essential, musically, than the previous ones. It is good: it leave space for the lyrics, and we can enjoy them infinitely. Once again, a big, big album.
Il sesto disco da solista per Paolo Giuseppe Benvegnù da Milano, innesca in me una domanda retorica: è molto bello, ma ha mai fatto qualcosa di brutto? Non dovrei rispondere, ma lo faccio: secondo me no, mai. Detto questo, un accenno a quello che il nostro ha detto sulla gestazione: Benvegnù sostiene di aver ritrovato queste canzoni su un demo, in una cassetta postale di una scuola di musica di Perugia, in una busta indirizzata a lui. Un provino, chitarra e voce, anonimo. E lui avrebbe arrangiato e messo su disco il tutto. Ovviamente, non ci crede nessuno: le undici tracce di Dell'odio dell'innocenza sono purissimo Benvegnù. I riferimenti che ho avuto occasione di leggere in varie recensioni, tutte ammirevoli, dei portali online italiani, parlano, musicalmente, di Radiohead, Fossati, PGR. Tutto giusto, e pure tutto sbagliato: il suono di Benvegnù oggi è sicuramente influenzato da questi e da altri, ma è suo ed è totalmente coerente con il suo percorso musicale. Dire delle liriche è molto semplice, sempre che non mi chiediate a quale scrittore o poeta si avvicini il modo di scrivere del cantautore: sono probabilmente ancora oggi le più belle, le più profonde, le più toccanti, le più accessibili senza essere mai banali, a livello italiano. E' forse vero che questo nuovo disco è leggermente più essenziale, musicalmente, dei precedenti. E' un bene: si lascia spazio ai testi, e se ne gode infinitamente. Ancora una volta, un grande, grande disco.
The sixth solo album for Paolo Giuseppe Benvegnù from Milan triggers a rhetorical question in me: it's very beautiful, but does him ever done something bad? I shouldn't answer, but I do: in my opinion, no, never. Having said that, a hint to what he said about gestation: Benvegnù claims to have found these songs on a demo, in a mailbox of a music school in Perugia, in an envelope addressed to him. An audition, guitar and voice, anonymous. And he would arrange and put it on record. Obviously, no one believes it: the eleven tracks of Dell'odio dell'innocenza are pure Benvegnù. The references that I have had the opportunity to read in various reviews, all admirable, of the Italian online portals, speak, musically, of Radiohead, Fossati, PGR. All right, and also all wrong: the sound of Benvegnù today is certainly influenced by these and others, but it is his and is totally consistent with his musical journey. Saying about the lyrics is very simple, as long as you don't ask me to which writer or poet the songwriter's approach is more close: they are probably still the most beautiful, the deepest, the most touching, the most accessible without ever being trivial, on an Italian level. It is perhaps true that this new record is slightly more essential, musically, than the previous ones. It is good: it leave space for the lyrics, and we can enjoy them infinitely. Once again, a big, big album.
20200711
A unit of explosive force equal to one billion (109) tons of trinitrotoluene (TNT)
Gigaton - Pearl Jam (2020)
In un mondo ideale, dove tutti noi vecchi fan della band di Seattle, Washington continuiamo a voler loro bene, Vedder ha una carriera solista incentrata sulle canzoni con l'ukulele e fa uscire dischi con parsimonia, McCready ha messo in piedi un supergruppo rock dove continua a deliziarci con i suoi assoli, Gossard compone colonne sonore romantiche, Ament allena una squadra di basket locale, Cameron ha riformato gli Hater; hanno smesso di pubblicare album dal 2002, e si riuniscono ogni 5 anni per un tour mondiale dove la scaletta viene scelta dai fan via Instagram. Non sono ammesse canzoni da Riot Act.
Nel mondo reale, ci tocca parlare di Gigaton, un disco mediocre fatto da canzoni senza nerbo, a volte addirittura imbarazzanti. Pochissimi momenti emozionanti, un ritornello e forse un paio di assoli. Inserendolo nel contesto della loro carriera è chiaramente indice chiaro dell'esaurimento della vena compositiva, e grida "pensione" molto forte. Onestamente, non ritengo ci sia da dire molto di più di questo, e credetemi, mi dispiace molto.
In an ideal world, where all of us old fan of the Seattle, Washington band continue to love them, Vedder has a solo career centered on songs with the ukulele and releases records sparingly, McCready has set up a rock supergroup where continues to delight us with his solos, Gossard composes romantic soundtracks, Ament trains a local basketball team, Cameron has rebanded Hater; they have stopped releasing albums since 2002, and meet every 5 years for a world tour where the set-list is chosen by fans via Instagram. Riot Act songs are not allowed.
In the real world, we have to talk about Gigaton, a mediocre record made up of songs without bravado, sometimes even embarrassing. Very few exciting moments, a refrain and maybe a couple of solos. Placing it in the context of their career is clearly an indication of the exhaustion of their compositional vein, and cries out a very loud "retirement". Honestly, I don't think there is much more to say about this, and believe me, I'm very sorry.
In un mondo ideale, dove tutti noi vecchi fan della band di Seattle, Washington continuiamo a voler loro bene, Vedder ha una carriera solista incentrata sulle canzoni con l'ukulele e fa uscire dischi con parsimonia, McCready ha messo in piedi un supergruppo rock dove continua a deliziarci con i suoi assoli, Gossard compone colonne sonore romantiche, Ament allena una squadra di basket locale, Cameron ha riformato gli Hater; hanno smesso di pubblicare album dal 2002, e si riuniscono ogni 5 anni per un tour mondiale dove la scaletta viene scelta dai fan via Instagram. Non sono ammesse canzoni da Riot Act.
Nel mondo reale, ci tocca parlare di Gigaton, un disco mediocre fatto da canzoni senza nerbo, a volte addirittura imbarazzanti. Pochissimi momenti emozionanti, un ritornello e forse un paio di assoli. Inserendolo nel contesto della loro carriera è chiaramente indice chiaro dell'esaurimento della vena compositiva, e grida "pensione" molto forte. Onestamente, non ritengo ci sia da dire molto di più di questo, e credetemi, mi dispiace molto.
In an ideal world, where all of us old fan of the Seattle, Washington band continue to love them, Vedder has a solo career centered on songs with the ukulele and releases records sparingly, McCready has set up a rock supergroup where continues to delight us with his solos, Gossard composes romantic soundtracks, Ament trains a local basketball team, Cameron has rebanded Hater; they have stopped releasing albums since 2002, and meet every 5 years for a world tour where the set-list is chosen by fans via Instagram. Riot Act songs are not allowed.
In the real world, we have to talk about Gigaton, a mediocre record made up of songs without bravado, sometimes even embarrassing. Very few exciting moments, a refrain and maybe a couple of solos. Placing it in the context of their career is clearly an indication of the exhaustion of their compositional vein, and cries out a very loud "retirement". Honestly, I don't think there is much more to say about this, and believe me, I'm very sorry.
20200710
Calcio
Kick I - Arca (2020)
Continua il cammino visionario di Arca, vero nome adesso Alejandra Ghersi (rispetto all'album precedente, dove si identificava nell'essere gay, è passata attraverso la definizione di nonbinary per giungere a quella di donna trans): potremmo pensare che, di pari passo al suo percorso nella vita, anche quello della sua musica sta mutando. Come notano i critici più attenti, meno malinconico del precedente, questo primo pezzo di quella che è prevista essere una quadrilogia è un disco di pop avanguardista a tratti piuttosto duro, che incrocia soprattutto ritmi latini con un'elettronica sincopata, conservando un fondo malinconico qua e là. Collaborazioni con Bjork (che su Afterwards si esibisce declamando in castigliano una poesia di Antonio Machado), Shygirl (Watch), Rosalía (KLK), Sophie (La Chíqui), per un disco strano, vario, ballabile con molti ritmi differenti, celebrazione dell'euforia e del mix di generi, in tutti i sensi.
The visionary journey of Arca continues, real name now Alejandra Ghersi (compared to the previous album, where she identified herself as a gay man, she went through the definition of nonbinary to reach that of trans woman): we could think that, hand in hand to her path in life, even that of her music is changing. As the most attentive critics note, less melancholic than the previous one, this first piece of what is expected to be a quadrilogy is a rather harsh avant-garde pop record, which mostly crosses Latin rhythms with syncopated electronics, preserving a melancholy background here and there. Collaborations with Bjork (who on Afterwards performs declaiming a poem by Antonio Machado in Castilian), Shygirl (Watch), Rosalía (KLK), Sophie (La Chíqui), for a strange, varied, danceable record with many different rhythms, celebration of the euphoria and the mix of genres, in every sense.
Continua il cammino visionario di Arca, vero nome adesso Alejandra Ghersi (rispetto all'album precedente, dove si identificava nell'essere gay, è passata attraverso la definizione di nonbinary per giungere a quella di donna trans): potremmo pensare che, di pari passo al suo percorso nella vita, anche quello della sua musica sta mutando. Come notano i critici più attenti, meno malinconico del precedente, questo primo pezzo di quella che è prevista essere una quadrilogia è un disco di pop avanguardista a tratti piuttosto duro, che incrocia soprattutto ritmi latini con un'elettronica sincopata, conservando un fondo malinconico qua e là. Collaborazioni con Bjork (che su Afterwards si esibisce declamando in castigliano una poesia di Antonio Machado), Shygirl (Watch), Rosalía (KLK), Sophie (La Chíqui), per un disco strano, vario, ballabile con molti ritmi differenti, celebrazione dell'euforia e del mix di generi, in tutti i sensi.
The visionary journey of Arca continues, real name now Alejandra Ghersi (compared to the previous album, where she identified herself as a gay man, she went through the definition of nonbinary to reach that of trans woman): we could think that, hand in hand to her path in life, even that of her music is changing. As the most attentive critics note, less melancholic than the previous one, this first piece of what is expected to be a quadrilogy is a rather harsh avant-garde pop record, which mostly crosses Latin rhythms with syncopated electronics, preserving a melancholy background here and there. Collaborations with Bjork (who on Afterwards performs declaiming a poem by Antonio Machado in Castilian), Shygirl (Watch), Rosalía (KLK), Sophie (La Chíqui), for a strange, varied, danceable record with many different rhythms, celebration of the euphoria and the mix of genres, in every sense.
20200709
Una canzone per il Messico
Un canto por Mexico Vol.1 - Natalia Lafourcade (2020)
Eccoci ad una delle mie passioni "nascoste", la musica latino americana di quella tradizionale. La messicana Natalia Lafourcade, della quale abbiamo parlato già in altre occasioni, è una delle sue interpreti di punta. Questo suo nuovo disco nasce dal suo incontro con Los Cojolites, ed il suo concerto per raccogliere fondi per la ricostruzione del Centro de documentación del Son Jarocho, danneggiato dal terremoto del 2017. I generi che Natalia abbraccia in questo disco sono Folclore, Bolero e (appunto) Son Jarocho, ci sono alcune reinterpretazioni di classici tradizionali e molte canzoni originali, insieme a vari duetti con altri interpreti vecchi e nuovi. Sempre grande voce e grande passione nel suo approccio alla musica, un altro disco tutto da gustare per gli amanti di questo genere.
Here we are with one of my "hidden" passions, the traditional Latin American music (folclore). Mexican Natalia Lafourcade, of whom we have already spoken on other occasions, is one of her leading performers. This new album of her was born from her encounter with Los Cojolites, and her concert to raise funds for the reconstruction of the Son Jarocho Documentation Center, damaged by the 2017 earthquake. The genres that Natalia embraces on this record are Folclore, Bolero and (indeed) Son Jarocho, there are some reinterpretations of traditional classics and many original songs, along with various duets with other old and new performers. Always great voice and great passion in her approach to music, another record to be enjoyed by lovers of this genre.
Eccoci ad una delle mie passioni "nascoste", la musica latino americana di quella tradizionale. La messicana Natalia Lafourcade, della quale abbiamo parlato già in altre occasioni, è una delle sue interpreti di punta. Questo suo nuovo disco nasce dal suo incontro con Los Cojolites, ed il suo concerto per raccogliere fondi per la ricostruzione del Centro de documentación del Son Jarocho, danneggiato dal terremoto del 2017. I generi che Natalia abbraccia in questo disco sono Folclore, Bolero e (appunto) Son Jarocho, ci sono alcune reinterpretazioni di classici tradizionali e molte canzoni originali, insieme a vari duetti con altri interpreti vecchi e nuovi. Sempre grande voce e grande passione nel suo approccio alla musica, un altro disco tutto da gustare per gli amanti di questo genere.
Here we are with one of my "hidden" passions, the traditional Latin American music (folclore). Mexican Natalia Lafourcade, of whom we have already spoken on other occasions, is one of her leading performers. This new album of her was born from her encounter with Los Cojolites, and her concert to raise funds for the reconstruction of the Son Jarocho Documentation Center, damaged by the 2017 earthquake. The genres that Natalia embraces on this record are Folclore, Bolero and (indeed) Son Jarocho, there are some reinterpretations of traditional classics and many original songs, along with various duets with other old and new performers. Always great voice and great passion in her approach to music, another record to be enjoyed by lovers of this genre.
20200708
Mai non insieme
Never Not Together - Nada Surf (2020)
Sono sicuro (non andrò a rileggermi le mie recensioni precedenti) che ho già detto esattamente le stesse cose a proposito del trio newyorkese. Siamo al nono disco in 28 anni di attività, il ritmo delle loro uscite riflette quello delle loro bellissime canzoni: rilassato, ma pieno d'amore e di bellezza. Del resto, aprire un disco nel 2020 con una traccia che si intitola So Much Love, è un po' un manifesto controcorrente.
So much love in the air
So much love, it's always there
How much love trapped inside
I'm sure (I won't re-read my previous reviews) I have said the same things about the New York trio before. We are on the ninth album in 28 years of activity, the rhythm of their releases reflects that of their beautiful songs: relaxed, but full of love and beauty. After all, opening a record in 2020 with a track called So Much Love is a bit of a counter-current manifesto.
So much love in the air
So much love, it's always there
How much love trapped inside
So much love, show it some light
For the rest, Nada Surf are one of those bands from which you know perfectly well what to expect, but they manage every time not to disappoint you. Simply delicious, although always the same as themselves.
Sono sicuro (non andrò a rileggermi le mie recensioni precedenti) che ho già detto esattamente le stesse cose a proposito del trio newyorkese. Siamo al nono disco in 28 anni di attività, il ritmo delle loro uscite riflette quello delle loro bellissime canzoni: rilassato, ma pieno d'amore e di bellezza. Del resto, aprire un disco nel 2020 con una traccia che si intitola So Much Love, è un po' un manifesto controcorrente.
So much love in the air
So much love, it's always there
How much love trapped inside
So much love, show it some light
Per il resto, i Nada Surf sono una di quelle band dalle quali sai perfettamente cosa aspettarti, ma riescono ogni volta a non deluderti. Semplicemente deliziosi, seppur sempre uguali a loro stessi.
I'm sure (I won't re-read my previous reviews) I have said the same things about the New York trio before. We are on the ninth album in 28 years of activity, the rhythm of their releases reflects that of their beautiful songs: relaxed, but full of love and beauty. After all, opening a record in 2020 with a track called So Much Love is a bit of a counter-current manifesto.
So much love in the air
So much love, it's always there
How much love trapped inside
So much love, show it some light
For the rest, Nada Surf are one of those bands from which you know perfectly well what to expect, but they manage every time not to disappoint you. Simply delicious, although always the same as themselves.
20200707
Canzoni folk
Folkesange - Myrkur (2020)
Al terzo disco, Myrkur, progetto black metal folk di Amalie Bruun, dimostra che quelli che ci hanno creduto hanno fatto bene, al di là dell'avvenenza della ragazza, anche modella e attrice. Dico questo perché un intero disco di canzoni di folk scandinavo non è sorprendente, dopo quanto avevamo ascoltato da lei nel passato, ma quantomeno è estremamente coraggioso. Detto questo, il disco è proprio bello, se ci si pone all'ascolto senza preconcetti. La voce è splendida ed eterea, e lo sapevamo, gli strumenti prevalentemente etnici (nyckelharpa, lira, mandola) e usati in maniera adeguata insieme a percussioni rare e rarefatte, archi quanto basta, una sapiente composizione e liriche ispirate a poemi d'epoca o comunque a miti pagani o legati alla natura. Il risultato è estremamente suggestivo, e ci mette ancora più curiosità rispetto a quale sarà il suo prossimo passo.
On the third album, Myrkur, Amalie Bruun's black metal folk project, shows that those who believed in her did well, beyond the attractiveness of the girl, also a model and actress. I say this because an entire album of Scandinavian folk songs is not surprising, after what we had heard from her in the past, but at least it is extremely courageous. That said, the record is really nice, if you listen to it without preconceptions. The voice is splendid and ethereal, and we knew it, the mainly ethnic instruments (nyckelharpa, lira, mandola) and used appropriately together with rare and rarefied percussions, enough strings, a wise songwriting and lyric inspired by old poems or however, to pagan or nature-related myths. The result is extremely suggestive, and it gives us even more curiosity about what her next step will be.
Al terzo disco, Myrkur, progetto black metal folk di Amalie Bruun, dimostra che quelli che ci hanno creduto hanno fatto bene, al di là dell'avvenenza della ragazza, anche modella e attrice. Dico questo perché un intero disco di canzoni di folk scandinavo non è sorprendente, dopo quanto avevamo ascoltato da lei nel passato, ma quantomeno è estremamente coraggioso. Detto questo, il disco è proprio bello, se ci si pone all'ascolto senza preconcetti. La voce è splendida ed eterea, e lo sapevamo, gli strumenti prevalentemente etnici (nyckelharpa, lira, mandola) e usati in maniera adeguata insieme a percussioni rare e rarefatte, archi quanto basta, una sapiente composizione e liriche ispirate a poemi d'epoca o comunque a miti pagani o legati alla natura. Il risultato è estremamente suggestivo, e ci mette ancora più curiosità rispetto a quale sarà il suo prossimo passo.
On the third album, Myrkur, Amalie Bruun's black metal folk project, shows that those who believed in her did well, beyond the attractiveness of the girl, also a model and actress. I say this because an entire album of Scandinavian folk songs is not surprising, after what we had heard from her in the past, but at least it is extremely courageous. That said, the record is really nice, if you listen to it without preconceptions. The voice is splendid and ethereal, and we knew it, the mainly ethnic instruments (nyckelharpa, lira, mandola) and used appropriately together with rare and rarefied percussions, enough strings, a wise songwriting and lyric inspired by old poems or however, to pagan or nature-related myths. The result is extremely suggestive, and it gives us even more curiosity about what her next step will be.
20200706
Collage giovanile crudo
R.Y.C. - Mura Masa (2020)
Probabilmente per la prima volta da quando mi "confronto" con alcune testate che ritengo piuttosto autorevoli in campo musicale, mi trovo totalmente in disaccordo sia con il voto di Pitchfork che con quello, giudizio incluso, del The Guardian, sul secondo disco di Mura Masa, all'anagrafe Alex Crossan, da Guernsey, UK. Tutto basato su un sentimento nostalgico che riflette su una generazione cosiddetta "senza speranza", il disco è elettronico ma si basa molto su leggeri riff di chitarra, e vede diverse collaborazioni interessanti (Clairo, Neg Green, Slowthai, Tirzah, Georgia, Elle Roswell dei Wolf Alice), per una manciata di canzoni quantomeno divertenti e ricercate. Io l'ho trovato delicato.
Probably for the first time since I "compare" myself with some newspaper that I consider quite authoritative in the music field, I totally disagree both with Pitchfork's vote and with that, including judgment, of The Guardian, on the second album of Mura Masa, aka Alex Crossan, from Guernsey, UK. All based on a nostalgic feeling that reflects on a so-called "No Hope" generation, the record is electronic but relies heavily on light guitar riffs, and sees several interesting collaborations (Clairo, Neg Green, Slowthai, Tirzah, Georgia, Elle Roswell by Wolf Alice), for a handful of songs at least fun and refined. I found it delicate.
Probabilmente per la prima volta da quando mi "confronto" con alcune testate che ritengo piuttosto autorevoli in campo musicale, mi trovo totalmente in disaccordo sia con il voto di Pitchfork che con quello, giudizio incluso, del The Guardian, sul secondo disco di Mura Masa, all'anagrafe Alex Crossan, da Guernsey, UK. Tutto basato su un sentimento nostalgico che riflette su una generazione cosiddetta "senza speranza", il disco è elettronico ma si basa molto su leggeri riff di chitarra, e vede diverse collaborazioni interessanti (Clairo, Neg Green, Slowthai, Tirzah, Georgia, Elle Roswell dei Wolf Alice), per una manciata di canzoni quantomeno divertenti e ricercate. Io l'ho trovato delicato.
Probably for the first time since I "compare" myself with some newspaper that I consider quite authoritative in the music field, I totally disagree both with Pitchfork's vote and with that, including judgment, of The Guardian, on the second album of Mura Masa, aka Alex Crossan, from Guernsey, UK. All based on a nostalgic feeling that reflects on a so-called "No Hope" generation, the record is electronic but relies heavily on light guitar riffs, and sees several interesting collaborations (Clairo, Neg Green, Slowthai, Tirzah, Georgia, Elle Roswell by Wolf Alice), for a handful of songs at least fun and refined. I found it delicate.
20200705
Petali per armatura
Petals for Armor - Hayley Williams (2020)
Per quanto rispetti la figura di Hayley Williams, mi aspettavo sinceramente qualcosa di più da questo suo debutto solista (ufficialmente, i Paramore non si sono sciolti). Per quanto le liriche siano importanti, ho l'impressione che nelle recensioni delle testate musicali importanti si sia teso a sottolineare quanto rappresentino il coraggio dell'artista nell'affrontare varie tematiche e la lotta contro la depressione, tralasciando leggermente il fatto che a livello musicale si sarebbe potuto fare di più. Le influenze musicali di Hayley erano immaginabili, ascoltando la musica dei Paramore e soprattutto gli ultimi dischi, ma se dobbiamo inserire anche lei in un ristretto circolo di artiste musicali femminili bianche che stanno contribuendo ad un importante progresso musicale (sto parlando di figure come Bjork ma anche di Grimes e FKA twigs), mi aspetto un maggiore sforzo dalla ragazza originaria di Meridian, Mississippi. Disco interessante, ma a volte ridondante a volte confuso; le potenzialità vocali non sono sfruttate al massimo.
As much as I respect the figure of Hayley Williams, I sincerely expected something more from her solo debut (officially, the Paramore did not disbanded yet). As important as the lyrics are, I have the impression that in the reviews of the important musical magazines it has tended to underline how much the artist's courage in dealing with various themes and the fight against depression represent, leaving aside the fact that at the musical level more could have been done. Hayley's musical influences were imaginable, listening to the music of Paramore and especially the latest records, but if we also have to enter a small circle of white female music artists who are contributing to an important musical progress (I'm talking about figures like Bjork but also from Grimes and FKA twigs), I expect more effort from the girl from Meridian, Mississippi. Interesting disc, but sometimes redundant sometimes confusing; vocal potential is not fully exploited.
Per quanto rispetti la figura di Hayley Williams, mi aspettavo sinceramente qualcosa di più da questo suo debutto solista (ufficialmente, i Paramore non si sono sciolti). Per quanto le liriche siano importanti, ho l'impressione che nelle recensioni delle testate musicali importanti si sia teso a sottolineare quanto rappresentino il coraggio dell'artista nell'affrontare varie tematiche e la lotta contro la depressione, tralasciando leggermente il fatto che a livello musicale si sarebbe potuto fare di più. Le influenze musicali di Hayley erano immaginabili, ascoltando la musica dei Paramore e soprattutto gli ultimi dischi, ma se dobbiamo inserire anche lei in un ristretto circolo di artiste musicali femminili bianche che stanno contribuendo ad un importante progresso musicale (sto parlando di figure come Bjork ma anche di Grimes e FKA twigs), mi aspetto un maggiore sforzo dalla ragazza originaria di Meridian, Mississippi. Disco interessante, ma a volte ridondante a volte confuso; le potenzialità vocali non sono sfruttate al massimo.
As much as I respect the figure of Hayley Williams, I sincerely expected something more from her solo debut (officially, the Paramore did not disbanded yet). As important as the lyrics are, I have the impression that in the reviews of the important musical magazines it has tended to underline how much the artist's courage in dealing with various themes and the fight against depression represent, leaving aside the fact that at the musical level more could have been done. Hayley's musical influences were imaginable, listening to the music of Paramore and especially the latest records, but if we also have to enter a small circle of white female music artists who are contributing to an important musical progress (I'm talking about figures like Bjork but also from Grimes and FKA twigs), I expect more effort from the girl from Meridian, Mississippi. Interesting disc, but sometimes redundant sometimes confusing; vocal potential is not fully exploited.
20200704
Nuovo uomo, nuove canzoni, stessa merda volume 1
New Man, New Songs, Same Shit, Vol. 1 - Me and That Man (2020)
Confermato anche dalle chiacchiere ascoltate fuori dal Mediolanum Forum nel febbraio di questo anno, Adam Nergal Darski, mente dei polacchi Behemoth come pure di questi Me and That Man, ma anche imprenditore e personaggio tv, è sicuramente una persona che divide, e senza dubbio in possesso di un ego piuttosto grande, forse ingigantito dalla personale lotta contro la leucemia. Ora, visto che non sono psicologo, passiamo a parlare di musica: Me and That Man è un progetto dello stesso Nergal, un progetto che evidentemente si ispira tanto a Leonard Cohen, Nick Cave e Johnny Cash quanto a band come Mission e Fields of the Nephilim, mescolando rock, blues, gothic e dark, dando libero sfogo al suo lato meno estremo musicalmente, ma conservando l'aura oscura. Dopo un debutto senza dubbio interessante, a distanza di qualche anno esce questo secondo disco, che è un po' una sfilata di ospiti più o meno celebri, ma tutti decisamente validi, in larga parte europei ma con qualche eccezione, e il risultato, per quanto vi possa piacere o meno il personaggio, è degno di nota, perché nonostante il songwriting si adatti di volta in volta agli ospiti (l'esempio giusto è Coming Home, pezzo sul quale canta Sivert Hoyem dei Madrugada, che sembra proprio un inedito della band norvegese), nel complesso l'album risulta una piacevole variazione sullo stesso tema.
Also confirmed by the chatter heard outside the Mediolanum Forum in February of this year, Adam Nergal Darski, the mind of the Polish Behemoth as well as these Me and That Man, but also an entrepreneur and TV personality, is certainly a person who divides, and undoubtedly in possession of a rather large ego, perhaps magnified by the personal fight against leukemia. Now, since I'm not a psychologist, let's talk about music: Me and That Man is a project by Nergal himself, a project that evidently is inspired by Leonard Cohen, Nick Cave and Johnny Cash as well as bands such as Mission and Fields of the Nephilim, mixing rock, blues, gothic and dark, giving free rein to its less extreme side musically, but keeping the dark aura. After an undoubtedly interesting debut, a few years later this second album is released, which is a bit of a parade of more or less famous guests, but all decidedly valid, mostly European but with some exceptions, and the result, for how much you may like the character or not, it is noteworthy, because despite the songwriting it adapts from time to time to the guests (the right example is Coming Home, a track on which Sivert Hoyem of Madrugada sings, which seems an outtake of the Norwegian band), overall the album is a pleasant variation on the same theme.
Confermato anche dalle chiacchiere ascoltate fuori dal Mediolanum Forum nel febbraio di questo anno, Adam Nergal Darski, mente dei polacchi Behemoth come pure di questi Me and That Man, ma anche imprenditore e personaggio tv, è sicuramente una persona che divide, e senza dubbio in possesso di un ego piuttosto grande, forse ingigantito dalla personale lotta contro la leucemia. Ora, visto che non sono psicologo, passiamo a parlare di musica: Me and That Man è un progetto dello stesso Nergal, un progetto che evidentemente si ispira tanto a Leonard Cohen, Nick Cave e Johnny Cash quanto a band come Mission e Fields of the Nephilim, mescolando rock, blues, gothic e dark, dando libero sfogo al suo lato meno estremo musicalmente, ma conservando l'aura oscura. Dopo un debutto senza dubbio interessante, a distanza di qualche anno esce questo secondo disco, che è un po' una sfilata di ospiti più o meno celebri, ma tutti decisamente validi, in larga parte europei ma con qualche eccezione, e il risultato, per quanto vi possa piacere o meno il personaggio, è degno di nota, perché nonostante il songwriting si adatti di volta in volta agli ospiti (l'esempio giusto è Coming Home, pezzo sul quale canta Sivert Hoyem dei Madrugada, che sembra proprio un inedito della band norvegese), nel complesso l'album risulta una piacevole variazione sullo stesso tema.
Also confirmed by the chatter heard outside the Mediolanum Forum in February of this year, Adam Nergal Darski, the mind of the Polish Behemoth as well as these Me and That Man, but also an entrepreneur and TV personality, is certainly a person who divides, and undoubtedly in possession of a rather large ego, perhaps magnified by the personal fight against leukemia. Now, since I'm not a psychologist, let's talk about music: Me and That Man is a project by Nergal himself, a project that evidently is inspired by Leonard Cohen, Nick Cave and Johnny Cash as well as bands such as Mission and Fields of the Nephilim, mixing rock, blues, gothic and dark, giving free rein to its less extreme side musically, but keeping the dark aura. After an undoubtedly interesting debut, a few years later this second album is released, which is a bit of a parade of more or less famous guests, but all decidedly valid, mostly European but with some exceptions, and the result, for how much you may like the character or not, it is noteworthy, because despite the songwriting it adapts from time to time to the guests (the right example is Coming Home, a track on which Sivert Hoyem of Madrugada sings, which seems an outtake of the Norwegian band), overall the album is a pleasant variation on the same theme.
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