Hunter Gatherer - Avatar (2020)
L'ottavo disco per la band svedese sembra essere ancora una volta una sorta di concept. A loro dire, dopo che con il precedente Avatar Country si erano messi alla prova per vedere se fossero in grado di essere comici, adesso tornano su temi reali e attuali. Ecco quindi che il richiamo del titolo all'uomo pre-civilizzato, racchiude una serie di tracce che riflettono sull'essere umano e sulla sua cosiddetta evoluzione, tanto che, per fare un esempio, per la traccia di apertura Silence in the Age of Apes, sostengono di essersi ispirati al libro Sapiens: A Brief History of Humankind (in italiano Sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell'umanità), dello storico israeliano Yuval Noah Harari. A livello stilistico, confermo quello che dissi in occasione del disco precedente: una band di trasformisti, che passa dall'heavy metal classico al melodic death, allo speed metal, al groove. Le tracce sono godibili, il disco si lascia ascoltare senza problemi, si apprezzano le influenze più disparate, ma alla fine, si ha l'impressione di trovarsi davanti ad una band di ottimi musicisti, che però stenta a delineare una personalità propria.
The eighth album for the Swedish band seems to be a kind of concept once again. According to them, after having tested themselves with the previous Avatar Country to see if they were capable of doing comedy, now they return to real and current themes. Hence the reference of the title to pre-civilized man, contains a series of tracks that reflect on the human being and his so-called evolution, so much so that, for example, for the opening track Silence in the Age of Apes, claim to have been inspired by the book Sapiens: A Brief History of Humankind, by the Israeli historian Yuval Noah Harari. On a stylistic level, I confirm what I said on the occasion of the previous album: a band of transformists, which goes from classic heavy metal to melodic death, to speed metal, to groove. The tracks are enjoyable, the album can be listened to without problems, the most disparate influences are appreciated, but in the end, one gets the impression of being in front of a band of excellent musicians, which, however, finds it difficult to define a personality of its own.
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