No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060719

Donovan? No, Donavon


Donavon Frankenreiter, 6/7/2006, Lido di Camaiore, Piazza Lemmetti, Billabong Tour

Una storia come tante, una storia americana. Donavon, californiano di Downey, comincia a surfare da piccolo. Billabong è da subito il suo sponsor, e si trasferisce alle Hawaii, dove affitta una casa dai genitori di un certo Jack. Jack Johnson. Diventano amici, surfano insieme e imparano a suonare la chitarra. Jack diventa professionista anche nella musica, e così Donavon.

In effetti, ti viene da pensare che Donavon, almeno al momento, sia il cugino sfigato di Jack. Con quel cappellaccio in testa dimostra 10 anni di più, ma in questa serata strana, estiva, calda ma piovosa, lo vedi su questo palchetto in Piazza Lemmetti, Lido di Camaiore al confine con Viareggio, strimpellare le sue canzoni con i suoi scudieri surf (un bassista, un batterista che sembra strappato a una brit-band, un tastierista schivo) davanti ad un pubblico eterogeneo e quantomai estivo. E’ tutto molto buffo, e molto bello. Nonni con bambini in vacanza, ragazzine adolescenti bruciacchiate dal sole e rivestite per la sera, bulletti trendy-surf che ciondolano in giro con una bottiglia di birra nella destra e una sigaretta nella sinistra. E’ quasi timido, ringrazia, inanella i suoi pezzi, anche di un certo spessore, come Free, che potrebbe tranquillamente diventare un tormentone estivo, anche se è del 2004 sapete benissimo che non vuol dire niente (vi ricordate La Flaca di Jarabe De Palo, vecchia di diversi anni?), Fool, Butterfly, pezzi forse un po’ troppo simili tra loro, ma di una delicatezza invidiabile.

Le assonanze con Johnson si sentono, e mi sembra ovvio, ma ascoltando i dischi di Donavon si possono apprezzare influenze seventies molto più marcate, anche se stasera c’è solo il suono tipo Hammond delle tastiere a ricordarcele, il suono live è giocoforza più rock classico.

Donavon è simpatico, si diverte, non è mai sopra le righe, anche se beve vino, decanta la bontà di quello italiano, apprezzato dall’intera band, ringrazia Billabong ma anche il pubblico e fa gli auguri all’Italia del pallone, tra una canzone e l’altra. L’atmosfera è rilassata, amichevole, divertente, sembra quasi di essere al bar a sentire un amico che strimpella la chitarra che si lamenta di non riuscire a parlare italiano, ma vorrebbe. La spiaggia della Versilia, per un attimo, diventa quella di un Mercoledì da Leoni, e si torna pure indietro nel tempo.

Verso la fine, dopo una serie interminabile di lampi e tuoni, ecco di nuovo la pioggia, ma la gente si ripara sotto i cornicioni dei palazzi che si affacciano sulla piazza, sotto le tende ritirate dei negozi chiusi, ma continua ad ascoltare. Donavon e i suoi ne fanno un paio, poi si scusano, ma non possono rischiare l’impianto con la pioggia.

Torno verso l’auto con All Around Us nelle orecchie, e mi convinco che anche nella versione live, senza il controcoro gospel, vale la pena; magari con una cassa di birre in riva al mare, gli amici, e uno sbambarozzo fatto bene.

Del resto, love is all we got.

http://www.donavonf.com/

3 commenti:

Filo ha detto...

in quella foto, sembra Brad Pitt in "the Snatch".

jumbolo ha detto...

vero
in realtà non je somija pe gnente

Anonimo ha detto...

Jack Johson mi piace, Donavon invece non l'ho mai ascoltato. ma provvederò