No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130926

tuca

Tookah - Emiliana Torrini (2013)

Sesto album per la trentaseienne islandese di padre italiano. Che a me piace, ma che mi genera un problema di giudizio: so che farete gli snob dicendo mentalmente "eh ma non devi fare così", ma come si fa a non pensare a Bjork? Quindi, ai primi ascolti ho segnato mentalmente i pezzi che mi sembravano più originali, che non somigliavano per nessun motivo a quelli dell'islandese più famosa e senza padre italiano. E devo dire che ne ho trovati alcuni, la partenza è molto interessante e cattura subito con il trittico Tookah, Caterpillar e Autumn Sun. Ci ho sentito vaghe influenze elettroniche, mentre le ho trovate quasi completamente folk, ben scritte, ben cantate, coinvolgenti, delicate. Home mi ha spiazzato. Da un momento all'altro mi aspettavo qualcosa che facesse cambiare il mio giudizio in peggio, e invece questa mi piazza una specie di bossa nova con delle tastierine giocattolo e questa voce che ti accarezza tutto. Con Elisabet effettivamente un fantasma aleggia sul disco, ed è proprio quello che pensate. Ma il pezzo è bello, per cui si va avanti. Animal Games però acuisce la sensazione precedente (senza tra l'altro lasciare troppo il segno rispetto agli altri pezzi del disco), che prosegue anche con Speed of Dark, che però nella base elettronica profuma di Oil On Canvas dei Japan e diverte. Blood Red, a detta dell'artista, è il pezzo più rappresentativo, avvicinandosi al concetto della copertina, perché composto da due parti (una alta e una bassa) che si parlano tra di loro. Forse è vero, ed è pure vero che l'album diventa quasi improvvisamente "drammatico": rispetto ai pezzi precedenti c'è più pathos, e la voce di Emiliana svolge un gran lavoro, coprendo (come suggeriva lei stessa con la descrizione del pezzo) una gamma di suoni molto ampia. Siamo già alla fine, ma prima di concludere c'è la lunga When Fever Breaks, che all'inizio non si capisce dove voglia andare, ma mano a mano che procede, tra noise e suoni sghembi acquista un suo perché.
Tirando le somme: un disco così così, da un'artista dotata, a mio modo di vedere ancora alla ricerca della sua personale realizzazione musicale. Quando "fa" la Bjork ha poco senso, perché quella lì ha già fatto tutto meglio. Forse, ma dico forse, la strada da seguire è quella della prima parte del disco, un timbro cantautoriale tendente al folk statunitense, ma "sporcato" dal suo background elettronico. La ascolterò sempre molto volentieri, ma pretendo da lei la tendenza alla grandezza. Forse perché di cognome fa come il mio ottico di fiducia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma secondo te questa “Speed of dark” potrebbe essere l’antitesi di “Speed of light” di Madonna ?


Anna dai capelli Rossi

jumbolo ha detto...

ma come ti vengono in mente certe cose? :)