No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120301

The Escapist




Prison Escape - di Rupert Wyatt (2010)



Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)


Giudizio vernacolare: ganzetto



Prigione di Londra. Frank Perry è un ergastolano, dentro già da 14 anni. Uomo anziano, rassegnato a finire i suoi giorni in carcere, prende la vita come viene: non può fare altro. Attorno a lui, il mondo del carcere è spietato, soprattutto con Lacey, il suo nuovo e giovane compagno di cella. Il capo incontrastato di quel micro-mondo è Rizza, la mina vagante è Tony, il fratello tossico di Rizza. Quando Frank riceve la notizia che la figlia, con la quale ormai non ha rapporti, anche lei tossica, sta rischiando di morire, sente, forse per la prima volta, la necessità impellente di uscire e di cercare una riparazione dell'ultimo minuto. E' a questo punto che mette in piedi una squadra ed un piano di fuga. Suoi complici saranno Lenny Drake, boxeur fallito e scassinatore provetto, Viv Batista, lo spacciatore ufficiale del carcere, Brodie, un vecchio amico di Frank. Lacey, dapprima non considerato, riesce a convincere Frank a farlo unire al gruppo. Non sarà certo una passeggiata, ed il piano è lungo e complesso...



Interessante e davvero ben fatto questo debutto (sul lungometraggio) dell'inglese che ha poi diretto L'alba del pianeta delle scimmie. L'ambientazione carceraria richiama un po' i film di genere, e un po' anche scenari postatomici, la regia è molto dinamica e il montaggio serratissimo. Largo uso di flashback e flashforward, necessita di un pizzico d'attenzione, ma riesce alla fine a portare avanti in maniera più che dignitosa tre storyline: quella personale del protagonista, quelle diverse dell'ambiente carcerario con le sue gerarchie e i suoi "vizi", quella della fuga. Il cast, tutto britannico ad eccezione di Seu Jorge (Viv Batista, già visto sia in City of God che in Tropa de Elite 2, oltre che ne di Le avventure acquatiche di Steve Zissou), è d'eccezione, in bilico tra vecchie glorie e giovani promesse. La parte principale, quella di Frank Perry, è affidata alla faccia brandiana di Brian Cox (pensate: la sua filmografia ufficiale, da imdb.com, conta 178 - centosettantotto - film). Quella del suo amico più stretto, Brodie, è incarnata da un'altra faccia, un po' meno anziana, ma non meno conosciuta, quella di Liam Cunningham (ultimamente anche nella parte di Ser Davos Seaworth in Game of Thrones), che secondo me somiglia molto al nostro Marco Paolini, non so se ne convenite. La squadra della fuga è completata da un Joseph Fiennes piuttosto in forma (un Lenny Drake tenebroso e di poche parole), e dall'emergente Dominic Cooper (Lacey), un attor giovane sempre più gettonato negli ultimi tempi (ne riparleremo a breve in occasione della recensione dell'inedito in Italia The Devil's Double), che riesce a farsi notare positivamente anche qui, in mezzo a cotanti giganti. Per finire, nella parte del "dittatore" della prigione, abbiamo nientemeno che Damian Lewis, che ultimamente ci ha esaltato con la sua parte del marine Brody in Homeland. Il film, del 2008, è uscito in Italia direttamente in dvd nel 2010, con l'incomprensibile titolo di Prison Escape, senza conservare l'originale The Escapist. Nella colonna sonora, oltre a The Partisan di Leonard Cohen, c'è The Escapist (appunto) dei Coldplay, scritta proprio per il film.

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