L'alba del pianeta delle scimmie - di Rupert Wyatt (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere ma anche no (2,5/5)
Giudizio vernacolare: se la scopre sirvio vella medicina lì si sta freschi
San Francisco. Will Rodman è un giovane ricercatore che sta lavorando ad un siero che dovrebbe, potenziando i ricettori neuronali, curare l'Alzheimer. Si sperimentano i vari passaggi sugli scimpanzé, ma quando lo staff sembra aver trovato quello giusto, e la scimmia/cavia dimostra di avere decisamente un'intelligenza superiore, la stessa scatena tutta la sua rabbia improvvisamente, ed irrompe nella sala riunioni dove il prodotto veniva presentato a potenziali acquirenti, causando panico dapprima, imbarazzo poi. La scoperta di Will viene così frustrata, i fondi per quella ricerca tagliati. Ma a casa, Will ha il padre Charles, che soffre di Alzheimer da tempo; persona intelligente ed attiva, Will soffre a vederlo così, e prosegue la sua sperimentazione somministrando al padre il ritrovato.
Nel frattempo, si è scoperto che la scimmia/cavia che aveva dato in escandescenze, e poi abbattuta, era incinta. Il piccolo scimpanzé viene quindi "adottato" da Will e da suo padre, e la sua permanenza in casa Rodman diventa fissa. Con il tempo, ci si accorge che Cesare, così viene chiamata la scimmia, ha un'intelligenza che supera quella della madre, e che aumenta col passare dei mesi, degli anni. Mentre Will si innamora di Caroline, una veterinaria che aveva curato Cesare in seguito ad un piccolo incidente, Charles ha delle ricadute (e Will si rende conto che la cura ha bisogno di ulteriori modifiche) e Cesare comincia a soffrire la vita in cattività...
So che sarà un ripasso ridondante, ma è doveroso, per chi avesse vissuto su un pianeta fuori da questo sistema solare, ricordare che Il pianeta delle scimmie fu un romanzo del francese Pierre Boulle del 1963, a cui fu ispirato il film omonimo del 1968, che ebbe quattro sequel ('70, '71, '72 e '73), un remake (di Tim Burton nel 2001), una serie tv del 1972 ed una serie animata nel 1975. Tema che affascina e che dà spazio a miriadi di riflessioni, spettacolarizzare il tutto rischia di soffocare la parte "intelligente" di tutto ciò. Wyatt, del quale devo ancora colpevolmente vedere l'osannato debutto sulla lunga distanza The Escapist, cerca di dirigere questo prequel-reboot (quelli davvero bravi lo definiscono così) alternando i registri ed allontanando la noia, una storia che, come detto, potenzialmente è interessantissima. Ci riesce solo nelle parti di azione, e molto, molto meno in quelle casalinghe o di laboratorio. Il risultato è di conseguenza un film altalenante, non completamente da buttare ma con alcune parti non all'altezza.
Interessanti gli effetti speciali, che naturalmente hanno raggiunto livelli eccelsi, che danno la possibilità al film di risultare credibile quasi al 100%, un grande plauso va dato ad Andy Serkis, il Gollum della Trilogia dell'Anello, che dà vita, naturalmente aiutato dalla tecnologia, ad un Cesare assoluto protagonista del film, unico personaggio degno dell'empatia dello spettatore.
Decisamente in ombra e sottotono il cast "umano": James Franco è Will, e lo abbiamo visto molto meglio in altri casi, Freida Pinto (Caroline) è sempre bellissima, ma deve cominciare a riflettere bene sui suoi prossimi film, perché sta inanellando film bruttini e prove incolori (e forse anche in The Millionaire siamo rimasti abbagliati solo da cotanta beltà), e John Lithgow (Charles) sta davvero stretto in un ruolo con così poco minutaggio.
Nessun commento:
Posta un commento