Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Nel 2021, una famiglia di rifugiati siriani – i genitori Bashir e Amina, i loro tre figli Nur, Ghania e un neonato, con il nonno di Bashir, Mohamed – arriva all'aeroporto di Minsk, in Bielorussia. Il gruppo progetta di attraversare il "confine verde" aperto dalla Bielorussia alla Polonia, passare per la Germania e poi incontrare un parente in Svezia. Leila, una rifugiata afghana di lingua inglese, li accompagna. Una volta arrivati al confine polacco, vengono costretti a scendere dal furgone e ad attraversare a piedi nella foresta. Vengono infine trovati dalle autorità polacche e trasportati con la forza attraverso il filo spinato per tornare in Bielorussia. In uno scontro, le guardie polacche gettano oltre il filo spinato una rifugiata africana incinta, ferendola. (Wikipedia)
Criticatissimo in patria, e accusato perfino di misery porn da alcune critiche, a mio parere ingenerose, con un approccio a metà tra il documentario e il film di azione, il film dell'esperta regista polacca tocca i cuori in modo violento, ed accusa il suo Paese, e l'Europa tutta (per tacere di Russia e Bielorussia), di doppiopesismo criminale nei confronti degli immigrati provenienti dall'Asia e dall'Africa. Potrei non aggiungere altro, perché mi sembra già abbastanza per meritarsi la visione, ma vi dirò anche che è un gran film, semplicemente.
Criticized in its homeland, and even accused of misery porn by some critics, in my opinion unfair, with an approach halfway between a documentary and an action film, the film by the expert Polish director touches hearts in a violent way, and accuses her country, and Europe as a whole (not to mention Russia and Belarus), of criminal double standards towards immigrants from Asia and Africa. I could say no more, because it seems to me enough to deserve watching, but I will also tell you that it is a great film, simply as that.

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