No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20150731

Soumission

Sottomissione - di Michel Houellebecq (2015)

Francia, 2022. François Hollande è alla fine del suo secondo mandato, e la situazione politica è poco diversa da quella di oggi, se non fosse per la presenza, sempre più robusta e sempre più apprezzata, del partito della Fratellanza Musulmana, guidato da Mohammed Ben Abbes, musulmano di seconda generazione, politico al tempo stesso fermo e intelligente, pragmatico e determinato. Mentre François, quarantaquattrenne professore nichilista di lettere moderne all'Università della Sorbona, massimo esperto di Huysmans, intellettuale conscio della vuotezza della propria vita, vive la presa di coscienza di dover ormai solo attendere la morte senza bellezza, interesse, curiosità da soddisfare, vanno in scena le elezioni. Al primo turno, prevedibilmente, passa il Fronte Nazionale di Marie Le Pen, in vantaggio su tutti, e, stavolta in maniera meno prevedibile, i Fratelli Musulmani. L'intellighentia di sinistra francese, terrorizzata dalla possibilità della Le Pen al potere, si coalizza in un sostegno impensabile ed assurdo fino a pochi giorni prima, verso i Fratelli Musulmani. E, tra l'incredulità generale e l'apatia di François, accade l'impensabile, e la Francia cambia, sorprendentemente in maniera soffice, quasi dolce, verso una sorta di sharia mitigata ed europeizzata, mentre tutto intorno, anche negli altri paesi Europei, accade qualcosa di molto simile. In un Vecchio Continente preoccupato per la propria sicurezza, dopo il fallimento di destra e sinistra, sembra quasi che l'islam sia l'unica certezza, anche per chi con l'islam non ha mai avuto niente a che spartire. E François?


Certo, per dire che uno scrittore sia geniale, bisognerebbe essere esperti veri di letteratura, aver letto molto, moltissimo, contemporanei e grandi classici, capirne per davvero. Eppure, sempre più leggendo Houellebecq, mi convinco che a volte, non è necessario: basta vivere il presente e, se tale scrittore riesce sempre, costantemente, ripetutamente, a farti riflettere sulla tua esistenza, se è capace di lanciarti ogni volta nuove sfide, se tutte le volte che giri le pagine dei suoi libri vorresti complimentarti con lui per la lucidità con la quale riesce a leggere i movimenti storico-sociali dell'attualità, del genio ci dev'essere. Se addirittura ritrovi nel suo ultimo libro una roba che avevi scritto e pensato pure tu, per essere provocatorio con quei tuoi dieci lettori, beh, allora si che è il massimo (sto parlando dell'allargamento dell'Unione Europea ai paesi del Nord Africa, da me ripreso un paio di volte, e che Houellebecq suggerisce in un paio o più occasioni dipingendo lo scenario del 2022 europeo in questo suo ultimo lavoro).
E niente. Il francese dall'aria sempre più sfatta, dal ghigno di uno al quale non frega veramente un cazzo di niente e nessuno, fa centro ancora una volta, con questo sublime Sottomissione, un libro semplicissimo, diretto, decadente come suo solito, un libro nel quale il protagonista assomiglia tantissimo all'immagine che ci siamo fatti dello scrittore stesso, e che lo stesso scrittore non si stanca di riproporre spesso, con giusto quelle piccole sfumature modificate ogni tanto, ma che risulta sempre necessario Caronte per traghettare il lettore in una realtà distopica, ma chissà, non così lontana da quello che potrebbe accadere.
Allah è grande. Ma pure Houellebecq non è piccolo. 

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