No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160325

Riflettore

Spotlight - di Tom McCarthy (2015)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)

2001, Boston. Il Boston Globe ha un nuovo editor, Marty Baron, che arriva da Miami. Fa conoscenza con lo staff, incontra il team chiamato Spotlight, capitanato da Walter Robby Robinson. Il gruppo è formato da altri tre giornalisti investigativi che lavorano a storie di approfondimento, e che richiedono mesi di lavoro.
Qualche giorno più tardi, Baron legge una colonna del Globe, dove un avvocato locale, Michael Garabedian, sostiene che Bernard Law, l'arcivescovo di Boston, era al corrente che il sacerdote John Geoghan stava abusando sessualmente dei bambini della sua parrocchia, e non ha fatto niente per fermarlo. Baron riunisce il team, e li fa sospendere la storia sulla quale stavano lavorando, affidando loro il compito di investigare sugli abusi sessuali da parte di questo sacerdote. Michael Rezendes, uno dei giornalisti del team, contatta Garabedian, che inizialmente non vuole parlare. Rezendes, anche se gli era stato detto di non farlo, dice a Garabedian che lui appartiene al team Spotlight: Garabedian si convince a parlare.
Credendo inizialmente di seguire solo un sacerdote, Geoghan, come caso sporadico di abusi, i giornalisti scoprono uno schema ben preciso nelle strategie della chiesa cattolica. Moltissimi sacerdoti in Massachusetts, continuamente coperti dall'arcidiocesi di Boston. Contattando l'uomo a capo dell'organizzazione delle vittime, allargano la ricerca a tredici sacerdoti. Riescono poi a contattare un ex sacerdote che ha lavorato per la riabilitazione di sacerdoti pedofili, e si rendono conto che nella sola arcidiocesi di Boston potrebbero esserci circa 90 sacerdoti di questo "genere". Approfondendo le ricerche, arrivano a mettere insieme ottantasette nomi. Cominciano a corroborare le ricerche cercando le vittime, per un controllo incrociato, quando arriva l'11 settembre 2001. La storia viene destituita di priorità. Ma Rezendes non si arrende.

Beh, probabilmente, come spesso accade, questo non era il miglior film dell'anno passato, ma è quello che ha vinto l'Oscar come miglior film in lingua inglese. E sono vere molte cose che avete letto o sentito in proposito: è un bel film "normale", una storia importante della quale si è già parlato moltissimo anche con documentari piuttosto agguerriti contro la chiesa, ma, vi dirò apertamente come la penso, parla di un problema che a me personalmente fa imbestialire, per la stessa ragione che avete sentito molte volte: la chiesa cattolica, la religione in genere, serve spesso alle persone in difficoltà, per trovare aiuto, rifugio, fede, speranza, appoggio. E usare queste cose per abusare di bambini penso sia la cosa più spregevole del mondo, al pari dello stupro contro le donne. Quindi, la mia personale conclusione è che, come sull'olocausto, non mi stancherò mai di vedere, leggere ed ascoltare storie su questo tema.
Cast interessante, tutto in parte: Mark Ruffalo è Rezendes, Michael Keaton è Robby, Rachel McAdams è Sacha, Liev Schreiber è Baron, John Slattery è Ben Bradlee, Jr., Brian D'Arcy James è Matt Carroll, Stanley Tucci è Garabedian.

1 commento:

Maripa ha detto...

Sono contenta che tu l'abbia visto, ero curiosa di sapere il tuo giudizio su questo film. Sono andata a vederlo al cinema con la mia amica indiana, per passare una serata al cinema e perche' al cinema non c'era niente di meglio. La settimana dopo il film ha vinto l'oscar, con grande stupore da parte di entrambe. Come dici tu, tema importante, che va ogni tanto rispolverato e che non va dimenticato, ma secondo noi il film di per se' e' un po' dull, e si dimentica facilmente. Senza lode e senza infamia...