I Love Radio Rock - di Richard Curtis 2009
Giudizio sintetico: si può vedere
1966, Regno Unito. La BBC Radio trasmette pochissima musica pop e rock, che, al contrario, sta conoscendo un successo inarrestabile. Le uniche radio che la trasmettono sono emittenti private che "lanciano" il loro segnale da battelli ancorati in acque britanniche, perchè non è legale trasmettere da terra. Tra queste, c'è Radio Rock, che trasmette dal Mare del Nord. Capitanata da Quentin, raccoglie un manipolo di DJs che trasmettono 24 ore al giorno, suddividendosi i generi e le fasce orarie, e molti milioni di inglesi non ascoltano altro. Quando Sir Alistair Dormandy, un ministro del governo, decide di farli chiudere, provandoci in ogni modo, è il 1966.
Premesso che il giorno seguente alla visione ho chiesto i soldi del biglietto indietro all'amico Filo, leggendo il curriculum di Curtis non si poteva certo chiedere di più (è il suo secondo film dopo Love Actually - L'amore davvero, divertente, colorato, ma leggero leggero, quasi impalpabile; inoltre, sceneggiatore per 4 matrimoni e un funerale, molti episodi tv di Mr. Bean, Notting Hill, i due Bridget Jones, Mr. Bean's Holiday e tantissima televisione), anche se gli siamo grati per aver dimostrato di essere così devoto alla musica di qualità.
Ispirato alla storia (vera) di Radio Caroline, il film, anche questo coloratissimo, è sorretto da una parte da una colonna sonora monumentale, sulla quale però c'è da far notare che ci sono degli svarioni temporali, con i quali Curtis "piega" l'utilizzo di grandissimi pezzi usciti dal 1967 in poi, alla "messa in onda" nel 1966; dall'altra, da una sceneggiatura quasi ridicola. L'espediente narrativo per "salire" sulla nave (da notare il titolo italiano, che è stranamente in inglese, ma non è quello originale - The Boat That Rocked - , che comunque avrebbe stimolato il pubblico a capire, o a cercare di, il simpatico doppio senso), è quello del figliastro di Quentin, Carl, che viene mandato lì in punizione dalla madre, perchè va male a scuola ed è sorpreso a fumare. Niente di più ridicolo.
I personaggi sono tutti simpatici e divertenti, e i principali sono chiaramente ispirati a rockstar esistite, o comunque a stereotipi del mondo rock, anche se a livello di battute si poteva fare di meglio, e non sono certo approfonditi psicologicamente, ma la storia vera e propria (la "battaglia" del ministro contro le radio "pirata") scorre con difficoltà, e a volte quasi dimenticata, in mezzo a tutta una serie di gag slegate tra di loro, che, unite a una eccessiva lunghezza (più di due ore), fanno si che, tra una Dancing In The Street e una A Whiter Shade Of Pale, tra una The Wind Cries Mary e una Father and Son, ci sia ampiamente il tempo di annoiarsi.
Pro e contro, così come, a livello di regia, il punto più alto è il "duello" tra Il Conte e Gavin Cavanagh, una scena acrobatica girata in maniera davvero suggestiva, il punto più basso è il finale (anche a livello di sceneggiatura, a dire il vero), dove, se i film fossero girati in sequenza cronologica, si potrebbe supporre, per la pochezza dell'allestimento, che fosse terminato il budget.
Ad essere sinceri, nel mio personale giudizio prevalgono i contro, ma noto in giro che il film, tutto sommato, è piaciuto. Merito senz'altro del cast davvero ricchissimo, e di performance di certo non intense, ma comunque piacevoli: Bill Nighy, Kenneth Branagh, Philip Seymour Hoffman, Rhys Ifans, Jack Davenport, cameo per Emma Thompson e per la bellissima January Jones (la Betty Draper, moglie di Don, di Mad Men; era in Love Actually, l'abbiamo vista in Le tre sepolture di e con Tommy Lee Jones); con questo ben di Dio, era difficile fare peggio, anche impegnandosi.
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