No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20220818

The Chant

Gojira + Alien Weaponry + Employed to Serve, 31 luglio 2022, Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)

Un altro concerto rimandato per mesi ed infine, modificato a livello di luogo per una forte domanda di biglietti, mi porta stavolta nel sobborgo milanese una volta conosciuto come "Piccola Stalingrado", Sesto San Giovanni, in una delle molte giornate caldissime di questa caldissima estate 2022. Mi metto in coda verso le 18, visto che gli orari ufficiali segnalavano l'apertura alle 18,30 e l'inizio dei concerti alle 19, dato che sono interessato a tutte e tre le band che si esibiranno stasera, e noto che l'ingresso di questo curioso locale è esattamente davanti al cancello di ingresso di un cliente della società per cui lavoro, ma questa è un'amenità poco interessante. Quello che è interessante è che il Carroponte, ricavato da una parte dell'ex stabilimento della Breda Siderurgica, all'interno del parco archeologico industriale, dove non ero mai stato fino ad oggi, è davvero ben organizzato: grandi spazi, bel palco, tanti punti per bere, mangiare, comprare il merchandising. Entro mentre gli Employed to Serve, da Woking UK, stanno eseguendo la loro iniziale (anche del loro ultimo Conquering) Universal Chokehold, e quindi il primo obiettivo della giornata è centrato: riuscire a vederli. Il loro ultimo disco mi aveva impressionato favorevolmente, vedendoli dal vivo si percepisce la passione ma mi aspettavo di più, soprattutto considerando il fatto che il disco dell'anno scorso è il quarto. Il set è composto da sei tracce, poco più di 30 minuti, un po' troppo fermi sul palco, ma il pubblico gradisce ed incoraggia, e anche io apprezzo moderatamente. Giro di perlustrazione, un panino e una birra, alle 19,30 ecco il trio neozelandese degli Alien Weaponry Esattamente al contrario rispetto agli Employed to Serve, il loro ultimo album non mi aveva entusiasmato troppo, ma devo ammettere che la loro miscela di groove metal e haka maori, dal vivo funziona ed è molto coinvolgente. Il loro set è leggermente più lungo, otto tracce per circa tre quarti d'ora, e, anche se non ce ne sarebbe bisogno, scalda il pubblico che sta lentamente crescendo. Mentre aspetto le 21, mi piazzo strategicamente al lato del palco, in linea d'aria molto vicino ma diagonalmente, e mi vedo passare davanti più volte, portando le attrezzature varie verso i mezzi di trasporto, una strana accozzaglia: ragazzi di colore assunti evidentemente "alla giornata" e visibilmente spaesati sul palco durante lo smontaggio, addetti alla sicurezza polivalenti e palestrati, e i vari componenti delle due band di apertura: impressionante il tatuaggio facciale del bassista degli Alien Weaponry Tūranga Morgan-Edmonds. 


Alle 21 la musica diffusa dagli altoparlanti "vira". Si abbassano le luci ed inizia un conto alla rovescia sullo schermo gigante che spalleggia il palco. Ci siamo. L'ingresso di Mario DuPlantier, un batterista che personalmente mi piace moltissimo a livello di stile, è salutato da una vera e propria ovazione, nettamente più amato rispetto al resto della band, suo fratello Joe compreso. Magari è solo per il nome, resta il fatto che stasera Mario darà spettacolo. La scaletta è sbilanciata (sette estratti dall'ultimo Fortitude) verso le cose recenti, ma non mancano ripescaggi, addirittura dai primi due album (una medley tra Love e Remembrance). Le trovate sceniche divertenti, l'atmosfera è di coinvolgimento e divertimento, empatia da e verso la band, ma al tempo stesso si capisce che il pubblico condivide il messaggio che i quattro ragazzi francesi vogliono trasmettere. Il suono potente in modo impressionante, la precisione di tutti e quattro davvero notevole. Verso il finale, The Chant è un abbraccio catartico, come detto, tra la band e i circa 5.000 presenti. Si finisce con Mario avvolto nel tricolore, e un paio di bambini (non saprei dirvi di chi) che salutano dal palco insieme alla band. Un concerto memorabile per una band che probabilmente ha raggiunto il suo zenith.
At 9 pm the music spread by the loudspeakers changes. The lights go down and a countdown begins on the giant screen that backs the stage. Here we are. The entry of Mario DuPlantier, a drummer that I personally like very much in terms of style, is greeted by a real ovation, much more loved than the rest of the band, including his brother Joe. Maybe it's just for the Italian name, the fact remains that Mario will put on a show tonight. The setlist is unbalanced (seven extracts from the last Fortitude) towards recent things, but there is no shortage of repechage, even from the first two albums (a medley between Love and Remembrance). The scenic ideas are amusing, the atmosphere is of involvement and fun, empathy from and towards the band, but at the same time we understand that the public shares the message that the four French guys want to convey. The impressive sound, the precision of all four truly remarkable. Towards the end, The Chant is a cathartic embrace, as mentioned, between the band and the approximately 5,000 present. We end up with Mario wrapped in the Italian tricolor, and a couple of children (I can't tell you whose) greeting from the stage together with the band. A memorable concert for a band that has probably reached its zenith.

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