Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
A Belleville, Parigi, Madame Rosa, un'anziana ebrea francese sopravvissuta all'Olocausto che lavorava come prostituta, ora gestisce una pensione per i figli delle prostitute. Uno di loro è Momo, un ragazzo algerino che i conoscenti credono abbia 11 anni. Sebbene Madame Rosa sia ebrea e talvolta faccia commenti razzisti su Momo, alleva Momo come musulmano nel rispetto della sua eredità, portandolo dal suo amico Mr. Hamil per istruzione in religione, letteratura francese e arabo presso la Grande Moschea. Nasconde infatti che Momo ha 14 anni, esprime forte scetticismo sui documenti ufficiali e su ciò che possono o non possono provare e, di conseguenza, non riesce a mandarlo in una normale scuola elementare. Momo ruba un cane da un negozio di animali. Successivamente vende impulsivamente il cane per 500 franchi e infila i soldi nella fogna. Rosa, che considera Momo un piantagrane, lo porta dal suo medico, il dottor Katz, credendo che sia sifilitico o malato di mente. Momo in seguito la segue dopo che ha avuto un incubo sul campo di concentramento di Auschwitz per scoprire il suo spazio ebraico nascosto sotto le scale, e i due iniziano a sviluppare un legame più stretto. Più tardi, dopo che Momo si è travestito da prostituta e una vera prostituta lo porta in un bar gestito da un amico di Madame Rosa credendo di aver bisogno di aiuto, Madame Rosa fa giurare a Momo di non prostituirsi mai o di diventare un pappone. In un parco, Momo incontra una montatrice cinematografica e lei gli dice che può visitare il suo laboratorio ogni volta che vuole.
Film tratto (così come il remake italiano del 2020) dall'omonimo libro del 1975 di Emile Ajar, pseudonimo di Romain Gary, che vinse l'Oscar nella categoria come miglior film in lingua non inglese, dominato dalla carismatica Simone Signoret, è un film che mette insieme diversi temi importanti (conflitto israelo-palestinese, anti arabismo, olocausto, prostituzione), e che, a mio modestissimo parere, non li affronta come avrebbe potuto. Magari, all'epoca, bastava "metterli sul fuoco", e non molto come venivano affrontati.
Film taken (as well as the 2020 Italian remake) from the 1975 book of the same name by Emile Ajar, pseudonym of Romain Gary, which won the Oscar in the category for Best Foreign Language Film, dominated by the charismatic Simone Signoret, is a film which brings together several important issues (Israeli-Palestinian conflict, anti-Arabism, holocaust, prostitution), and which, in my humble opinion, does not address them as it could have. Maybe, at the time, it was enough to "put them on the stove", and not much how they were dealt with.
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