No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20060609
bevo per la noia
Whisky – di Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll 2006
Montevideo, Uruguay. Jacobo, un ebreo uruguayano ormai sulla sessantina, vive solo, dopo la morte della madre, che ha accudito fino alla fine, e della quale rimangono alcune “tracce” in giro per la sua casa. Manda avanti una piccola e artigianale fabbrica di calzini, con due operaie e una capo operaia, Marta, una signora anche lei sulla sessantina, segretamente (ma nemmeno troppo) innamorata di Jacobo, devota (anche troppo), puntualissima, meticolosa ed educatissima, silenziosa ed efficientissima.
La posa della lapide sulla tomba della madre, fa sì che il fratello Herman, anche lui proprietario di una fabbrica di calzini, ma in Brasile, e, a detta di lui, molto più moderna, torni a trovarlo dopo un periodo evidentemente lunghissimo. Scocciato (non a ragione) dal farsi trovare senza una moglie, Jacobo chiede a Marta di trasferirsi a casa sua nel periodo durante il quale anche Herman sarà suo ospite. Marta accetta di buon grado e fa cambiare volto all’appartamento.
Herman si tratterrà più a lungo del previsto, e insisterà perché tutti insieme vadano a passare qualche giorno in una località di mare nella quale lui e Jacobo andavano da piccoli. Lì, Jacobo si scoprirà stranamente geloso di Marta, accetterà dei soldi dal fratello a malincuore, e, sperando di perderli, li giocherà al casinò vincendo una somma consistente, che regalerà, non prima di averne “trattenuto” una parte (non fate battute razziste), a Marta. Che però, rientrando Jacobo a lavoro il giorno seguente….
Alcune fondamentali premesse, prima di parlare in maniera critica di questo film: esistono due modi diametralmente opposti di fruire il cinema. Ci si va per passare il tempo e divertirsi, oppure ci si va per pensare. Certo, si può fare l’una e l’altra cosa, e a volte si trovano anche film che concentrano le due cose insieme.
Spesso, se si appartiene alla seconda categoria, capita di vedere film noiosi, o che comunque non scorrono molto. Sono quelli che, però, più si avvicinano alla vita reale.
L’Uruguayano (lo confesso, sono di quelli che pensa che solo perché è un film che viene dall’Uruguay andrebbe visto, dato che non ne arrivano poi così tanti sui nostri schermi) “Whisky” appartiene a questo tipo di film. Narra di persone tristi, alle quali accadono cose poco felici, che sembrano vivere solo perché devono farlo. Sono abitudinarie, per cui il film è volutamente noioso, perché ci fa rivivere più e più volte le stesse scene, in diversi giorni che però si assomigliano tutti quanti, tutti uguali, ripetitivi fino allo sfinimento. Anche la tecnica è volutamente minimale, camera fissa, inamovibile, così come la fissità degli sguardi dei protagonisti, immobili negli anni e nelle loro immutabili abitudini. Poi, succede qualcosa, e tutto cambia. In quale maniera, sarete proprio voi, pochi spettatori che avrete visto questo piccolo film, a deciderlo, perché il finale semplicemente non c’è.
“Whisky” non è bello, non vincerà niente, non farà il pieno di spettatori, rimarrà poco nelle sale e forse non uscirà nemmeno in dvd. Vi divertirete anche poco, se andrete a vederlo in sala.
Quando uscirete, non sarete una persona diversa da quella che è entrata.
Però, penserete; anche solo per un attimo, rifletterete sul senso della vita.
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