No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151105

The Theater of Horrors

Il Teatro degli Orrori - Il Teatro degli Orrori (2015)

Ho scorso il blog, e mi sono reso conto che non sono mai riuscito a recensire un disco del Teatro. Mentre ascoltavo per la prima volta a volume alto questo nuovo, quarto disco della band italiana, entrando lentissimamente dentro la bellezza asimmetrica delle musiche, mentre cadevano le certezze che mi ero faticosamente costruito con gli ultimi due o tre ascolti in cuffia sull'aereo, capivo. Mettevo a fuoco. 

Faccio qualche passo indietro. La band di Capovilla l'ho sempre vista come naturale prosecuzione della sua creatura precedente, gli One Dimensional Man. L'ispirazione principale, almeno per uno come me, conoscitore di musica ma cosciente dei proprio limiti, a livello musicale sono i Primus, ma potremmo metterci dentro tutte la band come i Prong. Ecco, soprattutto per chi si ispira ai Primus, la cosa difficile è riuscire a differenziare i pezzi, almeno secondo me. Si tende a non riconoscere un pezzo dall'altro: tutti i pezzi hanno una struttura talmente complessa che, paradossalmente, per il loro incedere sincopato, si somigliano. C'è bisogno di attenzione, tempo, per riuscire ad entrare nella loro complessità. Non che Capovilla e soci non riescano ad inserire aperture melodiche nelle loro canzoni, anzi, ma spesso non è quello il climax.
La seconda puntualizzazione importante è che i testi profondamente politici dello stesso Capovilla, sono di quelli che tendono a rompermi i coglioni, quando ascolto musica. Soprattutto quando provengono da un'italiano. Non so perché: dovrebbe essere proprio tutto il contrario, visto che dentro, rimango uno tendenzialmente di sinistra, deluso dalla deriva centrista, per non dire di peggio, di quel che resta della sinistra italiana. Anche qui, evidentemente si tratta di un riflesso della cronica mancanza di tempo per apprezzare l'arte, da parte mia.
Fatto tutto questo pippone introduttivo, eccoci al punto: per l'ennesima volta, siamo di fronte ad un disco che non ha eguali, a livello italiano, e probabilmente se la gioca alla grande a livello universale. Dal punto di vista musicale, da quello lirico, e perché no, dal punto di vista emozionale, da quello della carica che può passarti un disco del genere, da quello della complessità, dalla quale si evince la dedizione con la quale questi signori lavorano, a differenza da tanti, troppi gruppi che si limitano a mettere quattro note in croce, carine, e poi si lanciano in tour giusto per raccattare soldi, magari tra un tour e l'altro delle band di appartenenza, mettendo in piedi progetti laterali così, per apparente sfizio, in realtà, forse, proprio per ingordigia. C'è passione, non solo musicale, c'è lavoro di cesello, e, come detto, molta dedizione, in questo disco de Il Teatro degli Orrori.
C'è la rabbia di un cittadino qualunque, di un paese meraviglioso, che non si arrende al degrado intellettuale e intellettivo, che si interroga se, davvero, improvvisamente, dall'essere profondamente di sinistra, non sia diventato di destra.
Per questo, grazie a Il Teatro degli Orrori.



It's always been difficult, to "enter" in a record of Il Teatro degli Orrori, one of the best rock band Italy has ever had. Sometimes you need more time, but it worth it. If you reach the key, you can discover one album made of musical and political passion, a cry out loud from a citizen that lives in a beautiful country, but that is frustrated seeing its intellectual and intellective common decay. Deep and beautiful.

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