La vida de los peces - di Matías Bize (2010)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: la fia ci fa, la fia ci sfà (vecchia, abusata, ma sempre valida)
Santiago, Cile. Andrés, giornalista di viaggi, vive e lavora a Berlino da una decina d'anni. Se n'è andato dal Cile dopo un amore finito male e la morte di un amico fraterno. Di passaggio per chiudere i conti col suo passato, prima di stabilirsi definitivamente in Germania, presenzia alla festa di compleanno di un vecchio amico; durante la festa, rivede tante facce conosciute e amate, persone con le quali ha condiviso la giovinezza spensierata, le prime esperienze di ogni cosa, come pure il suo antico amore, mai dimenticato, Beatriz. I due si salutano, si sfiorano come fossero in un acquario. Ci sarà un chiarimento? Accadrà qualcosa?
Giovane (32 anni), ma già piuttosto esperto, Bize ha già al suo attivo diversi lungometraggi e qualche premio; con questo suo ultimo lavoro ha vinto un Goya, in Spagna, come miglior film straniero in lingua spagnola. Girato con un elegante digitale, tutto dentro una grande casa (come, appunto, in un acquario), con una fotografia curatissima e in alcuni momenti perfino troppo perfetta, il film che dura un'ora e venti ha un ritmo molto lento, molti dialoghi come pure diversi silenzi, con la musica, decente, spesso in prima piano, non annoia, soprattutto per l'empatia che si prova per il protagonista (un ottimo Santiago Cabrera, bellissimo attore cileno, che abbiamo visto nella serie statunitense Heroes e nel Che di Soderbergh, nella parte di Camilo Cienfuegos), che riesce a mettere in scena tutto un campionario di emozioni coinvolgenti.
Un bel tocco Bize, un film non usuale, un finale aperto, un film interessante, un regista da tenere d'occhio. Nel cast anche Antonia Zegers (Mariana), che abbiamo visto nei film di Pablo Larraín, Tony Manero e Post Mortem (era Nancy, la ballerina dirimpettatia del protagonista). Non è uscito in Italia.
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