Numeri - Raf (2011)
Visto che il coming out lo feci già nell'occasione di Metamorfosi, adesso posso andare tranquillo. Il nuovo disco di Raf è, come suo solito, un onestissimo lavoro musicale, che rispetta le sue classiche coordinate, e dà discrete soddisfazioni, all'ascoltatore non prevenuto.
Riflettendoci sopra, quello che differenzia sottilmente Raf dalla canzonetta italiana, e pure dal cantautorato cosiddetto impegnato, è una costante attenzione alla modernità dei suoni e, dall'altro lato, un romanticismo adulto e consapevole, espresso con testi non scontati, spesso scegliendo termini inconsueti per canzoni d'amore. Sempre per rimanere "in mezzo", Raf non ha mai nascosto le sue simpatie politiche, e qua e là, distribuisce pillole di critica sociale, in mezzo a storie d'amore travolgenti, anche quando sono amori finiti male.
Esempio clamoroso del suo "schieramento", la title-track di questo nuovo Numeri: posta in apertura, Raf finalmente si decide a "prendere in prestito" un rapper vero (ha da sempre questa tendenza, a provare a rappare su alcuni pezzi, con risultati non certo incoraggianti), nella persona di Frankie Hi NRG, gli affianca nientemeno che Nathalie, si proprio la vincitrice della quarta edizione di X Factor, e lui si limita a mettere punti e virgole. Ne esce fuori un pezzo davvero sorprendente, che racchiude e amalgama le tre anime dei tre musicisti in maniera ottima (da sottolineare l'elegante, e al tempo stesso cruda, citazione di Frankie, quando dice "forse solo oggi lo sappiamo per davvero cos'è restato di quegli anni '80: lo zero", quantomai azzeccata in un pezzo che critica l'involuzione italica).
Ma il nostro prode, pur proseguendo da solo per gli altri dieci pezzi del disco, non se la cava certo male. Tra ballate classiche col piano a far da protagonista (Senza cielo, Oltre di noi, Un tempo indefinito, Il mio scenario, anche se quest'ultima si trasforma ben presto in robusta rock ballad suonata ottimamente), altre da chitarra acustica (Ogni piccola cosa, scritta con la moglie, Un'emozione inaspettata), e mid-tempos dai sapori differenti (Mai del tutto, Controsenso, Nuovi mondi), fino ad un pezzo difficile da descrivere, quale Vertigine, che parte come semi-ballad acustica, e nel finale si trasforma in una cavalcata jazz-rock, Raf racconta storie nelle quali ognuno si può riconoscere, tutte sospese tra un sottile senso di malinconia, e una visione ottimistica del futuro, che confida nelle persone di buona volontà.
Il disco, è bene sottolinearlo ancora una volta, è suonato alla grande da tutti i musicisti, e gli arrangiamenti, come detto prima, sono al passo coi tempi. Musica godibile, e testi, anche questo concetto già espresso più e più volte, che a volte lasciano sbalorditi, perché ogni volta, almeno uno (all'interno di un suo disco), sembra essere quello che ti descrive in quel momento.
Raf, come notava Exit qualche giorno fa, è pure un personaggio schivo, che non ci tiene ad apparire, e che vuol mantenere la sua vita privata lontana dai riflettori (lo ribadiva ultimamente anche sul suo sito): anche per questo, mi piace. Massimo rispetto.
Oltre alla title-track, vi caldeggio Il mio scenario e (questo l'ho già fatto) Mai del tutto.
Sensazione paragonabile: come quando sei giù, un amico ti ascolta, ti dice che c'è passato anche lui, e ti cinge le spalle con un braccio.
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