White Silence - Cave In (2011)
Lunga e tormentata, la storia della band originaria di Methuen, Massachusetts. Questo disco, ve lo dico subito, a me piace un bel po', e visto che esce ad un paio d'anni di distanza dal precedente EP Planets Of Old, che è del 2009 ma che fu rieditato nel 2010, che pur con soli quattro pezzi mi aveva conquistato, direi che il fatto è decisamente positivo.
Siamo ancora dalle parti del post-hardcore che si mischia al miglior sludge-metal, c'è ancora lo zampino di Aaron Turner (Isis) per la parte grafica, e i Cave In di oggi continuano a sembrarmi una sorta di Converge psichedelici, e speriamo che riusciate a capire cosa intendo.
Un suono assolutamente deragliante, con le chitarre che frantumano le orecchie costruendo muri di suono, e la sezione ritmica a pestare durissimo, e parti deliranti, rumoristiche, appunto psichedeliche. Improvvisamente, pezzi come Heartbreaks, Earthquakes, che sembrano usciti da un cassetto di inediti dei Pink Floyd, mood che abbraccia il finale del disco, quindi pure le seguenti Iron Decibels (White Stripes meets elettronica) e Reanimation (una ninna nanna psychedelic folk composta da squilibrati).
Eclettici e potenti.
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