Tropa de Elite 2 - O inimigo agora é outro - di José Padilha (2010)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: tremendo dé
Sono passati alcuni anni dalla visita del Papa nel 1997 a Rio de Janeiro. Nascimento è dovuto tornare alla guida del BOPE, ma ha pagato un altissimo prezzo: ha perso sua moglie e sta perdendo suo figlio Rafa, che sta crescendo col nuovo marito di Rosane, uno che la pensa esattamente all'opposto di Nascimento. In seguito ad una rivolta carceraria nel carcere conosciuto come Bangu 1, gestita dal BOPE col pensiero fisso rivolto ai fatti di Carandiru, Nascimento viene rimosso e destinato ad un incarico di intelligence, e si rompe il rapporto che aveva col suo vice nonché allievo preferito André Matias. Ma la posizione che occupa adesso, nell'intelligence, gli permette una visione molto più ampia, e lo porta a strettissimo contatto con chi tira i fili: la politica. E qui, anche prendendo grosse cantonate, scopre che...
Sono sicuro che qualcuno tra di voi ricorderà senz'altro Tropa de Elite, arrivato sui nostri schermi nel 2008 dopo le polemiche innescate a Berlino, e l'Orso d'Oro nella stessa rassegna. Bene, magari sarà perché il ricordo di quel film si è leggermente affievolito nella mia memoria, ma mi lancio in un giudizio deciso: questo sequel è addirittura migliore del precedente, sta uscendo in giro per il mondo, dopo essere uscito nell'ottobre 2010 in Brasile, ed essere passato nel gennaio 2011 al Sundance, mentre in Italia non è prevista una data di uscita né una distribuzione.
C'è chi lo accusa di essere un po' troppo ricercato (termine improprio), per alcune furberie di sceneggiatura che non vi rivelerò, una delle quali si scopre dopo neppure 10 minuti di pellicola, ma che io ho trovato interessanti e perfino necessarie, seppur ruffiane, ad essere onesti. Ma la forza di questo film imponente, che rispetto al precedente diminuisce leggermente la percentuale di violenza (senza peraltro perdere dinamica nelle scene dove la violenza è presente, anzi, se possibile si migliora), sono da una parte i personaggi, dall'altra il sapiente mix di film d'azione, sentimentale, politico, sociale, etico. Rispetto ai personaggi, forse dovremmo usare il singolare, perché la scena è quasi tutta di un gigantesco Wagner Moura nei panni di Nascimento, onnipresente perfino con la voce fuori campo (come tutti sapete, sempre una grande scommessa nel cinema), ma bisogna riconoscere che caratteri come quello del Capitano André Matias (André Ramiro, presente anche nel film precedente), o quello del mattatore televisivo che passa alla politica senza perdere la sua arroganza Fortunato (interpretato da uno scoppiettante ed ingombrante fisicamente André Mattos), come ancora quello del Maggiore Rocha (Sandro Rocha, anche lui presente in Tropa de Elite), o quella del Tenente Colonnello Fabio (Milhem Cortaz, Tropa de Elite ma pure indimenticabile Peixeira in Carandiru), si rivelano come punteggiature necessarie ai fini della storia, ben congegnata seppur complessa, e da seguire con una certa attenzione.
Con questa ultima puntualizzazione siamo passati direttamente al secondo punto di forza del film, il bellissimo "mescolone" che la sceneggiatura, scritta ancora una volta dallo stesso Padilha e dal solito Bràulio Mantovani, basandosi ancora sul libro di Rodrigo Pimentel, riesce a costruire, senza paura di ricordare grandi classici del cinema politico, creando un crescendo che viaggia parallelamente all'intreccio tra politica, corruzione e criminalità, basandosi certamente su esperienze brasiliane, ma che nessuno può escludere siano ben presenti un po' dappertutto ci sia un minimo di potere in gioco.
Tenendo conto che Padilha è basicamente un documentarista, non possiamo che toglierci idealmente il cappello di fronte ai suoi lavori (e a quelli di Mantovani, non dimentichiamocelo, onnipresente quando qualcosa di davvero valido arriva dal Brasile); e a chi ha paura di un terzo episodio diciamo, se è sui livelli del secondo, ben venga.
Sono convinto che Padilha è un po' lo Shawn Ryan brasiliano: a seconda della lettura, può sembrare un fanatico dei Tea Party, che teorizza l'applicazione della violenza contro la violenza, oppure un sostenitore dei diritti civili, profondamente di sinistra, che però si pone delle domande su come si possa operare davvero in situazioni gravemente compromesse.
Gran bel film, ancora una volta.
Per gli intenditori di musica brasiliana, c'è anche Seu Jorge, nella breve ma intensa parte di Beirada.
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