No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110709

the duchess



La duchessa - di Saul Dibb (2008)



Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)



Giudizio vernacolare: anche i ricchi piangano






La vita di Georgiana Spencer, poi Cavendish, duchessa del Devonshire, a partire dall'adolescenza. Georgiana nacque e visse nel Regno Unito dal 1757 al 1806, sposò William Cavendish duca del Devonshire a 17 anni, ma il matrimonio non fu felice: il duca voleva soprattutto un erede maschio, ma dopo diversi aborti vennero due femmine, e il maschio molto dopo. Georgiana fu però un personaggio amatissimo, che si mise in luce per varie altre cose, in Inghilterra; era talmente benvoluta, tanto era d'uso dire che suo marito fosse "l'unico uomo d'Inghilterra a non amarla". Attiva sostenitrice politica dei Whig, icona di stile, presenzialista, accanita giocatrice d'azzardo ed anticonformista, tanto che in pratica, accettò il ménage à trois che vedeva suo marito dividere il letto con la sua migliore amica, Lady Elizabeth Foster detta Bess. Anche lei, Georgiana, del resto...






Interessante "recupero" questo secondo lungometraggio del londinese Dibb, sulla vita di un personaggio decisamente "avanti", basato sul libro di Amanda Foreman Georgiana. Ottima ricostruzione storica (anche se falsata da alcune inesattezze, probabilmente introdotte per romanzare il tutto), sontuoso negli scenari e nei costumi (Oscar per questi ultimi nel 2009), sostanzialmente corretto nell'uso della macchina da presa e nella fotografia, il film lascia che lo spettatore empatizzi con la protagonista, interpretata davvero magistralmente dalla ogni volta più convincente Keira Knightley, e si avvale di buone prove di comprimari di lusso, quali un dolente Raplh Fiennes nei panni del duca del Devonshire e l'algida Charlotte Rampling come la madre di Georgiana.



Originariamente doveva essere diretto da Susanne Bier (ed eccoci al motivo per cui l'ho recuperato: nei crediti di sceneggiatura compare il nome di Anders Thomas Jensen): chissà che piega avrebbe preso.

Nessun commento: