Moloch - Di Aleksandr Sokurov (1999)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Nella primavera del 1942, pochi mesi prima della famigerata battaglia di Stalingrado, Adolf Hitler si ritira nel suo appartato rifugio di Berghof, su una remota collina delle Alpi bavaresi, nei dintorni di Berchtesgaden in Baviera, per unirsi alla sua compagna Eva Braun. Nella residenza, Braun trascorre il suo tempo libero con attività banali come ballare in modo stravagante nuda, canticchiare la musica di una banda musicale in stile militare e rovistare tra gli effetti personali di Hitler. Più tardi, Braun è entusiasta di apprendere che il suo amato "Adi", come lo chiama affettuosamente, si unirà a lei per una visita. Hitler è accompagnato dagli ospiti Joseph Goebbels, Magda Goebbels, Martin Bormann e un prete per conversazioni e battute scherzose.
Il primo film della tetralogia sul potere del regista russo, è un ritratto di Hitler "senza rivelazioni" (come osserva Variety), ma che, a mio giudizio, lo "umanizza" in maniera talmente insipida da risultare ancor più odioso, alla luce della storia. La parte onirico-surreale (il paesaggio circostante e la solitudine di Eva Braun) danno un tocco kitsch al tutto.
The first film of the Russian director's tetralogy on power is a portrait of Hitler "without revelations" (as Variety observes), but which, in my opinion, "humanizes" him in such an insipid way as to be even more hateful, in the light of history. The dream-surreal part (the surrounding landscape and Eva Braun's solitude) give a kitschy touch to the whole.
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