The Path of the Clouds - Marissa Nadler (2021)
Se mettiamo nel conto Droneflower (2019), in collaborazione con Stephen Brodsky, questo è l'album numero 10 per Marissa Nadler. Pare che stavolta, l'ispirazione le sia venuta dalla sua ossessione per la serie TV documentario Unsolved Mysteries, quasi 600 episodi di misteriose sparizioni (dal 1987 al 2002 su NBC, CBS e Lifetime, riavviata da Spike dal 2008 al 2010, ed ancora nel 2020 da Netflix): da bambina la seguiva intensamente, il pensiero e la voglia di trasformare alcune di queste storie in canzoni le ha fatto compagnia durante la pandemia e l'isolamento. Memore forse del fatto che si fosse ripromessa, già dopo l'uscita di For My Crimes (2018) che non avrebbe più fatto dischi tristi per un po', le storie diventano non riflessioni amare ma su come prendere in mano il proprio destino. A livello musicale c'è una profonda differenza con le sue produzioni precedente, escluso ovviamente il già citato Droneflower: le tracce sono più stratificate, la strumentazione, seppure in confronto ad altre cantautrici sempre molto minimale, è più composita, la sua voce sembra acquisire sicurezza ed è ancor più in primo piano. Ci sono Simon Raymonde (Cocteau Twins, manager dell'etichette Bella Union), l'arpista Mary Lattimore, Amber Webber, Emma Ruth Rundle, Jesse Chandler (Mercury Rev, Midlake), Milky Burgess, ed il risultato è un disco ancora una volta bellissimo, ma stavolta meno etereo e più robusto. Forse il percorso delle nuvole è anche il suo percorso.
If we put into the account Droneflower (2019), in collaboration with Stephen Brodsky, this is the number 10 album for Marissa Nadler. It seems that this time, the inspiration came from her obsession with the documentary TV series Unsolved Mysteries, almost 600 episodes of mysterious disappearances (from 1987 to 2002 on NBC, CBS and Lifetime, rebooted by Spike from 2008 to 2010, and again in 2020 from Netflix): as a child she followed it intensely, the thought and the desire to turn some of these stories into songs kept her company during the pandemic and isolation. Mindful perhaps of the fact that she had promised herself, already after the release of For My Crimes (2018) that she would no longer make sad records for a while, the stories become not some bitter reflections but on how to take hold of one's own destiny. On a musical level there is a profound difference with her previous productions, obviously excluding the aforementioned Droneflower: the tracks are more layered, the instrumentation, although in comparison to other songwriters always very minimal, is more composite, her voice seems to acquire safety and is even more in the foreground. There are Simon Raymonde (Cocteau Twins, manager of Bella Union label), harpist Mary Lattimore, Amber Webber, Emma Ruth Rundle, Jesse Chandler (Mercury Rev, Midlake), Milky Burgess, and the result is a record once again beautiful, but this time less ethereal and more robust. Perhaps the path of the clouds is also her path.
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