Dopo diversi post per me impegnativi (per scrivere il penultimo sono stato davanti al pc dalle 2 alle 5 di stanotte), e non solo a livello di tempo, vorrei scriverne uno a cuor leggero, che poi tanto leggero non è; diciamo che apparentemente potranno sembrare argomenti frivoli, e magari prettamente maschili. Prendetelo così, a cuor leggero, come insegna anche Lafolle.
Il tema portante è Livorno. Pronuncio questo nome così come da sempre mi ci avvicino, in treno, in motorino, in macchina; con un misto tra il rispetto, la curiosità, la deferenza del provinciale che va in città, ben sapendo che è una città medio-grande, ma anche fuori dagli schemi classici, appunto, della città. Mi ci sono voluti anni per riuscire a districarmici, e ancora riesco a perdermici dentro. Devo seguire assi ben definiti, e non riesco a ricordarmi i nomi delle vie. So benissimo di non esserci nato e cresciuto, e non riesco a pronunciare la fatidica frase la mia città, anche perchè so che il senso di appartenenza dei livornesi di scoglio travalica ogni normale parametro. E questo, lo dico, rimarrà un cruccio per tutta la vita. Ultimamente, grazie a diversi amici, sto riuscendo a sentirla più mia, e questi amici mi ci fanno sentire, a tratti, ma mai fino in fondo. Nonostante mi ci incazzi, è giusto così, perchè le radici, anche quelle distanti di 25 km, non si possono nascondere. Ed è così che mi sento quando ci vado in qualunque occasione, che sia per la partita, per una cena, per passare a prendere un'amica. Affascinato, rispettoso, quasi invidioso. Cose difficili da dirvi adesso qui.
Dopo un estate passata a tacere, oggi voglio scrivere qualcosa su Cristiano Lucarelli. Il capitano, nella foto, ieri si è infortunato; il bollettino medico dice che dovrà star fermo 3 settimane, e tutti siamo in apprensione, pur sapendo che la squadra saprà reagire. Lo abbiamo visto ieri, allo stadio. Nel secondo tempo contro la corrazzata Milan, gli altri 11 hanno giocato quadruplicando le forze, e abbiamo assistito ad una partita di un'intensità straordinaria. Difficile da credere, per uno zero a zero, eppure è così. In questi momenti esce fuori il senso del calcio vero. Masochismo allo stato brado, sofferenza in campo ma soprattutto sugli spalti, emozioni fortissime. Tornando a Cristiano, anche durante l'estate e la telenovela con il Presidente Spinelli, ha dimostrato tutti i suoi limiti di uomo (così come Spinelli), ma ha ribadito di essere proprio come noi. Imperfetto, quindi vero. Osservando la sua reazione di ieri, quando ha capito di dover uscire dal campo, mi sono dimenticato tutto, e spero solo di rivederlo quanto prima in campo, vederlo segnare, girarsi verso la curva e portare i pugni al cielo. Alla squadra chiedo solo di continuare così. Il gioco espresso è da vera provinciale rognosa, i giocatori quelli giusti, piedi ruvidi ma cuore grande come il cerchio di centrocampo. Inutile fare nomi, siete tutti nel mio cuore, compresi quelli arrivati quest'anno. Avanti Livorno.
Vorrei invitare tutti a comprare e a leggere Il Vernacoliere di questo mese. Ci sono le risposte della redazione alle reazioni suscitate dalla civetta e dalla prima pagina (sono quelle postate lo scorso mese, titolo principale sugli ebrei che non risparmiano sulle bombe: o che ebrei sono?) del numero precedente. La discussione sulla satira (feroce) e sulle accuse di antisemitismo sono interessantissime. Per i pochi al mondo che non lo sapessero, Il Vernacoliere è un mensile di satira orgogliosamente livornese, quindi rimaniamo in tema.
Per concludere, ieri ho passato la mattinata con mio nipote, al mare, proseguendo con l'attività di escavazione sassi dalla battigia e del successivo lancio degli stessi in mare. La mattinata si è poi prolungata con una gita in passeggino fino a casa della compagna di mio padre, pranzo e qualche giochetto subito dopo, poi ci siamo separati. A parte lo stupore nel vederlo aggrapparsi ad un ferro di un'altalena e lasciarsi dondolare (attività che, a due anni, mi pare precoce), e la soddisfazione di rilevare che l'appellativo di tato sta lentamente lasciando il posto ad un più consono sio ale, reiterato all'infinito (nartro sasso sio ale, grozzo sio ale, adda sio ale, con chi sei al mare? sio ale), la cosa più rilevante di questo sabato mattina è stato il constatare che Alessio pronuncia la parola quello dicendola vello. Come un vero livornese. Senza contare che mio padre mi ha intimato di parlare correttamente in sua presenza. Pensavo mi avrebbe accusato di usare parolacce, mentre invece mi ha solo riferito che il bambino, spesso, manifesta stupore dicendo a voce alta boia! Credo proprio che, usando a sproposito un verso di Ben Harper che mi piace ancora moltissimo, insieme potremmo essere eterni. Sempre se mi terrà nel suo cuore.
Foto da www.raisport.rai.it
Colonna sonora The Kooks, Naive
Citazione da Roses From My Friends, Ben Harper, da "The Will To Live": But if you keep me in your heart, together we shall be eternal
4 commenti:
ma bettini non aveva già vinto qualcosa del genere? ad ogni modo, bettini è de La California, vicino a Marina di Bibbona. Provincia di Livorno, ma ancora più "provinciale" di me.
il primo giorno delle ultime olimpiadi finì con montano (antipatìo finchè voi) e bettini (provinciale ma che fa comunque LI) in medaglia d'oro. Nessun'altra nazione, USA compresi, ce l'avevano. Così, giusto per ribadire un po d'orgoLLio. Anche se fondamentalmente è a tirare moccoli e prese di 'ulo che siamo sempre campioni.
ma Cristiano indossa la maLLia di Livio?
beh adesso si che sono curioso
ma perchè camolese è stato cacciato?
Posta un commento