No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20150802

Seppellisci il mio cuore a Wounded Knee

Bury My Heart at Wounded Knee - di Yves Simoneau (2007)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Charles Eastman si chiamava Ohiyesa, era un Sioux americano e aveva combattuto a fianco di Toro Seduto. Suo padre, che aveva sposato una donna bianca, volle per lui un'educazione "bianca", e lo strappò alle sue radici. Eastman divenne uno spot per il senatore degli USA Henry L. Dawes, repubblicano che negli ultimi decenni del 1800 sostenne la legge col suo nome, che voleva l'assimilazione dei nativi americani nella società statunitense. L'uomo era probabilmente in buona fede, ma generò un problema che si è trascinato fino ad oggi. L'ala più bellicosa del governo statunitense si trovò a fare i conti con il capo Sioux Toro Seduto, che non voleva piegarsi alla perdita dell'identità da parte del suo popolo, anche se Nuvola Rossa, altro capo indiano, al contrario volle deporre le armi e sottostare al volere dei bianchi. Il film racconta l'intreccio delle storie di questi quattro personaggi, e della storia personale di Eastman e della moglie bianca Elaine Goodale.


A volte mi metterei a piangere solo a pensare che negli USA, cose come queste, voglio dire film come questi, sono prodotti televisivi. Intendiamoci, non stiamo parlando di un capolavoro, ma certamente di un film che va un poco al di là del documentario, romanzando una storia che prende spunto da una ferita ancora aperta in quella complessiva degli Stati Uniti d'America, quella raccontata da Dee Brown nel suo libro omonimo (il film copre solo i primi due capitoli del libro, il libro esamina una sterminata serie di racconti su una lunga e importante lista di tribù di nativi; si concentra quindi sulle quattro storie e culmina col Massacro di Wounded Knee, un evento ancora citato come uno dei punti più bassi della storia USA) con un cast importante e un buon budget.
Simoneau viene dai corti e dai documentari, e insieme allo sceneggiatore Daniel Giat ce la mette tutta per intrecciare le quattro storie al meglio: non sempre funziona. Come pure rimane non facile da comprendere quello che voleva il senatore Dawes, interpretato da un sempre poco espressivo Aidan Quinn. Quello che è chiaro, è che secondo me non viene mai ripetuto abbastanza, è che i coloni (genericamente) bianchi erano convinti che quella terra gli appartenesse, seppure c'erano diverse gradazioni del loro rapporto con i nativi. Alcuni cercavano la pace, certo, ma davano comunque per scontato che fossero i nativi a doversi comunque integrare con la vita dei coloni, mai viceversa.
Come che sia, Bury My Heart at Wounded Knee offre, seppur in maniera zigzagante, con alti e bassi, un atto di autocritica quasi giornalistico su un momento storico vergognoso.
Bravi Adam Beach (Eastman) e August Schellenberg (Toro Seduto), quest'ultimo morto due anni fa, nel cast anche Anne Paquin (Elaine Goodale), Colm Feore (Generale Sherman), J.K. Simmons (James McLaughlin), Lee Tergesen (Daniel F. Royer), Wes Studi (Wovoka).

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