No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110131

Haevnen


In un mondo migliore - di Susanne Bier (2010)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: tremendo ver ragazzetto

Danimarca. Anton è un chirurgo che lavora in un campo di rifugiati in Africa. Il suo matrimonio con Marianne è in crisi. Hanno due figli maschi, e vivono in una piccola e tranquilla cittadina danese, vicino al mare.
Nella campagna di questa cittadina, nell'enorme tenuta in cui vive Signe, arrivano il figlio di lei Claus, e l'amato nipote Christian (figlio di Claus). Vivevano a Londra, e la moglie di Claus è appena morta di cancro, perdita che ha lasciato sia Claus che Christian molto scossi, con una relazione completamente da ricostruire tra di loro.
Elias, il figlio più grande di Anton e Marianne, a scuola è vittima di episodi di bullismo, e Christian, al primo giorno, se ne accorge immediatamente. Decide di diventare amico di Elias, e di prendere le sue difese. Alla prima occasione, aiutato dallo stesso Elias, i due danno una sonora lezione al bulletto che comanda le angherie: qualche tirata d'orecchie da parte dei genitori e dei vertici della scuola, ma tutto sembra finire lì. Christian, però, rifiuta l'offerta di amicizia da parte dell'ormai ex bullo, ed Elias lo segue.
Al contrario, l'amicizia tra Christian ed Elias si fa sempre più forte, fino al giorno in cui entrambe i ragazzi sono testimoni di uno screzio tra uno sconosciuto, piuttosto prepotente e di certo poco educato, e Anton. Quest'ultimo prende uno schiaffo, ma non reagisce, non è nella sua natura, e cerca di far capire ai due che non è così che si costruisce un mondo migliore.
La rabbia interiore di Christian, però, non ama le lezioncine morali...

Tornata in patria, Susanne Bier ritrova il passo e l'ispirazione. Non che l'avesse persa, ma credo possiate convenire con me che il suo ultimo Noi due sconosciuti non era granché, se paragonato soprattutto ai suoi precedenti Dopo il matrimonio e Non desiderare la donna d'altri.
Ora, non è che voglio farvi le lezioncine, è una questione di fatti: qual è la differenza tra questi ultimi due film e il flop americano della Bier? Semplice: lo sceneggiatore, Anders Thomas Jensen (regista anche del meraviglioso Le mele di Adamo, che se non avete visto dovreste recuperare). La regia della Bier, invece, non era affatto male anche in Noi due sconosciuti, e si conferma anche in questo In un mondo migliore, attenta ai particolari, poetica perfino senza risultare statica, con il giusto equilibrio tra campi lunghi e primi piani. Aiutata come sempre da un ottimo cast, e da una bella fotografia, prosegue il suo discorso sui temi etici (lei stessa definisce il suo cinema etico), e lo fa portando avanti due "fronti", quello danese e quello africano, durante il film, e lo spettatore attento sente fin dall'inizio che quello africano, nonostante sembri di contorno, sarà importante, anche se, in effetti, il vero turning point del film accade nella tranquilla cittadina danese, e non è certo una sorpresa.
Finale anche troppo conciliante e qualche leziosaggine di troppo, ma un ritmo lento non noioso e soprattutto, avvolgente, attori, come detto, bravi, e forte groppo in gola verso la fine, l'ennesimo film della Bier pone, come sempre, lo spettatore davanti a temi importanti, che non possono essere mai sottovalutati, anche nell'era moderna, e per questo le rendiamo merito.
Piacevole sorpresa, per me, Mikael Persbrandt (Anton), gradito "ritorno" di Trine Dyrholm (l'avevamo vista nello splendido Festen) nei panni di Marianne, parte minore ma sempre di grande effetto Ulrich Thomsen (Claus), uno degli attori danesi più famosi, ma tutti bravi anche i giovanissimi (straordinario William Johnk Nielsen nei panni di Christian).
Una gradita conferma.

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