No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070130

small town

Gli amici di città a volte me lo chiedono. In particolare, l'amico Filippo di recente, probabilmente sovrastimandomi, mi chiedeva se non mi sento mai "stretto" a vivere in provincia. Ho provato più volte a rispondere, e di solito rimango soddisfatto. Questa mattina, però, ho capito come potrei definitivamente convincere chi domanda (anche se so benissimo che non c'è nessuno da convincere). Avrei dovuto riprendere la colazione al bar di questa mattina.

Provo a spiegarvi: circa ore 7,00, il solito bar. Entro e saluto nell'ordine: la barista, ve ne ho già parlato, una simpatica ragazza sarda che fa un cappuccino buonissimo e con la quale scherziamo sempre sulle rispettive squadre di calcio, un conoscente che adesso fa il camionista, un po' più grande di me, da piccoli giocavamo a pallone nel solito campetto tra le nostre due abitazioni, sua sorella era in classe mia alle elementari, un altro conoscente, marito di un'altra ragazza che ha fatto le elementari con me, che gestisce il negozio di alimentari di famiglia, dove spesso vado a far spesa, l'edicolante, che ha rilevato da qualche anno l'attività dove compro sempre il quotidiano, i giornali di musica, il Vernacoliere, giornali di cinema, col quale ho un rapporto cordiale e scherzoso. Non erano gli unici avventori. Entra un altro conoscente, un ragazzo più giovane di me conosciuto tramite un amico che conobbi perchè ascoltava la mia trasmissione in una radio locale molti anni fa. Iniziamo almeno 4 discorsi differenti (con la barista sul Cagliari e sul Livorno, col negoziante sugli acquisti del Livorno, coll'edicolante sul suo lavoro, con l'amico ultimo arrivato su come va come non va). Prende piede quello più divertente, la presa in giro all'edicolante sul fatto che non faccia niente e che sua moglie lo comanda a bacchetta (tutte le mattine lui fa colazione lì e poi le porta all'edicola, che dista 20 metri, il vassoio con il té): si ride, non sembra mattina presto, non si pensa alla giornata di lavoro che ci aspetta, ma soprattutto, non c'è una conoscenza e un'amicizia profonda tra di noi, solo rispetto superficiale.
Finito il tutto, iniziano le schermaglie per pagare la colazione all'altro.
Risultato: non ho pagato (anche se ho estratto per primo i soldi, mossa sempre vincente). Ma il risultato più evidente è che sono salito in macchina per andare a lavoro col sorriso sulle labbra.

3 commenti:

jumbolo ha detto...

non siamo mai andati d'accordo io e Lou

Anonimo ha detto...

tema complessisssimo (a milano è sempre tutto issimo)
A dieci anni andavo in bicicletta a giocare a pallone da una parte all'altra di Livorno (Attias-Sorgenti), a venti andavo a vedere i concerti al Palatrussardi o al rolling stone. Semmai avrò un pargolo (solidarietà per lui) spero riesca ad avere la possibilità di fare tutt'e due. Ma nello stesso posto mi pare difficile.... Ogni posto a se. Dice basta godere...

monty ha detto...

te la sei cercata, ale:

"Small Town", by John Mellencamp

Well I was born in a small town
And I live in a small town
Probably die in a small town
Oh those small communities

All my friends are so small town
My parents live in the same small town
My job is so small town
Provides little opportunity

Educated in a small town
Taught the fear of Jesus in a small town
Used to daydream in that small town
Another boring romantic that's me

But I've seen it all in a small town
Had myself a ball in a small town
Married an L.A. doll and brought her to this small town
Now she's small town just like me

No I cannot forget from where it is that I come from
I cannot forget the people who love me
Yeah I can be myself here in this small town
And people let me be just what I want to be

Got nothing against a big town
Still hayseed enough to say
Look who's in the big town
But my bed is in a small town
Oh, and that's good enough for me

Well I was born in a small town
And I can breathe in a small town
Gonna die in this small town
Oh that's probably where they'll bury me