No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070122

luci e ombre


Le luci della sera – di Aki Kaurismaki 2007

Giudizio sintetico: da vedere


Koistinen è un uomo solo. Fa la guardia notturna, quindi lavora di notte, vive il giorno assolvendo pochi compiti per la sopravvivenza (il supermercato), abita in uno scantinato triste, i colleghi lo prendono in giro e lo considerano zero, i capi fanno finta di non conoscerlo, la gente lo emargina. Solo Aila, che gestisce un chiosco notturno, lo considera, ma fino a un certo punto.
Ignaro di tutto, estraneo al mondo, diventa un facile bersaglio per una potente banda di malviventi, che lo fa raggirare da Mirja, bionda avvenente, donna del capo banda, che lo illude facilmente a causa della sua solitudine e del bisogno urgente di compagnia, vita, amore.

Non posso dire di più sulla trama, esile ma lineare, funzionale al messaggio sempre molto chiaro del regista finlandese, supremo cantore di una sorta di pessimismo della speranza.
Come sempre, personaggi al limite dell’assurdo, dialoghi essenziali e esilaranti per la propria laconicità, inquadrature fisse alternate a campi lunghi desolanti, colori cupi. Una semplice, ma grande, metafora sulla vita quando tutto va male.
Ognuno vede qualcosa di diverso nei suoi film, in riferimento al passato, a me viene in mente Buster Keaton, la tristezza che induce la risata travolgente. Il regista continua la sua ricerca ossessiva nei meandri della solitudine, del lato avvilente della vita, con quella sua freddezza nordica e quel suo specchiarsi nei propri personaggi, che sembrano sempre sull’orlo del suicidio ma non si danno mai per vinti, e non per forza o per caparbietà, bensì per inerzia, semplicemente.

Fra i pochi registi capaci di crearsi un marchio di fabbrica, come un grande musicista, si riconosce dopo due sole note, e riesce a non annoiarti pur rifacendo sempre e comunque lo stesso film. Essenziale, minimalista, probabilmente imprescindibile se si vuol dire di conoscere realmente il cinema contemporaneo. Lo sguardo più triste e caustico nel panorama odierno, ha influenzato più di un regista; trasmette angoscia, ai livelli di Kieslowski, ma riesce a farti ridere pur mettendo in scena una continua tragedia. E questo, se ci pensate bene, non è da tutti. Come non è da tutti mettere insieme, senza fare una piega e senza far fare una piega allo spettatore, Gardel e il rock più dozzinale.

Un maestro.

1 commento:

Filo ha detto...

Bella rece, Ale.
Anche se non ho visto il film.