Co’Sang, 1/02/2007, Firenze, Auditorium Flog
Tralascio ogni ulteriore commento: sono al Flog dalle 22,30, il concerto inizia alle 23,50 circa. Andiamo al sodo: si parte con l’Intro (e già sono ultra-contento, un minuto e venti secondi di Hip-Hop vero, e fatto in Italia) e dentro al Flog ci saranno poco più di un centinaio di persone. ‘Ntò e O’Luche’, accompagnati da DJ Rubo sono sul palco, e, pensate un po’, appaiono davvero contenti di “tutta questa gente”. Ci danno dentro, e dialogano col pubblico fin dalla prima pausa tra un pezzo e il seguente. Se da una parte seguono un po’ lo stereotipo dell’hip-hopper italiano (si e ci chiamano Fra’, definiscono il pubblico “massiccio”), dall’altra appaiono veri e sinceri, a partire dal loro stupore e la conseguente felicità nel vedere, appunto, più di un centinaio di persone lì per loro, per sentirli e magari per cantare con loro, le storie di Marianella, il rione di Napoli da dove provengono, orgogliosamente, ma senza nasconderne niente.
Dal vivo si perde un po’ l’ottimo beat che pervade il bellissimo disco d’esordio dei napoletani, penalizzati anche da un impianto davvero scarso, ma la carica e la simpatia senza filtri dei ragazzi copre il gap.
Tralascio ogni ulteriore commento: sono al Flog dalle 22,30, il concerto inizia alle 23,50 circa. Andiamo al sodo: si parte con l’Intro (e già sono ultra-contento, un minuto e venti secondi di Hip-Hop vero, e fatto in Italia) e dentro al Flog ci saranno poco più di un centinaio di persone. ‘Ntò e O’Luche’, accompagnati da DJ Rubo sono sul palco, e, pensate un po’, appaiono davvero contenti di “tutta questa gente”. Ci danno dentro, e dialogano col pubblico fin dalla prima pausa tra un pezzo e il seguente. Se da una parte seguono un po’ lo stereotipo dell’hip-hopper italiano (si e ci chiamano Fra’, definiscono il pubblico “massiccio”), dall’altra appaiono veri e sinceri, a partire dal loro stupore e la conseguente felicità nel vedere, appunto, più di un centinaio di persone lì per loro, per sentirli e magari per cantare con loro, le storie di Marianella, il rione di Napoli da dove provengono, orgogliosamente, ma senza nasconderne niente.
Dal vivo si perde un po’ l’ottimo beat che pervade il bellissimo disco d’esordio dei napoletani, penalizzati anche da un impianto davvero scarso, ma la carica e la simpatia senza filtri dei ragazzi copre il gap.
Chi more pe’mme è trascinante, e i ragazzi ce la fanno cantare, ‘O spuorc ha un sound quasi arabo, Raggia e tarantelle odora di Cypress Hill, Pe’ chi nun crere ti picchia nello stomaco a dritto (questo ora è per chi non crede, che ogni quartiere qua è una storia vera, passione e galera), Chello ca veco è spietata, Ind’o rione, forse, è il loro capolavoro, irresistibile e prepotente. Povere mman, nonostante quello che dice nel ritornello, è davvero commovente, e unisce melodia "classica" napoletana e Hip-Hop.
Finisce un’ora, la voce ormai è quasi andata, ma, commoventi, ‘Ntò e O’Luche’, terminato il repertorio, suonano per la seconda volta due pezzi già fatti prima. Il pubblico apprezza, loro ringraziano.
Co’Sang. Marianella. Hip-Hop 'e Napule. Coraggio ragazzi.
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