No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20141124

workaholic

Secondo me sono al limite. Se leggete cosa dice Wikipedia della definizione workaholic, neologismo nato da qualche decennio a proposito delle persone troppo dedite al proprio lavoro al punto da non poterne fare a meno. Siamo nel campo dell'incertezza, infatti se leggete la versione italiana, catastrofica, dà per scontato che la "dipendenza dal lavoro" sia un disturbo ossessivo-compulsivo, quando in realtà non esiste una patologia del genere. Ad ogni modo, la situazione è questa: mentre scrivo queste righe di riflessione, alle quali pensavo già da un po', mi trovo sull'isola di Malta, in vacanza (da solo, rigorosamente) per qualche giorno, e sto scrivendo dal mio portatile di lavoro, portatile che mi sono portato (scusate la quasi ripetizione) appresso perché, e qui arriviamo alla svolta, ero cosciente che se avessi lasciato la mia casella di posta elettronica di lavoro non guardata per 5 giorni, al rientro avrei trovato un cumulo difficilmente affrontabile. Tra l'altro, rientrerò di sabato sera, e lunedì mattina (quando leggerete queste righe) ho già una serie di impegni, regolati dal calendar di gmail (posta adottata anche dalla società per cui lavoro), che mi renderebbero impossibile scremare centinaia di email. L'alternativa quindi, sarebbe stata scremarle la domenica, dopo 5 giorni di vacanza. In questo modo, invece, devo affrontarne "solo" un centinaio al giorno. Non oso pensare alle 2 settimane in cui voglio andare in Perù, il prossimo anno...
Detto questo, però, il sottile piacere di sentirsi collegato al proprio lavoro, vedere al tempo stesso che i miei colleghi se la stanno cavando egregiamente, ma che al tempo stesso alcuni miei interventi sono richiesti, questo sottile piacere c'è, è innegabile, e denota, se volete, un attaccamento estremo. Se ci unite il fatto che spesso il sabato vado in ufficio, e che mi porto dietro appunto il pc di lavoro per collegarmi anche in ferie, ecco perché vi dico che siamo al limite del workaholism.
Altri spiccioli di riflessione. E' passato quasi un anno da quando io e la mia squadra ci siamo accollati un cambiamento profondo nelle nostre responsabilità, e nonostante sono convinto che ci fossero dei gufi, io sono convinto che ce la siamo cavata egregiamente, ed ho avuto modo di avere, come si dice in ambito lavorativo, dei feedback estremamente positivi, di "sentire" che quelli che hanno a che fare con il nostro lavoro ci hanno in grande considerazione, e che ammettono che si trovano bene a lavorare con noi. Il merito va equamente distribuito, ovvio, ma visto che sono il responsabile/coordinatore di questa squadra (io e altre sei persone), è indubbio che devo prendermi le colpe quando qualcosa non funziona, ma posso pure prendermi parte del merito quando le cose vanno bene. Ecco, questo decisamente ha contribuito a rendermi parzialmente workaholic, estremamente responsabilizzato, molto preoccupato inizialmente, in seguito molto impegnato, spesso con la sensazione di affogare di lì a poco, e naturalmente sempre col pensiero al lavoro. Anche in ferie, quindi. Uniteci anche il fatto che non sono uno di quelli che riesce a spegnere il telefono, ed il gioco è fatto.
Qualche settimana fa, quasi all'unisono, un caro amico, lettore di questo blog, mi ha inviato il link ad un articolo su Il Fatto Quotidiano, dove nella rubrica "cervelli in fuga", si parlava della sua compagna, anche lei lettrice di questo blog. Visto che lei lavora per la NASA, mi sembrava il minimo. Dopo qualche giorno, sul giornale locale, è apparso un articolo sulla mia amica che lavora in Africa, con tanto di foto in prima pagina (sulla versione cronaca locale, ma tant'è). Credetemi se vi dico che nel leggere questi due articoli, in me c'è stata solo emozione e felicità, contentezza nel vedere riconosciuto un enorme sforzo di queste due donne capaci, meritevoli, coraggiose, e, chissà come, anche amiche mie. Solo dopo qualche giorno mi sono chiesto se quello che voglio è un articolo di giornale dedicato a me. La risposta è no. Mi accontento di qualche soldo in più, e magari, più avanti, di qualche benefit, se ci arriverò, giusto così, per divertimento. Sono già molto, molto felice con quello che ho, come vi ho detto in altre occasioni, molto contento del fatto che mi paghino per viaggiare ogni tanto, e spero vivamente che tra qualche anno la mia funzione si evolva in una che abbisogna di viaggiare ogni settimana, per essere svolta al meglio.
Non so se questo mio lieve (forse) workaholism mi porterà ad essere uno di quegli anziani che vanno in depressione al momento della pensione, accadimento ancora abbastanza lontano. Però una speranza c'è: anche durante questo mio viaggetto mi sono ritrovato a pensare come sarebbe abitare qui dopo la pensione... magari sono ancora salvabile.
Una novità nel mio ufficio (tra l'altro, non richiesta, ma ben accetta perché serve, ogni tanto): un piccolo tavolo per riunioni. Dopo una breve riflessione, l'ho sistemato in questo modo, dando sfogo al mio estro di arredatore frustrato.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo so che un lo vedi più perché fa parte dell'arredamento, ma quell'inginocchiatoio sulla sinistra 1°foto) è per quando ricevi i 6 componenti della squadra?
;-)
Bartelloni

jumbolo ha detto...

naturalmente.... :))

Filo ha detto...

Quando leverai il poster dei Mudhoney sarai preoccupante. Fino ad allora c'è ancora speranza che tu rinsavisca. :)

cipo ha detto...

Bel post, ovviamente, però in particolare mi ha fatto emozionare il mappamondo - praticamente uguale a quello che mi regalò da piccino mio babbo, e che conservo ancora religiosamente a casa della mi'mamma. Son cose! (in inglese si direbbe that's quite something!) ;)

jumbolo ha detto...

segno Cipo!
Filo, e perchè lo dovrei togliere...è così bello...

P.zza XX ha detto...

a me tutta quella roba attaccata non me la farebbero tenere, mai !

jumbolo ha detto...

bello piazza, è una lunga storia, anche curiosa. in breve: diciamo che qua in stabilimento ho, con l'aiuto di un capo (donna) sempre molto "aperto", lanciato dei nuovi trend. credo di essere stato il primo, anni fa, a tenere musica in sottofondo. poi ho iniziato con i poster alle pareti, e la cosa è poi diventata di uso abbastanza comune (anche se il mio ufficio è sempre stato "esagerato" da questo punto di vista. è stato sdoganato definitivamente con varie visite da parte di grandi capi e apprezzamenti vari. piccole soddisfazioni.