Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Irene, una giovane donna molto riservata, inizia il suo nuovo lavoro come receptionist nel remoto hotel di montagna Waldhaus. Come prima cosa, le viene mostrato il piano seminterrato, che farà parte dei suoi controlli quotidiani obbligatori. Sulla porta d'ingresso dei fornitori, che deve essere sempre chiusa, termina con la seguente frase: “Il diavolo non dorme”.
Irene scopre che ha preso il posto di Eva, misteriosamente scomparso. Nella stanza dell'hotel a lei riservata, trova una custodia per occhiali con la scritta EVA S. e dentro, occhiali con la montatura rossa. In seguito riconosce Eva proprio dagli occhiali, in una foto di gruppo del personale, nell'ufficio del direttore dell'hotel. Fin dall'inizio, Irene percepisce distacco e freddezza dai suoi colleghi e superiori. Uno dei pochi momenti in cui Irene sorride e sembra soddisfatta sono le telefonate con sua madre.
Il terzo lungometraggio della regista austriaca, apprezzata in tempi più recenti per Lourdes, Amor fou e Little Joe, è un tentativo di horror psicologico riuscito a metà. Eccellente la recitazione della protagonista e la freddezza glaciale della fotografia, molto meno la suspense.
The third feature by the Austrian director, popular in more recent times for Lourdes, Amor fou and Little Joe, is a half-successful attempt at psychological horror. Excellent the acting of the protagonist and the icy coldness of the photography, much less the suspense.
Nessun commento:
Posta un commento