Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Il film, come la commedia, si concentra su Rosencrantz e Guildenstern e le loro azioni (o la loro mancanza) all'interno della commedia di Amleto. Il film inizia mentre viaggiano a cavallo verso Elsinore, contemplando il destino, la memoria e il linguaggio. Rosencrantz trova e lancia continuamente una moneta, dal lancio esce sempre testa, facendo concludere a Guildenstern che qualcosa non va nella realtà.
Lungo la strada incontrano una troupe itinerante di commedianti, e durante la loro conversazione con il protagonista, vengono misteriosamente trasportati nell'azione di Amleto a Elsinore. Vagano per il castello, cercando di mettersi al passo con l'azione e capire cosa sta succedendo ascoltando altre parti della commedia. Gli viene chiesto dalla coppia reale danese di rimanere un po' per aiutare a scoprire la causa e, si spera, a curare, il cupo stato del principe Amleto. Trascorrono il loro tempo fuori dalle scene di Amleto cercando di capire cosa c'è che non va nel principe e cosa è richiesto loro.
Al netto del grande cast (e pensate che al posto di Roth doveva esserci Daniel Day-Lewis), il film, che vinse il Leone d'Oro a Venezia, ha un paio di difetti, tutto sommato trascurabili da chi ama l'arte della messa in scena: nasce più per il palco che per lo schermo, ed è costruito da e su una valanga di parole. Se il primo a volte si nota e può infastidire, il secondo è da alcuni considerato un pregio. Comunque divertente, con grande intelligenza.
Being said of the great cast (and think that Daniel Day-Lewis should have been in place of Roth), the film, which won the Golden Lion in Venice, has a couple of flaws, all in all negligible by those who love the art of staging: born more for the stage than for the screen, and is built by and on an avalanche of words. If the former is sometimes noticeable and can annoy, the latter is considered by some to be a virtue. Still fun, with great intelligence.
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