A.A. Williams + Karin Park, 16 dicembre 2022, Bloom, Mezzago (MB)Chiudo questo 2022 concertistico, un anno partito con leggero ritardo dovuto allo strascico del COVID19, ma alla fine, soddisfacente, con una doppietta in tre giorni in zona Milano e Brianza; son contento che la mia personale "chiusura" sia al Bloom, intimo, accogliente, sempre rilassato.
Apre, davanti, anzi, in mezzo (le tastiere sono piazzate davanti al palco, altezza platea) alla trentina di presenti, e con la porta di ingresso aperta che certo non crea intimità, soprattutto sui (molti) pezzi poco ritmati, la svedese Karin Park, che sarebbe pure la moglie di Kjetil Nernes degli Arabrot (nonché membro aggiunto della stessa band), ma che ha una carriera solista non indifferente, oltre che aver lavorato come attrice, modella, e perfino aver interpretato la parte di Fantine in una versione norvegese di Les Misérables, tra il 2017 e il 2018. Non ho copiato dalla sua pagina Wikipedia, giuro che l'impressione che ho avuto è quella di una voce tra quella di Fever Ray e quella di Bjork, e una bella vena compositiva soprattutto quando rimane sul pop elettronico ma intimista, non troppo quando si lancia in cavalcate dance. Molto belle Blue Roses e Opium. Spassosa la figlioletta con cuffie insonorizzanti e vestito da ballerina che corre da una parte all'altra del Bloom. Con un po' di ritardo sugli orari previsti, ecco A.A. Williams e la sua band (un altro chitarrista che la aiuta con i cori e le tastiere quando occorre, un bassista e un batterista). Inizialmente molto timida (al contrario della Park, che spiega molto tranquillamente che se non compriamo il merchandise, sono fottuti), lascia che a parlare sia la musica, un robustissimo hard rock venato di blues ma pure di metal recente (Deftones, Cult of Luna) ed intriso di dark wave, catalogato come death gospel perché ormai così si definiscono tutte le donne che usano chitarre distorte (un po' come si definiva grunge tutto quello che arrivava da Seattle tra la fine degli anni '80 e gli inizio dei '90). Verso il finale si scioglie un po', e dialoga, seppur sempre con parsimonia, con lo sparuto ma partecipe pubblico. Otto brani sui dodici della scaletta sono tratti dal nuovo As the Moon Rests, e la resa è molto simile a quella del disco; la voce si conferma molto bella, e regge perfettamente per tutta la durata del concerto. Fa presente che nel dopo concerto sarà al banco del bar, disponibile per chiacchierare, e che se qualcuno le volesse offrire da bere, lei prenderà Gin and Tonic. Al 2023.
The Swedish Karin Park opens, in front, indeed, in the middle (the keyboards are placed in front of the stage, audience height) for the thirty people present, and with the entrance door open which certainly does not create intimacy, especially on the (many) low-rhythm tracks, Karin who would also be the wife of Kjetil Nernes of Arabrot (as well as an added member of the same band), but who has a considerable solo career, as well as having worked as an actress, model, and even having played the part of Fantine in a version Norwegian of Les Misérables, between 2017 and 2018. I didn't copy from her Wikipedia page, I swear that the impression I got is that of a voice between that of Fever Ray and that of Bjork, and a beautiful compositional vein especially when remains on electronic pop but intimist, not too much when it launches into dance rides. Very beautiful Blue Roses and Opium. Hilarious her little daughter with soundproof headphones and dressed as a ballerina running from one side of the Bloom to the other. A little behind schedule, here is A.A. Williams and her band (another guitarist who helps with backing vocals and keyboards when needed, a bass player and a drummer). Initially very shy (unlike Park, who explains very calmly that if we don't buy the merchandise, they're screwed), she lets the music do the talking, a very robust hard rock tinged with blues but also with recent metal (Deftones, Cult of Luna) and steeped in dark wave, cataloged as death gospel because this is how all women who use distorted guitars are now defined (a bit like grunge was defined as everything that came from Seattle between the end of the 80s and the beginning of the 90s). Towards the end she loosens up a bit, and she converses, albeit always sparingly, with the small but participating audience. Eight tracks out of the twelve in the setlist are taken from the new As the Moon Rests, and the rendering is very similar to that of the album; the voice is confirmed to be very beautiful, and holds up perfectly for the entire duration of the concert. She points out that after the concert she will be at the bar counter, available for a chat, and that if someone wants to buy her a drink, she will take Gin and Tonic. See you all in 2023.