Suffer in Hell - Chelsea Grin (2022)
Scopro sempre cose nuove di me stesso, e mi accorgo che non ho mai recensito un disco dei Chelsea Grin, da Salt Lake City, Utah (la città e lo stato dei Mormoni), con questo Suffer in Hell al loro sesto album. Formati nel 2007, nessun membro fondatore rimane della formazione originale, già da qualche anno. Somigliano abbastanza ai Lorna Shore, e non solo perché nel 2018 hanno assunto Tom Barber alla voce, che proveniva appunto dai Lorna Shore, per rimpiazzare il dimissionario Alex Koehler (ultimo sopravvissuto dalla formazione originale). Sempre prendendo come punto di riferimento la band del New Jersey, la band dello Utah risulta meno incline all'includere elementi di death sinfonico (ma ci sono), mentre usa, almento in questo disco, più rallentamenti e più ritmiche al limite del djent. Le atmosfere sono più horror che maestose. Il risultato è un disco piuttosto breve, contenente otto tracce per un totale inferiore ai 27 minuti, che è di poco inferiore a quello della band già citata fin troppe volte in questa recensione, ma che soddisfa in pieno chi ormai non può più fare a meno di una dose quotidiana di deathcore.
I'm always discovering new things about myself, and I realize that I've never reviewed a Chelsea Grin record, from Salt Lake City, Utah (the city and state of Mormons), here, with this Suffer in Hell on their sixth album. Formed in 2007, no founding members remain from the original lineup, from 2018. They look quite like Lorna Shore, and not only because in 2018 they hired Tom Barber on vocals, who came from Lorna Shore, to replace the outgoing Alex Koehler (last survivor from the original lineup, indeed). Still taking the New Jersey band as a point of reference, the Utah band is less inclined to include elements of symphonic death (but they are there), while using, at least on this album, more slowdowns and more rhythms verging on djent. The atmospheres are more horror than majestic. The result is a rather short disc, containing eight tracks for a total of less than 27 minutes, which is slightly less good than that of the band already mentioned too many times in this review, but which fully satisfies those who can no longer do without of a daily dose of deathcore.
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