No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20220721

Vortex

Nick Cave and The Bad Seeds, 4 luglio 2022, Arena, Verona

Concerto che probabilmente rimarrà nella memoria di molti, quello di Verona per me comincia molto presto la mattina, con un viaggio di avvicinamento molto lento, un riposino pomeridiano da veri anziani, e uno spuntino con amici nei pressi dell’Arena, che viene interrotto dal preludio di quello che influenzerà la serata: una serie di mulinelli di vento fortissimo e qualche goccia di pioggia (attesa da tutti, in questa estate a dir poco rovente). Idratati e rifocillati a dovere, decidiamo di metterci in coda, sotto la pioggerella, e scopriamo che le code per tutti gli ingressi sono chilometriche. Qualcosa non quadra, ma accettiamo di buon grado, scherzandoci sopra. Riusciamo ad entrare, come quasi tutti, che sono le 22, il concerto avrebbe dovuto cominciare alle 21, ma ancora non si sente musica. Scopriremo solo l’indomani cosa è accaduto, e il perché di alcune cose, compreso l’ingresso nonché l’inizio in ritardo, il “This is strange” di Nick Cave quale prima frase dopo la prima canzone in scaletta, il suo quasi ossessivo arrampicarsi sulle gradinate a picco sul palco, sia a destra che a sinistra, e il parimenti ossessivo accanimento del tecnico luci ad illuminare i due gruppetti di pubblico lì presenti: una sorta di tromba d’aria, probabilmente in concomitanza dei “mulinelli” di cui vi ho detto prima, ha quasi devastato il palco e le prime file, poco prima delle 21. La Protezione Civile ha dato il permesso per il concerto solo spostando, appunto, gli spettatori delle prime file, e nel frattempo, la Road Crew di Cave & Bad Seeds ha ripristinato il palco a tempo di record. Inizia così, l’ennesima serata al cospetto di Nicholas Edward Cave, ed i suoi collaboratori.


Anche tralasciando il fatto di cui sopra (che lo porterà a cantare più in mezzo al pubblico che sul palco), è innegabile che questo signore di quasi 65 anni, sembra avere più energia oggi di 30 anni fa (più che in passato, durante questa serata ho ripensato più volte alla prima volta che lo vidi in concerto, nell’ormai lontano 1994, alla Gran Guardia di Livorno). E anche tralasciando il fatto che negli ultimi anni abbia perso, in circostanze più che tragiche, due figli giovani, è ugualmente innegabile che in pochissimi, in campo musicale, posseggono il suo carisma. Al netto delle sue liriche surreali, venate di una sorta di misticismo pseudo-religioso, Cave è il classico cantante che potrebbe sussurrare l’ormai estinto elenco telefonico, e risultare ugualmente intenso. Una band che suona a memoria (ma suona variazioni e arrangiamenti che fanno risultare ogni canzone come nuova), stavolta con l’aggiunta di 3 coristi (2 donne e un uomo, e sottolineare il fatto che siano tutti e tre di colore non è né razzista, né scontato), e una scaletta che riesce ad abbracciare l’intera opera dell’australiano senza tralasciare i classici (mi sono chiesto ad alta voce se qualcuno riuscisse ad immaginare un qualsiasi altro musicista che potesse inanellare, di seguito, Tupelo, Red Right Hand, The Mercy Seat, The Ship Song e Higgs Boson Blues, quest’ultima in una versione che definire devastante è davvero un understatement) e, al tempo stesso, riuscendo a stupire (il finale con Vortex). L’amico Ndru ha dichiarato che “lui è il Diavolo” (ed io, campione europeo di luoghi comuni, ho chiosato “e l’acqua santa”, suscitando semplicemente una bocca storta), e magari ci ha preso. Quelli che non ci hanno preso, sicuramente, sono quelli che non c’erano.
Even leaving aside the above fact (which will lead him to sing more in the audience than on stage), it is undeniable that this gentleman of almost 65 years seems to have more energy today than 30 years ago (more than in the past, during this evening I thought several times of the first time I saw him in concert, back in 1994, at the Gran Guardia in Livorno). And even leaving out the fact that in recent years he has lost, in more than tragic circumstances, two young children, it is equally undeniable that very few in the music business possess his charisma. Apart from his surreal lyrics, tinged with a sort of pseudo-religious mysticism, Cave is the classic singer who could whisper the now extinct telephone directory, and be equally intense. A band that plays by heart (but plays variations and arrangements that make each song sound like new), this time with the addition of 3 backing singers (2 women and a man, and underlining the fact that all three are black is neither racist, nor predictable), and a lineup that manages to embrace the entire work of the Australian without neglecting the classics (I wondered aloud if anyone could imagine any other musician who could play, in a row, Tupelo, Red Right Hand, The Mercy Seat, The Ship Song and Higgs Boson Blues, the latter in a version that is really an understatement to define devastating) and, at the same time, managing to surprise (the ending with Vortex). The friend Ndru declared that "He is the Devil" (and I, a European champion of clichés, commented on "and the holy water", simply arousing a crooked mouth), and maybe he nailed it. Those who didn't nail it, surely, are the ones who weren't there.

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