No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20221009

Benvenuti in Cecenia

Welcome to Chechnya - Di David France (2020)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)


Il film segue il lavoro degli attivisti che salvano i sopravvissuti alle torture in Cecenia. Per evitare di esporre il loro lavoro, è stato girato in segreto, utilizzando telecamere nascoste, telefoni cellulari, GoPro e handycam. A complicare ulteriormente la produzione del film è stata la necessità di proteggere le identità degli intervistati. Il regista voleva dare un vero volto umano alla storia, quindi le tecniche convenzionali per mascherare il proprio aspetto, come sfocare i volti, filmarli nell'oscurità o assumere attori per mettere in scena rievocazioni teatrali non erano sufficienti. Alla fine ha optato per tecniche avanzate di sostituzione del viso utilizzando l'intelligenza artificiale e una nuova tecnologia di effetti visivi in ​​modo che lo spettatore potesse vedere volti reali che mostrano emozioni reali proteggendo comunque l'identità degli oratori. L'approccio è un "punto di svolta nella protezione dell'identità", secondo Documentary Magazine, e uno strumento nuovo di zecca per i registi di documentari. Per proteggere le identità degli intervistati, non potevano spostare il filmato su Internet né lavorarci in uno studio aperto. Invece, hanno montato il film in una stanza senza finestre per rispettare i protocolli di sicurezza. Uno dei rifugiati, Maxim Lapunov, è pubblicamente identificato nel film, poiché ha cercato, e non è riuscito, di ottenere un risarcimento legale dalle autorità russe. Anche la misteriosa scomparsa del cantante gay ceceno Zelim Bakaev dopo una visita a Grozny per il matrimonio di sua sorella nell'agosto 2017 è menzionata nel film.

Documentario molto interessante, a partire dalla tecnica di ricostruzione facciale citata nel riassunto, a dire il vero un po' spiazzante all'inizio, alla quale dovrete abituarvi un poco, ma soprattutto, per la denuncia di una situazione intollerabile, in un paese civile, ed al tempo stesso per l'intrigante rete di protezione che le associazioni LGBT locali hanno costruito.

Very interesting documentary, starting from the facial reconstruction technique mentioned in the summary, actually a bit unsettling at the beginning, to which you will have to get used to it a little, but above all, for the denunciation of an intolerable situation, in a civilized country, and at the same time for the intriguing safety net that local LGBT associations have built.

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